Tfr in busta paga? Meglio di NO!

TFR-biani

Slitta al 1° aprile la possibilità per i lavoratori di richiedere alla azienda l’anticipo del TFR in busta paga, come previsto dalla Legge di Stabilità (1 gennaio 2015).
Stiamo parlando di circa 11 milioni di lavoratori dipendenti del settore privato compresi quelli che hanno scelto di spostare il Tfr verso i fondi pensione) che rischiano di prendersi l’ennesima fregatura!
Ricordiamo che il TFR è una somma di denaro che il lavoratore accumula nel tempo accantonando il 6,91% della retribuzione lorda. Questa somma gli verrà restituita come liquidazione nel momento in cui interromperà il rapporto di lavoro con l’azienda oppure andrà in pensione.
La possibilità di ricevere anticipatamente una parte del TFR può sembrare allettante: a tutti farebbe comodo avere più soldi a fine mese – e per qualcuno può sembrare assolutamente necessario -, ma occorre sapere che non è un anticipo pulito…: non è saggio cercare un beneficio a breve termine quando non si tratta di un anticipo pulito.
• i redditi risultanti dal Tfr in busta paga saranno tassati più di quanto lo sarebbero a fine rapporto: 1) solo per redditi fino a 15 mila euro la tassazione IRPEF rimane la stessa – ovvero al 23%. 2) la % sale al 27% da 15.000 a 28.000 e al 38% oltre i 28.000.
• l’anticipo del TFR sarà sottoposto alle addizionali comunali e regionali a differenza della tassazione ordinaria di fine rapporto.
• il Tfr in busta paga avrà effetti penalizzanti sulla propria situazione reddituale: a) innalza il reddito Isee, con un effetto ‘domino’ sul sistema agevolato delle tasse e tariffe locali (asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie ecc.); 2) inciderà sulle detrazioni per lavoro dipendente o familiari a carico.
• per i lavoratori che hanno spostato il TFR sui fondi pensione e ne chiedono l’anticipo in busta paga il prelievo sarà maggiore.
• infine, questa operazione è irreversibile: quindi il lavoratore si impegna per tutto il periodo aprile 2015 – giugno 2018 a ricevere il Tfr e a pagarne le tasse conseguenti.
Il Tfr è uno degli investimenti più sicuri che possa fare un lavoratore, sia perché non è legato agli andamenti del mercato – al contrario dei fondi pensione – sia perché gode di duplice garanzia (di azienda e di INPS).
Garantisce meglio il tuo reddito: infatti la quota mensile che viene accantonata al lavoratore dipendente viene rivalutata all’1,5%, più il 75% dell’inflazione, e questo valore viene tassato all’11% (meno dei titoli di Stato, che sono al 12,5!).
Con il TFR in busta paga, il governo Renzi spera di far ripartire l’economia senza esborsi per le casse dello Stato, ma incentivando i lavoratori a spendere i propri risparmi (consuma! consuma! consuma!). In tempi di mancanza di lavoro, precarietà e stagnazione è una mossa quantomeno improvvida…
Il lavoratore, più tassato, ci perde e lo Stato ci guadagna, aumentando il suo gettito immediato di un paio di miliardi (una proiezione de lavoce.info arriva ad assicurare anche 2,8 miliardi se il 50 per cento dei lavoratori scegliesse la via indicata da Renzi).
Invece di redistribuire la ricchezza tassando i grandi patrimoni, si mettono le mani nelle tasche di chi lavora e si rende più incerto il futuro previdenziale!
LA SCELTA DEL TFR IN BUSTA PAGA E’ FACOLTATIVA.
OGNI LAVORATORE PUO’ ANCORA SCEGLIERE: NO AL TFR IN BUSTA PAGA!

LA SCELTA DEL TFR IN BUSTA PAGA E’ FACOLTATIVA.

OGNI LAVORATORE PUO’ ANCORA  SCEGLIERE: NO AL TFR IN BUSTA PAGA!

Approfondimenti:

– intervento video e commento di Beppe Scienza

– un dossier pro e contro a cura di www.lavoce.info