Appena conclusa la riunione nazionale per il rilancio della rivista “Pensionati uniti” organo di informazione di un movimento di base che intende difendere la pensione e la sanità pubbliche, apprendiamo la notizia di un ennesimo “crimine di pace”; non un “infortunio” (hanno tentato di farci usare da secoli questo termine); infortunio significa in italiano “mancanza di fortuna” ma questi “crimini di pace” sono ben altro; a monte di questi eventi luttuosi c’è sempre o una colpevole omissione di misure di prevenzione o una valutazione del rischio sbagliata oppure sconosciuta ai lavoratori; dunque, appena conclusa la riunione nazionale alla Ca’ Vecchia di Sasso Marconi (Bo) ecco l’ ennesimo tragico evento: un operaio di 72 anni muore sul lavoro, dicono le cronache, “schiacciato da un muletto”; originario di Borgoricco (Padova) lavorava in una azienda florovivaistica di Riese Pio IX (TV); mesi fa qualcuno fece una osservazione “ironica “ma drammaticamente realistica: “si vedono più anziani nei cantieri che ai giardinetti con i nipoti”; ma cosa spinge una persona di 72 anni a lavorare in condizioni, evidentemente, anche di alto rischio? che la molla principale sia “una pensione di fame”? Sarebbe la scoperta dell’acqua calda; peraltro il decreto 81/2008 ha introdotto una innovazione significativa (alla quale per la verità qualunque datore di lavoro ragionevole avrebbe dovuto arrivare spontaneamente – e invece lo si è dovuto “spiegare” in una norma di legge): il DVR DEVE ESSERE RAPPORTATO ANCHE ALLE DIFFERENZE DI GENERE, DI ETA’ E DI PAESE DI PROVENIENZA!
Bene inteso : la differenza di età …entro i limiti della decenza! Vale a dire che non si tratta di ragionare su lavoratori settantenni ma si tratta di valutare problematiche di idoneità che possono insorgere ben prima; certo in Italia una organizzazione del lavoro irrispettosa dei criteri minimi di sicurezza è stata “capace” anche di uccidere giovanissimi, persino, in formazione lavoro, tragico fenomeno che pare più sotto controllo dopo e grazie alla viva reazione studentesca successiva agli omicidi; la strage di lavoratori “anziani” invece continua e per quest’ultimo lutto ripropone anche interrogativi sulla “economia” dell’area veneta e trevigiana già teatro di altri tragici eventi anche con vittime giovanissime (Mattia Battistetti, Grishaj Anila) .
Occorre rinforzare la rete di autodifesa operaia oggi troppo debole nonostante le nostre intuizioni e i nostri primi tentativi; le “buone prassi” come la COSTITUZIONE DEI GRUPPO OPERAI OMOGENEI non basta teorizzarle occorre metterle in pratica.
OCCORRE PREVENIRE LE CAUSE DELLA STRAGE E TRA QUESTE LE PENSIONI DA FAME.
OCCORRE AUMENTARE L’IMPEGNO, POTENZIARE I SENSORI, METTERE IN CAMPO DINAMICHE DI PREVISIONE E PREVENZIONE per ARRIVARE IL GIORNO PRIMA.
Purtroppo, dunque oggi apprendiamo dell’ennesimo lutto operaio, siamo vicini ai familiari e ai compagni di lavoro della vittima; con loro occorre RESISTERE.
riceviamo e pubblichiamo da: Vito Totire, RETE NAZIONALE LAVORO SICURO retenazionalelavorosicuro@gmail.com vitototire@gmail.com
Bologna, 8.2.2024