Smartworking o lavoro a domicilio? Parola ai comunali


Dopo 14 mesi di dibattito all’interno dei delegati sindacali eletti dai lavoratori, una proposta condivisa da tutte le organizzazioni sindacali, un tavolo sindacale che ha ribaltato la proposta presentata ed un accordo finale, la giunta ha approvato con delibera n.580 del 25.5.2021 il POLA, il Piano Organizzativo del Lavoro Agile. Come delegati Cobas (Adl, Slai e Sial) e U.s.i. non abbiamo condiviso l’accordo finale firmato da CGIL CISL CSA e UIL profondamente sbagliato visto che non comprende né il buono pasto né nessun rimborso per l’acquisto di connessioni wi fi e computer portatili. Sul tema, nei mesi scorsi, avevamo proposto a tutti i colleghi del Comune di Milano un questionario a cui hanno risposto più di 130 lavoratori/trici sui/lle 7.000 coinvolte nel Lavoro Agile Straordinario. Quelli che seguono sono alcuni spunti utili a comprendere la distanza fra il POLA approvato ed i bisogni dei colleghi.
Ordinario/Straordinario
Sebbene viviamo da ormai 16 mesi in contesto straordinario, quanto discusso con l’amministrazione e poi approvato dalla Giunta è un piano da attuare in fase ordinaria nonostante la fase straordinaria non sia terminata, non sappiamo quando terminerà ma sappiamo che è stata parte di noi per un anno abbondante su cui non avremo la possibilità di riconquistare a posteriori diritti negati.
Il questionario che vi abbiamo proposto, non c’è dubbio, risente molto del clima fuori dall’ordinario vissuto per cui in quel contesto va interpretato.
Il contesto iniziale
“La ville a quinze minute” teorizzata dal professore della Sorbonne Carlos Moreno e presente nell’agenda C40 è molto teoricamente l’humus su cui il POLA dovrebbe inserirsi. La città in cui ogni tipo di servizio è facilmente raggiungibile (appunto in 15 minuti) dovrebbe quindi essere il prodotto del nuovo POLA, in particolare attraverso il “near working” con cui gli uffici potrebbero spostarsi in strutture dell’amministrazione o private in convenzione vicine all’abitazione del dipendente. Il collegamento è un pò forzato, i servizi distribuiti su tutto il territorio in maniera omogenea sono uno sforzo logistico difficilmente ottenibile con il semplice lavoro agile, va però considerato che la prospettiva detiene considerevoli punti di forza, fra i quali la diminuzione dei tempi di percorrenza (fonte di stress e di consumi), una mobilità più sostenibile, una vita di quartiere rinnovata e rinvigorita e tempi di vita più a misura di lavoratore. Va detto che esistono anche importanti difetti sulla modalità di prestazione lavorativa da remoto, sintetizzabili nell’atomizzazione sociale del lavoratore a detrimento dello spirito comunitario insito nel lavoro, al momento però sarebbe opportuno capire come si muove il POLA per spingere in direzione di questa trasformazione.
Parentesi.
Prima di sviscerare il piano ed affiancarlo ai bisogni emersi dal questionario ci teniamo a precisare che la città non si muove per mezzo di visioni di soggettività illuminate ma per mezzo di confitti ed interessi contrastanti. Ad oggi si è sviluppata in un certo modo, con servizi e morfologie urbane tarate sull’utilizzo attuale degli spazi, per cui una trasformazione di quel tipo porta con sé anche la demolizione del precedente stato di cose, con attività commerciali e posti di lavoro che periscono e valori immobiliari in particolare a destinazione commerciale che rischiano di svalutarsi. Insomma, niente di insormontabile ma sicuramente una dinamica in grado di creare problemi politici importanti e ripetuti. I numeri, la ricerca, le aspettative.
Il POLA, stando alla mappatura presente nel piano, coinvolgerà 6.581 lavoratori, prevalentemente amministrativi, su cui molto spazio nel piano viene concesso all’aspetto formativo, in forma si presume webinar su cui abbiamo avuto un anticipo dell’efficacia (non esagerata) nei mesi scorsi. A favorire l’adozione del piano è senz’altro l’importante digitalizzazione avvenuta negli anni passati rispetto alla prestazione lavorativa di pressochè tutti i lavoratori presenti nell’elenco degli “smartabili”.