100% SCUOLA – Sicurezza, salario e diritti per operatrici/tori sociali in appalto nelle scuole

MERCOLEDÌ 31 MARZO 2021 DALLE ORE 18:00 

riunione in Zoom
https://us02web.zoom.us/j/88159134318

Organizzatori

Rete IOS Intersindacale operatori\trici sociali, Cobas Coop Sociali Roma, Social Workers, ADL Cobas Emilia Romagna, Sindacato Generale di Base SGB, Sial Cobas

Le scuole chiudono, di nuovo, in molte Regioni italiane. Ci sembra di rivivere un incubo che abbiamo già faticosamente attraversato e, perciò, ben conosciamo le conseguenze che questa misura ha per bambini e ragazzi e per chi la scuola la vive tutti i giorni.

Ma facciamo un passo indietro. Cosa ci si aspettava?

La verità è che, ad inizio dell’anno scolastico, la scuola si è preparata a ripartire in DAD (chiamiamola con il suo vecchio nome, e più veritiero!), e non in sicurezza. Si sono predisposti account per ogni bambino/a e alcuni docenti si sono formati per l’utilizzo della piattaforme online e di modalità didattiche digitali, ma oltre a ciò non è stato fatto nulla per pensare e costruire una vera riforma del sistema scolastico. Nessuna assunzione di organico supplementare, nessuna divisione delle classi, una primavera sprecata e un’estate spesa ad ironizzare sui banchi a rotelle, senza che si siano davvero cercati spazi sul territorio dove ripensare la scuola. Nessun pensiero pedagogico messo in campo per far “uscire” la scuola dalla sue mura e strutturare progetti innovativi in sicurezza, all’aperto, negli spazi delle città. Nessun reale investimento. Protocolli paradossali, per i quali è stato calcolato il metro di distanza tra un bambino e l’altro considerando una postura immobile dei bambini e dei ragazzi. 
Nesssun piano per affrontare l’inverno assicurando il diritto alla scuola a tutti/e. E ora a casa, a collegarsi dal proprio pc a 7 anni, e anche a 3, a chiedere: “posso andare in bagno?”, “la nonna non sa spegnere il microfono!” “sono a casa da solo, ho paura”, oppure, per quelli più grandi, a nascondere la propria solitudine dietro all’avatar dell’account di Classroom.
Tutto questo con enormi conseguenze, ampiamente documentabili, sia fisiche che mentali ai danni degli stessi studenti e delle loro famiglie. In questa situazione ci sono anche i bambini e i ragazzi di cui noi educatori e operatori scolastici ci prendiamo cura, disabili, BES e DSA, che da un giorno all’altro si sono ritrovati soli.
Al contrario di un anno fa il Miur ha dato la possibilità a questi studenti di frequentare in presenza, ma ancora una volta si sono presentate disuguaglianze nel loro accesso al plesso scolastico. Il diritto sacrosanto degli alunni DVA e BES a frequentare in presenza non viene garantito dappertutto; in alcune scuole viene addirittura disincentivato, per non parlare della retromarcia sui figli dei key workers con tutta la confusione che ha causato. Ma il diritto alla presenza è e dovrebbe essere di ciascuna e ciascuno studente, in una scuola sicura, inclusiva e attenta ai diritti di chi in essa lavora.In questa scuola ci siamo anche noi, operatori scolastici, lavoratori della scuola esternalizzati: il nostro lavoro è proprio quello di affiancare bimbi con disabilità o con bisogni speciali. In queste ultime settimane però siamo stati alle prese con l’ardua e stressante impresa di dividerci tra lavoro in presenza e a distanza per mantenere l’intero monte ore assegnato e riuscire a rendicontare ogni minuto, ogni attività.

Dopo un anno del primo lockdown ci è successo ancora una volta di vedere sacrificato il nostro servizio, il nostro lavoro, i nostri diritti e i diritti dei bambini e ragazzi che assistiamo. Ci succede infatti frequentemente di scontrarci con le scuole perché i nostri bambini possano essere presenti insieme a noi, o di lottare per avere accesso alla DAD di classe, di opporci alla riduzione delle ore di lavoro decurtate dai Comuni che sembrano poco interessati alle vite degli educatori che si ritroveranno con stipendi decurtati e ammortizzatori sociali inadeguati a consentire una vita dignitosa (memori come siamo dello scorso anno).

I nostri contratti, i nostri monte ore sembrano essere carta straccia finché non ci uniamo per difenderli e per andare oltre.Abbiamo potuto constatare che nei territori dove ci siamo organizzati con colleghe e colleghi le condizioni ottenute sono migliori.

Invitiamo educatrici ed educatori in ogni territorio a unirsi a noi in questa battaglia riprendendo lo slogan 100% delle ore e del salario che ha smosso ed animato tantissime/i colleghe/i lo scorso anno ma che evidentemente abbiamo bisogno di ricominciare a rivendicare dappertutto.


– Dignità per gli alunni disabili e i loro operatori/trici in appalto

– 100% delle ore per l’assistenza educativa scolastica

– Integrazione economica al 100% dei Servizi non rimodulabili

– Scuola sicura e in presenza per tutte e tutti.