SUD PTT Solidaires: processo France Télécom, i suicidi e il “management attraverso lo stress”

FRANCE TELECOM: SUICIDI SUL LAVORO

IL PROCESSO LOMBARD, UN CASO DI SALUTE SUL LAVORO

Da La Petite Boite a Outils        

http://la-petite-boite-a-outils.org/

Union Syndicale Solidaires

Traduzione a cura di Sial Cobas

Lo scorso maggio 2019 si è aperto il processo a France Télécom e al gruppo dirigenziale del periodo 2007-2010: a seguito di un verbale dell’Ispettorato del Lavoro, sostenuto da un ricorso della federazione SUD PTT, nel marzo 2010 la procura di Parigi decise di nominare due giudici istruttori per investigare su una tragedia che senza dubbio entrerà nella storia della Francia.

LA SPIRALE DEI SUICIDI

La Senatrice PC Marie-Claude Beaudeau fin dal 2004 ha messo sotto l’attenzione del ministro dell’economia la pratica di gestione del personale messa in atto dalla Direzione di France Télécom. In particolare, rese note migliaia di testimonianze raccolte dai sindacati o sul sito internet da lei stessa aperto che segnalavano un notevole aumento della sofferenza sul lavoro a France Télécom, in particolar modo di un eccezionale aumento dello stress. La Senatrice gli segnalà anche la crescita rapida, drammatica, traumatica per i colleghi, per il momento constatata empiricamente, dei casi di suicidio di dipendenti di France Télécom.

L’analisi del fenomeno depressivo dei primi anni del 2000 era stata fatta dai sindacati, ma occorre attendere la costituzione dell’Osservatorio dello Stress e della Mobilità Forzata, nel giugno del 2007, perché due federazioni sindacali si impegnassero a svolgere indagini, si dedicassero alla formazione dei rappresentanti eletti CHSCT (Comitato di Igiene, Sicurezza e Condizioni di Lavoro) per riconoscere il management «attraverso lo stress», e facessero un censimento il più possibile preciso dei tentativi di suicidio o dei suicidi che scuotevano l’azienda.

Questa contabilizzazione, che sarà denunciata dalla direzione come un “macabro conteggio”, iniziò nel 2008. Tuttavia, se l’attenzione dei media si è scatenata nel luglio 2009 a dar risalto a questo conteggio, le denunce dei sindacati, dei medici e degli assistenti sociali avevano già evidenziato l’esplosione delle segnalazioni di stress legato al lavoro, alle ristrutturazioni, alle mobilità forzate, al management violento che imperversava in quel momento.

L’obiettivo della direzione era quello di spingere i dipendenti, per la maggior parte impiegati pubblici, fuori dall’azienda “dalla porta o dalla finestra” e la sua “cecità”, la sua “negazione della sofferenza sul lavoro” non erano che una facciata che nascondeva un cinismo calcolato e  un disprezzo arrogante.

Dopo le mobilitazioni sindacali e la copertura mediatica a livello nazionale, il Ministro del Lavoro Xavier Darcos intervenne nell’ottobre del 2009 per esigere dalla direzione la sospensione delle ristrutturazioni in corso e aprì delle negoziazioni – da iniziare entro fine dell’anno…

Nel marzo 2010 la Federazione SUD PTT si presentò come parte civile in una denuncia penale contro France Télécom e la sua direzione dell’epoca: Didier Lombard, Olivier Barberot e Louis- Pierre Wenes. Perché, se la crisi di France Télécom comincia all’inizio del 2000, è chiaro che la messa in atto del piano NEXT per sopprimere 22mila posti di lavoro tra il 2006 e il 2008 ha scatenato un sistema metodico e diffuso a livello nazionale di molestie basato su un sistema di gestione violento.

L’inchiesta « Technologia » di un gruppo di esperti mostrerà come la crisi fosse profonda, le ristrutturazioni incessanti, la mobilità forzata eretta a sistema per rompere le resistenze collettive, fino a penetrare nel profondo dei lavoratori e delle lavoratrici, trascinando alcuni di loro verso la malattia, la depressione o la morte.

LE RAGIONI PARTICOLARI DI UNA CRISI A ORANGE

Negli anni ’90, France Télécom era l’ultimo bastione dei servizi pubblici delle telecomunicazioni in Europa.

Si può risalire al grande sciopero delle PTT nel 1974 per vedere i diversi governi moltiplicare i tentativi di privatizzazione del servizio pubblico della Posta e delle telecomunicazioni. Gli appetiti delle multinazionali avranno finalmente la meglio sulle resistenze di questi «servizi pubblici alla francese» e lo statuto di France Télécom non smetterà di deteriorarsi dopo l’introduzione dell’assetto societario nel 1995, l’apertura del capitale nel 1996, fino alla società anonima nel 2003 con una minoranza di azionariato pubblico.

Anche la sinistra partecipò a questa progressiva erosione dell’assetto pubblico delle telecomunicazioni e l’amarezza dei lavoratori e delle lavoratrici di France Télécom, molto legati alla loro azienda pubblica, sarà palpabile negli insuccessi e negli arretramenti delle mobilitazioni sociali.

Michel Bon, il nuovo PDG (Presidente Direttore Generale) si darà come obiettivo la trasformazione di questa vetrina del Colbertismo (statalismo) francese in una multinazionale in grado di giocare sul piano della finanza internazionale.

Vengono poste tre priorità:
• Ridurre rapidamente i dipendenti pubblici restii al cambiamento con 40mila “congedi di fine carriera” tra il 1996 e il 2006 e con le prime assunzioni con contratto del privato.
• Moltiplicare le ristrutturazioni e i cambi professionali per trasformare un’azienda di tecnici in un’impresa commerciale;

Iniziare una serie di operazioni in borsa di riacquisto all’estero di azioni proprie per acquisire una dimensione mondiale.

Questa gestione sarà talmente catastrofica da portare l’azienda ad essere la più indebitata al mondo (!!!) con 70 miliardi di € di debito, un personale disorientato e la perdita di fiducia sui mercati. Dopo il licenziamento di Michel Bon, condannato per la sua cattiva gestione, nel 2002 entra in gioco un nuovo gruppo dirigenziale sotto il comando di Thierry Breton, per estinguere il debito e rilanciare l’azienda, essenzialmente a scapito dei lavoratori.

Ma Thierry Breton viene chiamato al Ministero dell’Economia del governo Raffarin (2005), ed è quindi la volta di Didier Lombard, un membro della sua equipe distintosi per la sua predisposizione a continuare il lavoro sporco…

Quindi, tutti elementi sono in campo affinché la tragedia raggiunga il suo culmine. Tra i dipendenti aleggia un sentimento di abbandono e di tradimento da parte del potere pubblico, perdita di senso del proprio lavoro in un’azienda i cui obiettivi sono drasticamente sbilanciati sulla quotazione in borsa, perdita dei collettivi di lavoro, senso permanente di insicurezza di fronte ad obiettivi spesso assurdi o irraggiungibili, smantellamento dei settori tecnici a favore di quelli commerciali: “time to move”!  è l’espressione usata dalla direzione per incitare i quadri a cambiare incarico ogni tre anni, divenuto il laconico acronimo TTM.

Infine, non dimentichiamo che siamo rimasti, malgrado tutto, nell’ambito della gestione statale. La sensazione di impunità percepita e trasmessa dal trio di dirigenti alla testa di Orange si è appoggiata sulla totale assenza di qualsivoglia posizione critica da parte dei rappresentanti dello Stato che nel  Consiglio di Amministrazione aziendale sono rimasti muti anche all’apice della crisi.

Il mantenimento di tue tipologie contrattuali, quella del pubblico impiego e quella del privato è stata un’ulteriore arma di divisione e di abbassamento dei diritti di tutti i lavoratori. Questo sentimento d’impunità e questa negazione dei diritti acquisiti hanno condotto a cascata fino a una “gestione giornaliera” per giungere a questa escalation di violenze, come se questi dirigenti canaglia avessero riscritto una parte del diritto penale convertendolo in «non diritto», con la sensazione di trovarsi in una zona franca dove non valevano le leggi del diritto comune.

GLOBALIZZAZIONE, MULTINAZIONALI E NUOVO MANAGEMENT NELLE AZIENDE

La globalizzazione è diventata la norma delle grandi aziende, soprattutto nell’ambito delle “nuove tecnologie” come il settore delle telecomunicazioni che diventano il terreno dei giochi di potere finanziario.

La ricerca sfrenata dei profitti per gli azionisti diventa la regola di gestione delle aziende con delle variabili di aggiustamento come i licenziamenti decisi dall’andamento in borsa, se necessario, l’esternalizzazione in blocco di tutti i servizi operativi, una politica drastica di “riduzione dei costi” per generare un “flusso di cassa” ad aumentare i dividendi…France Télécom/Orange non fa eccezione e mantiene così un tasso eccezionale di dividendi, a scapito del suo disindebitamento, degli investimenti e della giusta retribuzione salariale!

A questa gestione finanziaria si aggiungono dei metodi di management venuti da oltre Atlantico che si applicano in modo molto autoritario e arbitrario: ci sono i «forti» e i «deboli» e gli “dei degli obiettivi individuali” sapranno riconoscere quei dipendenti che meritano il loro riconoscimento. Si parla di «benevolenza», di lotta contro il «dolorismo», mentre le condizioni di lavoro dei lavoratori e delle lavoratrici abbandonati a se stessi continuano a deteriorarsi…

Lo smantellamento sistematico delle reti di mediazione sociale (il reparto delle Risorse Umane, i medici del lavoro, gli assistenti sociali, la protezione e solidarietà sindacale…) è stata pianificata in France Télécom/Orange per liberare l’azienda da tutte le sue responsabilità.

Nel 2000, France Télécom/Orange si sviluppa a livello internazionale e ottiene all’asta la storica azienda di telecomunicazioni polacca Telekomunikacja Polska SA (TPSA) che viene così privatizzata. I piani di licenziamento prevedono, senza alcuna considerazione dell’aspetto umano e sociale della manovra, una riduzione dei posti di lavoro dai 60 000 in forza nel 2000 a 18 000 nel 2015 !

La globalizzazione e il dominio delle multinazionali su qualsivoglia politica sociale ed economica ha anche avuto come corollario l’indebolimento dello stato sociale: i servizi pubblici vengono sacrificati per aprire nuovi settori di profitto, il “salario differito” (pensione, malattia, educazione, cultura) viene ridotto e riorientato verso il profitto…Nel settore delle telecomunicazioni e delle nuove tecnologie è evidente che l’esplosione dei profitti delle multinazionali come le GAFA, è stata ottenuta a scapito dei cittadini (évasioni fiscali, controllo mondiale dell’economia , minaccia alle libertà individuali, reti d’influenza e di lobby economica e politica…)

Il dominio di questi nuovi imperi tecnologici costituisce oggi una minaccia per l’occupazione e per la coesione sociale (digitalizzazione, tele-servizi in ambito educativo, lavorativo, della distribuzione…), quanto meno se i cittadini non ne riprendono il controllo.

I lavoratori e le lavoratrici di France Télécom / Orange hanno senza dubbio pagato il costo più caro dello smantellamento del servizio pubblico delle telecomunicazioni, ma la decisione politica di sottoporre questo servizio pubblico agli appetiti della finanza  nell’ambito di una concorrenza globale sfrenata è anche e senza dubbio un duro colpo per l’intera società francese.

RIMETTERE AL CENTRO DEL PROCESSO LE PAROLE DELLE VITTIME

Il processo Lombard non affronterà l’intero campo delle conseguenze della tragedia di France Télécom. Per quanto ci riguarda, vogliamo che sia l’occasione di porre la questione del risarcimento che le vittime hanno diritto di rivendicare. E non si tratta soltanto delle vittime vere e proprie e delle famiglie distrutte dalla morte di un congiunto.

Il rapporto« Tecnologia » ha messo in luce che il 25% del personale è stato sottoposto a condizioni di stress severe, che alcuni settori in particolare (call center, tecnici per l’intervento, ricercatori…) sono stata esposti in modo particolare a condizioni deleterie per la salute.

Durante la negoziazione  voluta dal Ministro del Lavoro, abbiamo chiesto che venisse posta la questione del risarcimento per tutti i lavoratori e le lavoratrici  per quanto subito in quel periodo. Solo una piccola parte è stata trattata con dei pensionamenti anticipati. Noi ci auguriamo che, se la giustizia non è in grado di trattare la questione del risarcimento, sia l’impresa a mettere in atto un dispositivo di riparazione accessibile a tutti i lavoratori che ne faranno richiesta.

Dieci anni dopo la denuncia della nostra federazione sindacale, molti lavoratori sono andati in pensione e alcuni sono morti. Vogliamo che questo processo sia il processo anche di tutte queste vittime anonime che non potranno essere presenti in tribunale.

Abbiamo lanciato un appello ai testimoni, alle vittime e alle famiglie delle vittime perchè si costituiscano parte civile nel processo. In un modo o nell’altro faremo sentire la loro voce in questo procedimento giudiziario.

Tutte le federazioni sindacali di France Télécom / Orange si sono trovate unite nel ricorso contro France Télécom e la sua dirigenza di allora, anche se avevamo opinioni molto divergenti durante la crisi dei suicidi. Questo è dunque anche il frutto della nostra volontà sindacale di condurre questa battaglia giuridica dentro questa dinamica unitaria perché la posta in gioco è molto alta.

Al di là del caso di France Télécom, siamo consapevoli del fatto che c’è una posta in gioco interprofessionale in questo processo. E’ per questo che l’Union Solidaires si è costituita parte civile e ha chiesto alle altre federazioni sindacali di sollecitare le proprie confederazioni a fare lo stesso.

Dall’esito del processo, e quindi dall’eventuale condanna o meno di France Télécom e della sua direzione di allora dipenderanno le condizioni delle lotte sindacali nelle aziende dove si attuano questo tipo di pratiche manageriali criminali.

Siamo ancora lontani dall’avere un quadro legislativo soddisfacente per trattare le azioni criminali dei padroni che attuano un management “attraverso lo stress”.

Speriamo almeno che questo processo possa essere un primo passo in questa direzione.

I nostri compagni di SUD PPT hanno creato un sito internet per seguire il cosiddetto “processo Lombard”, con l’intenzione di continuare a tenerlo aperto anche una volta finito il dibattito processuale. Vi ci si può trovare sotto la voce “Storia di una crisi”, la cronologia  degli eventi e dei rinvii a diversi documenti fondamentali per la ricostruzione dei fatti (come il report dell’ispettrice del lavoro che ha dato luogo all’apertura dell’istruttoria giudiziaria) . Vi si può trovare anche nella parte “Dibattito” varie prese di posizione e sotto la voce “testimonianze” la raccolta delle storie personali sulle conseguenze di quesi metodi manageriali che oggi sono sotto processo. Il sito creato da SUD PPT è
https://proceslombard.fr/