SCIOPERO 8 MARZO 2019:
TU COSA VUOI METTERE IN DISCUSSIONE?
Per il terzo anno consecutivo la Rete NON UNA DI MENO ha lanciato una giornata di lotta per l’8 marzo: sarà una mobilitazione femminista globale contro la violenza maschile sulle donne, contro le discriminazioni di genere e contro tutte le forme di oppressione.
Il Sial Cobas, come altri sindacati di base, ha indetto lo sciopero generale per permettere alle lavoratrici – e a chi ne condivide le istanze – di partecipare ed imprimere un forte significato a questa giornata.
Passi da un contratto a termine all’altro? Vorresti un figlio, ma non sai come potresti mantenerlo? Hai un figlio e non sai come mantenere il lavoro? Non riesci a progredire di carriera e neanche a passare di livello? I tuoi turni di lavoro poco si conciliano che le necessità della tua vita privata? NON VIENI PAGATA?!??
Questi e altri problemi attanagliano le donne lavoratrici, che hanno molto da rivendicare: basta scorrere questi dati per capire che occorre un cambiamento radicale, a partire dal proprio vissuto e dai propri bisogni, per sé e per le proprie figlie:
il tasso di occupazione femminile in Italia è più basso della media europea (lavora solo il 48,9% delle donne contro il 62%)
le donne guadagnano meno degli uomini e fanno più fatica a ottenere il passaggio di livello
Il 52% delle pensioni delle donne sono sotto i mille euro
una donna su tre lascia il lavoro dopo un figlio
il congedo di paternità pagato al 100% del salario è di soli 5 giorni. Negli altri paesi europei va dalle due settimane della Francia alle 10 settimane della Norvegia)
i 6 mesi di “congedo parentale” retribuiti al 30% dello stipendio sono usufruiti solo dal 18,4% dei padri. Innalzando l’indennità di congedo si incentiverebbero gli uomini a prendersi dei periodi di cura dei figli.
solo il 18% dei bambini trova posto negli asili nido pubblici (che tra l’altro sono molto costosi)
i rinnovi contrattuali spesso garantiscono ai datori di lavoro molta flessibilità nell’imporre orari e turni, a scapito della conciliazione vita-lavoro (vedi liberalizzazione degli orari nel commercio col Decreto Salva Italia)
Nel corso della vita 1 milione 173mila donne (7,5%) sono state vittime di molestie sessuali in ufficio o in azienda e l’80,9% di loro non ne ha parlato con nessun collega.
A questo scenario sconfortante va aggiunto un altro dato: la maggior parte del lavoro di cura (dei figli, degli anziani, dei malati, della casa) grava sulle donne. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT l’Italia è seconda solo alla Romania (con 4h36’ di lavoro di cura a carico delle donne contro 1h47′ degli uomini). Per questo, l’8 marzo, oltre allo sciopero dal lavoro produttivo, si propone uno “sciopero” anche dal quel lavoro non riconosciuto che ogni giorno le donne svolgono gratuitamente dentro le mura domestiche.
Si tratta di mettere in discussione un ordine che, dato come “naturale”, ha consegnato le donne al ruolo di madri, mogli, figlie, sorelle “di”, custodi della famiglia e della continuità della specie, sostegno materiale, psicologico, affettivo all’affermazione dell’uomo nella sfera pubblica e lavorativa.
Si tratta di prendere coscienza che “vivere per l’altro e attraverso l’altro” è stata la conseguenza dell’assegnazione di questo ruolo: un ruolo che si è interiorizzato e a cui noi donne siamo spesso attaccatissime, sopportando ingiustizie, disparità e in alcuni casi addirittura le più variegate forme di violenza. Gli episodi così diffusi di stupri, maltrattamenti e molestie – che si sommano alla lunga lista di femminicidi – devono far riflettere sullo squilibrio dei rapporti tra i sessi, anche e soprattutto all’interno della famiglia o di relazioni d’amore.
Questi temi, sollevati dal femminismo già negli anni ’70, trovano oggi una radicalizzazione da parte delle giovani donne che vedono sotto attacco le conquiste di ieri e ne esigono di nuove. La crisi economica, l’impoverimento generale e l’arricchimento di pochi, le guerre e le conseguenti ondate migratorie, sembrano aver risvegliato le “potenze interne” che insidiano da sempre ogni conquista di libertà, uguaglianza e solidarietà umana. Il sessismo si salda con le derive razziste e nazionaliste.
Scrive Lea Melandri, storica femminista e oggi attivista di Non Una Di Meno: “è come se il dominio maschile si fosse fatto oggi riconoscibile in tutte le sue molteplici sfaccettature nei governi del mondo e che fosse toccato non a caso al femminismo, essendo le donne presenti trasversalmente sotto ogni cielo e ogni aggregazione sociale, diventare il riferimento per una rivoluzione o liberazione dalla schiavitù , che oggi riguarda tutti o nessuno”.
Dal Brasile di Bolsonaro, all’America di Trump; dagli attacchi al diritto all’aborto in Polonia ed Ungheria, all’oscurantismo sui diritti della comunità LGBT e alle politiche contro i migranti, i governi di destra individuano in chi è più fragile, nel povero, nel diverso, le soggettività da reprimere o da “controllare”.
In Italia, l’attacco alle donne è sotto gli occhi di tutti: la Legge 194 sull’aborto è minacciata dalla sempre maggiore presenza di medici obiettori anche negli ospedali pubblici e il Disegno di Legge del senatore Pillon su separazione e affido ci riporta indietro negli anni, con la fine dell’assegno di mantenimento da parte del coniuge con più disponibilità economiche, nonostante in Italia più di metà delle donne non abbia un’occupazione!
Diciamo NO a tutto questo!
La prospettiva femminista è radicale perché mette in discussione tutte le forme di dominio, discriminazione, violenza e disuguaglianza.
SCARICA IL PIANO CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SCRITTO DA NON UNA DI MENO:
nonunadimeno.files.wordpress.com/2017/11/abbiamo_un_piano.pdf
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