A un anno dalla scomparsa di Giulio Regeni al Cairo, traduciamo un articolo sull’ultimo sciopero in corso in Egitto ed un bilancio sull’anno appena trascorso. Un anno che, nonostante la terribile repressione anti-sindacale e anti-sociale del governo di Al Si-si, peggiore addirittura del periodo di Mubarak, ha visto il crescere delle proteste e soprattutto degli scioperi dei lavoratori. Forse il sindacalismo indipendente sta trovando le forze per rimettersi in piedi, dopo l’arresto della maggior parte degli attivisti più impegnati nell’organizzare i lavoratori. In ricordo di Giulio Regeni e in nome della libertà di ricerca e di autorganizzazione sindacale.
Due lavoratori della IFCO Suez Company incarcerati con l’accusa di sciopero
L’accusa ha rilasciato altri 12 lavoratori dietro pagamento di cauzione di 200 sterline egiziane.
di Adham Youssef , da Daily News Egypt del 3 gennaio 2017
Traduzione a cura di Sial Cobas
La Procura di Suez ha ordinato l’incarcerazione per due lavoratori della IFCO Suez Company con l’accusa di aver incitato altri lavoratori a scioperare. Ha invece ordinato la scarcerazione di altri 12 lavoratori dietro pagamento di una cauzione di 200 sterline egiziane per ciascuno.
La dirigenza della compagnia ha fatto un esposto alla polizia denunciando i lavoratori per rivolta e violenza.
Dallo scorso venerdì 30 dicembre 2016 la protesta dei lavoratori è montata in uno sciopero ad oltranza, contro il gap estremo tra gli stipendi degli operai e quelli degli impiegati con posizioni manageriali. Chiedono giustizia nella distribuzione dei salari.
I lavoratori protestavano anche per la mancata assegnazione dei bonus, specialmente dopo l’ennesimo aumento dei prezzi di svariati beni e servizi.
Lo scorso dicembre, l’Egyptian Center for Economic and Social Rights (ECESR) ha pubblicato un report secondo il quale nel 2016 ci sono state ben 1.736 proteste collegate a temi socio-economici. Il report evidenzia come la maggior parte delle proteste sono state portate avanti dal movimento dei lavoratori. Nella seconda metà del 2016, la maggior parte delle proteste ruotavano attorno a rivendicazioni di natura economica.
Durante gli ultimi tre mesi in Egitto ci sono stati una serie di aumenti dei prezzi dovuti alle decisioni prese dal governo per implementare i termini del prestito del FMI. Tagli alla spesa sociale condotti per cercare di completare il suo programma di riforma economica.
I prezzi della maggior parte dei prodotti, compresi i beni di prima necessità, sono schizzati alle stelle in poco tempo, con pesanti conseguenze sulle famiglie con basso reddito, ovvero la parte preponderante della popolazione egiziana.