CCNL metalmeccanici: bocciatura della Fiom di Trieste

fiom-triesteDOCUMENTO CONCLUSIVO COMITATO DIRETTIVO FIOM CGIL TRIESTE

2 dicembre 2016

fiom.trieste@fvg.cgil.it

Il direttivo della FIOM CGIL di Trieste assume la relazione del segretario generale e la proposta della segreteria provinciale ed esprime un giudizio pesantemente negativosull’accordo per il rinnovo del CCNL 2016­2019.  Nell’accordo siglato, che rinnova l’accordo separato Fim Uilm ­ Federmeccanica del 2012,  si introduce un   salario   “ipotetico”   basato   sull’IPCA   (indicatore   osteggiato   dalla   fiom   stessa   nei   passati   rinnovi separati) con aumenti dei minimi che perverranno con 6 mesi di ritardo impedendo nei fatti la certezza del recupero del potere d’acquisto.

In aggiunta viene sciaguratamente stabilita l’assorbibilità di tutti gli incrementi fissi della contrattazione aziendale futura (ad eccezione di quelli legati alla modalità di effettuazione della prestazione) e di quella individuale che non sia espressamente “non assorbibile”.

Nei fatti e per la prima volta, vengono introdotti degli aumenti che non sono uguali per tutte le lavoratrici ed i lavoratori.

Il ruolo di tutela universale del CCNL inoltre, viene indebolito dall’accettazione da parte della Fiom della tanto osteggiata “sanità integrativa” (Metasalute) e su aumenti destinati alla stessa ed alla previdenza integrativa complementare (Cometa), appannaggio solo per quei lavoratori che hanno deciso di aderire a tale istituto.

Il nuovo accordo introduce strumenti di fidelizzazione aziendale del lavoratore (Flexible Benefit) di cui si indica solo il valore, lasciando di fatto mano libera alle aziende sulla gestione e la scelta dei servizi erogabili.  Tali voci, visto l’aumento ­nemmeno certo­ di soli 51 euro erogati sui 4 anni, sono un costo contrattuale pagato tutto dai lavoratori, come fra l’altro quella della “formazione soggettiva” ed a nostro giudizio non possono   in   nessun   caso   essere   ricomprese   fra   l’aumento   salariale   del   CCNL   in   quanto   non   a disposizione di tutti i lavoratori afferenti al comparto metalmeccanico.

L’accordo siglato fa sue le “intese modificative”, le famose deroghe su cui la stessa Fiom dichiarava “un contratto derogabile non è più un contratto”, introducendo quanto previsto dal TU sulla rappresentanza del 31 Gennaio 2014, che qui viene digerito da questo accordo, in contraddizione con tutto il percorso fatto dalla FIOM a partire dal contrasto del modello FIAT, ed in pieno contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale su quest’ultima.

Il nuovo contratto aggiunge una serie di altri peggioramenti: per la legge 104, in piena applicazione dell’art.8 si peggiora quanto previsto per legge obbligando il lavoratore a pianificazione preventiva dei permessi richiesti, si innalza l’età massima per cui i trasferimenti potranno avere carattere obbligatorio, il futuro riassetto dell’inquadramento lascia intendere che in una fase successiva dell’applicazione vi sarà per le aziende la possibilità di demansionamenti.

La scelta di firmare questo accordo è incomprensibile, questo alla luce della piattaforma votata dalle lavoratrici e dei lavoratori ma soprattutto alla disamina puntuale del percorso intrapreso dal gruppo dirigente della FIOM per la difesa e la riconquista di un vero contratto nazionale di tutte le lavoratrici e dei lavoratori.

Un tale insieme di regole rappresenta un sistema contrattuale completamente diverso basato sullo svuotamento completo del contratto nazionale e sulla perdita del suo ruolo di tutela generale dei diritti dei lavoratori. Del resto la FIOM a tutti livelli già indicava il CCNL separato del 2012 come un “contratto svuotato completamente di ogni valore”.

Per il direttivo provinciale della Fiom CGIL di Trieste, l’intesa raggiunta il 26 novembre sul Ccnl tra Federmeccanica, Fim Fiom e Uilm mina l’esistenza della contrattazione collettiva e va bocciata senza alcuna riserva.

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