Domani, 11 ottobre, gli insegnanti di Chicago iniziano il loro secondo sciopero ad oltranza per i salari e la difesa della scuola pubblica.
Traduciamo dal sito americano Labor Notes un intervento di una maestra e attivista sindacale che ha fatto parte del movimento degli insegnanti di Chicago, distintosi nel 2012 per una settimana di sciopero ad oltranza contro i tagli alla scuola pubblica locale. La loro lotta continua e riprende con nuova forza dopo lo sciopero dello scorso Aprile e il blocco della trattativa sul rinnovo del contratto e l’aumento salariale. Sullo sfondo però ci sono i problemi che attanagliano la scuola pubblica americana e le grandi disuguaglianze economiche di quella società in particolare. Il Sial Cobas, e la Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di lotta hanno inviato la loro solidarietà ai lavoratori in sciopero!
*******************
Insegnanti di Chicago: perchè possiamo scioperare ancora
di Gabriel Sheridan, insegnante da 19 anni alla scuola elementare Ray di Chicago.
Il Sindacato degli insegnati di Chicago ha annunciato lo scorso 25 settembre che i suoi membri hanno votato per autorizzare lo sciopero, con la partecipazione del 90,6% e un risultato del 95% di favorevoli allo stato di agitazione. La data di inizio dello sciopero è stata decisa per l’11 ottobre.
Gli insegnanti di Chicago hanno votato il 21-23 settembre scorso sulla possibilità di entrare in sciopero ad oltranza. Ricordo la mia preoccupazione come semplice insegnante alla vigilia del voto sullo sciopero del 2012. Pensavo non avremmo mai ottenuto la maggioranza. La soverchiante vittoria del sì, votato dal 90% dei membri fu una grandissima sorpresa e diede a tutti noi un’ulteriore motivazione a restare uniti nel picchetto.
Successivamente ho capito che gli attivisti sindacali che avevano organizzato il voto sullo sciopero non erano così sorpresi. I delegati venivano contattati e consultati e si erano rintracciati gruppi di supporto in ogni scuola, per essere sicuri che avrebbe votato almeno il 75% dei membri (del sindacato), soglia necessaria perché lo sciopero sia considerato legale.
Stavolta, anche io sono un’attivista/organizzatrice, una di quelli che sta cercando di contattare i colleghi e i genitori degli studenti per costruire il più alto sostegno allo sciopero dell’11 ottobre.
Il nostro contratto è scaduto da più di un anno. Abbiamo già votato a Dicembre dello scorso anno raccogliendo l’88% di voti a favore dello sciopero, che abbiamo fatto il 1° aprile 2016. Il sindacato ha organizzato questa nuova votazione in parte per scoraggiare ogni attacco legale da parte del sindaco o del governatore su dei tecnicismi, e in parte per rafforzare la nostra solidarietà.
CI CHIEDONO DI TAGLIARE IL SALARIO
Come al solito, giornali e TV ripetono a pappagallo la linea del sindaco, che le nostre pensioni sono la causa di tutti i problemi finanziari di Chicago. Il sindaco Rahm Emanuel dichiara che sta offrendo il 13% di aumento dello stipendio. Ma vuole eliminare il contributo del 7% che il distretto attualmente versa per le nostre pensioni. Questo non ha senso, visto che le pensioni sono parte del nostro salario. Gli insegnanti di Chicago non ricevono Social Security – questi contributi sono dirottati nel sistema pensionistico distrettuale. E’ tutto quello che abbiamo. Il versamento che la città fa per le nostre pensioni è stato originariamente impostato come una misura temporanea quando la città era nel dissesto finanziario.
In cambio dell’accettazione del congelamento dei salari ci erano stati promessi futuri pagamenti delle pensioni. Domandare di farci carico del costo della nostra pensione non è altro che un taglio del salario, e non piccolo.
Da anni il nostro sindacato rivendica che ci sono in realtà un sacco di soldi per finanziare le nostre scuole. Ed è per questo che chiediamo l’introduzione di una tassazione progressiva in Illinois per far pagare ai ricchi una giusta quota proporzionale alle loro ricchezze ed esigiamo che il sindaco recuperi i soldi che ha perso nelle grandi banche in crisi.
FARE DI PIU’ CON MENO
Un altro ritornello ripetuto continuamente dai media è che gli insegnanti sono superpagati e non lavorano a sufficienza. Ma la verità è che gli insegnanti lavorano moltissime ore al di fuori dell’orario di lavoro. Stiamo con gli studenti dalla campanella di inizio a quella di fine, eccetto che per un’ora di preparazione delle lezioni. Ovviamante un’ora non è sufficiente per preparare le lezioni, valutare gli elaborati degli studenti e incontrare i genitori. Anche solo dare retta ad uno studente che ti cerca perché ha qualche problema ti può prendere l’intera ora. Così noi insegnanti veniamo prima o ce ne andiamo dopo l’orario di lavoro. E si tratta di ore non pagate. La scuola comincia alle 8.45, ma io arrivo alle 6.30 o alle 7. Io e i miei colleghi ci incontriamo durante il pranzo, non pagato. E ogni sera mi trascino a casa enormi borse di compiti da correggere.
La pressione è andata peggiorando man mano che subivamo ondate di tagli e chiusure. La diminuzione del numero di insegnanti di colore è impressionante. Quest’anno il distretto ha chiuso ancora altre scuole, rompendo gli impegni presi. Ad Agosto ha annunciato mille ulteriori tagli di posti di lavoro. Insegnanti di sostegno, infermieri e assistenti sociali sono stati tra quelli più colpiti. Una scuola superiore, con 1400 studenti ha assistenti sociali che lavorano solo part-time. Stiamo lottando perché ci sia un addetto alla biblioteca in ogni scuola e una classe di ginnastica ogni giorno.
La stessa settimana che il distretto ha annunciato gli ultimi licenziamenti, ha anche tenuto una fiera del lavoro. Amministratori fanno del loro meglio per ottenere regole di anzianità di servizio che permettano loro di assumere con stipendi più bassi personale inesperto.
SUPER TESTATO
La grandezza delle classi è un altro vecchio problema. Il distretto dichiara di aver chiuso le scuole sottoutilizzate, ma ora gli studenti vengo redistribuiti in giro, in classi che finiscono per essere molto affollate. Nel frattempo stanno dirottando fondi su scuole gestite privatamente, che talvolta sono addirittura nei nostri edifici della scuola pubblica
Tutti questi temi fanno parte della battaglia che stiamo facendo col nostro sindacato, sebbene non siano tutti materia di contrattazione o possano essere risolti con lo sciopero.
Una questione che stiamo portando al livello di trattativa collettiva sono i test standardizzati.
Nessun bambino delle scuole private o convenzionate viene sottoposto a una tale quantità di test. Siamo contro questo ricorso sfrenato ai test di valutazione.
Finora la città non è interessata – sebbene questa è un’area in cui le proposte del nostro sindacato farebbero davvero risparmiare soldi. I test sono costosi, sia per il materiale richiesto che per il tempo degli insegnanti. Impegnano computer che altrimenti sarebbero disponibili per gli studenti che devono fare i compiti. Nel frattempo società come Pearson stanno facendo un mucchio di soldi sviluppando i test e vendendo i programmi per realizzarli.
BUSSARE ALLE PORTE
Quindi ci troviamo in un empasse. Il sindaco dice una cosa, gli insegnanti ne dicono un’altra. I genitori non sanno a chi credere.
Il messaggio di Emanuel che “gli insegnanti dovrebbero contribuire a trovare la soluzione” può essere fraintesa, persino dagli insegnanti stessi. Nessuno è immune al fuoco di fila dei media e non tutti hanno vissuto lo sciopero del 2012. Nella mia scuola circa un quarto degli insegnanti sono nuovi.
Durante tutta l’estate, il sindacato ha lavorato per fare chiarezza sui vari punti. Abbiamo organizzato i giovani insegnanti iscritti al sindacato, che sono andati in giro a parlare coi colleghi, a capire quali erano le questioni che più li riguardavano.
In privato, i membri parlano di pratiche di valutazione ingiuste, pessime condizioni degli edifici, mancanza di materiale, la crescita delle scuole convenzionate, la privatizzazione del lavoro di custodia, e la disuguaglianza nel processo di accesso alle scuole con selezione, segregando ulteriormente le nostre scuole di quartiere.
Queste conversazioni sono anche la possibilità di educarci l’un l’altro. Alcuni insegnanti non capiscono che il loro sindacato ha lottato per i diritti che abbiamo – come il diritto all’attrezzatura minima, l’accesso al computer, anche le pause per andare ai servizi.
PARLARE AI GENITORI
Stiamo anche facendo uno sforzo per parlare personalmente con i genitori. Con un nuovo sciopero ad oltranza i genitori ovviamente avranno da ridire.
Una di queste mattine, prima di entrare in classe sono corsa fuori per distribuire i volantini del sindacato vicino al parco giochi. Bisogna stare fuori dall’area della scuola, così mi sono messa sul marciapiede esterno. Ho parlato con ogni genitore a cui ho dato il volantino. Alcuni erano gentili ed esprimevano solidarietà. Altri erano scettici, così chiedevo quali erano le loro preoccupazioni e quando sentivano quali erano le questioni per le quali lottavamo, mostravano immediatamente rispetto e considerazione. Il sindacato è l’unica forza che può battersi per quello che la scuola pubblica dovrebbe essere.
Il mio successivo compito, come organizzatore sindacale, è ricordarmi il nome dei genitori e proseguire la conversazione la prossima volta che li vedo.
L’Alleanza per Salvare le Nostre Scuole – lo sforzo congiunto dei due sindacati nazionali degli insegnanti – ha organizzato il suo secondo “pride” lo scorso 6 ottobre. Insegnanti e genitori in tutto il paese si sono riuniti e hanno poi camminato insieme fino alle scuole, dove sono entrati per celebrare il sistema scolastico pubblico. Si sono fatti brevi discorsi e si è cantato con gli studenti. Mi sentivo molto commossa, per quella forza e senso che mi dava una tale condivisione.
La città ha fatto di tutto per creare una cattiva reputazione ai lavoratori della scuola, togliendo loro fondi, segregandoli e lasciando cadere a pezzi gli edifici scolastici. Le scuole nei quartieri ricchi non soffrono così tanto.
Ma nonostante tutto e tutti siano coalizzati contro di noi, le scuole di Chicago sono buone. Ogni giorno vedo personale scolastico dedito a lavorare per creare un confortevole ambiente di apprendimento per i bambini. Con personale più preparato e maggiori fondi penso che potremo farcela!