Sial Cobas e SBP: sciopero di 8 ore il 21 ottobre 2016

sial_logo_okSCIOPERO DI 8 ORE  IL 21 OTTOBRE 2016

Il Sial Cobas e il Sindacato di Base di Pavia promuovono e partecipano, insieme ad altre organizzazioni sindacali non concertative, ad una giornata di Sciopero contro le politiche di austerità promosse dal Governo Renzi, con il sostegno della Confindustria e in linea con i dettami delle istituzioni politiche e finanziarie europee.

Il cosiddetto “rinnovamento” del contratto nazionale secondo Federmeccanica è in realtà un peggioramento. La nuova proposta è speculare alla precedente contro cui sono state dichiarate 20 ore di sciopero. Infatti la paga base aumenterà senza aumento del netto in busta paga perché verrebbero assorbiti i soldi dei contratti aziendali, dei superminimi individuali e se non ci fossero perfino dagli scatti di anzianità. La Fim-Cisl scrive che si tratta di 35 euro di aumento a fine contratto (in 4 anni). A leggerla bene sembra una disdetta generalizzata (e concordata) di tutti i contratti aziendali e perfino di parti del contratto nazionale come gli scatti di anzianità!! Che i padroni ci provino ci sta! Ma perché ci dovrebbero stare i vertici di Fim-Cisl e Uilm-Uil e di Fiom-Cgil (è possibile che per mettere una firma si debba cancellare la storia e le lotte sindacali degli scorsi decenni)?? Chi gli ha dato il mandato per fare questo? Come fermarli è un bel problema. Certo gli studiosi di Federmeccanica sono degli abili prestigiatori a dire che nel prossimo triennio il costo aumenterebbe di 5.271 euro senza che si veda un aumento né lordo né netto in busta paga (450 benefits, 300 formazione, 273 previdenza complementare, 468 assistenza sanitaria e 3.780 salario eccedente Ipca già erogata). A far bene i conti di quanto hanno perso i lavoratori dalla disdetta della scala mobile in poi ce ne devono una montagna di euro.

Sul fronte del Pubblico Impiego le cose non vanno meglio: ci sarà un’elemosina per il contratto in cambio della “mobilità obbligatoria” imposta con la Legge Madia e il salario accessorio soltanto per pochi grazie all’applicazione della Brunetta tenuta nel cassetto in questi anni…

Per i pensionati un’altra elemosina, in presenza di pensioni da fame e di condizioni di vita indegne, che peggiorano grazie anche ai tagli micidiali effettuati negli ultimi anni a quel poco di Stato sociale che esisteva nel nostro Paese. E con la scelta di rendere “intoccabile” la Riforma Fornero per rispettare i vincoli di bilancio pattuiti con l’Europa e continuare l’opera di demolizione del sistema pensionistico pubblico per favorire pensioni e assicurazioni integrative, il governo tira fuori dal cappello l’APE, cioè la possibilità per pochissimi di anticipare l’entrata in pensione di due-tre anni contraendo un debito con le banche e pagando interessi ventennali (di fatto rinunciando a parte della propria pensione!). In una parola la politica di questo governo è: austerità per le classi popolari e profitti in crescita per banche e grandi imprese.

Renzi e Poletti col Jobs Act sono riusciti a cancellare le ultime garanzie nei luoghi di lavoro, regalando miliardi di sgravi contributivi alle aziende per far funzionare il loro “gioiellino”. Stiamo però già vedendo che le politiche del governo hanno il fiato corto: nel secondo trimestre del 2016 le assunzioni sono crollate del 30%, di pari passo con lo scemare degli sgravi alle imprese. Crescono invece in modo impressionante le ore di lavoro pagate con voucher, anche nel caso di prestazioni continuative. I giovani sono i più colpiti da queste riforme che li confinano in una precarietà di cui non si vede la fine. Gli ammortizzatori sociali rivisti e peggiorati dal Governo porteranno ad altri licenziamenti, perciò si deve ripensare e tornare indietro almeno alla situazione precedente.

In tema di salute e sicurezza, Sacconi ha proposto, in commissione lavoro, un ddl per riformare l’attuale normativa (DLgs 81/2008 meglio conosciuta come 626). Un testo che si propone di “semplificare la materia”, ma che nel concreto cancella le più elementari tutele sulla sicurezza e l’igiene del lavoro, anche attraverso una deresponsabilizzazione dei datori di lavoro.

Con questo sciopero vogliamo anche ribadire il nostro rifiuto a partecipare a nuove guerre a cominciare da quelle che stanno precipitando il Medioriente in un caos senza fine; le cui conseguenze sono pagate dai popoli di quella regione, a partire da quello siriano, protagonisti negli anni scorsi con le “primavere arabe” di una grande stagione di rivolte sociali e politiche contro i regimi in carica e le oligarchie dominanti. Guerre che stanno generando milioni di profughi, ai quali, insieme ai migranti economici, vogliamo siano garantite accoglienza e protezione umanitaria, con una radicale riforma della legge europea sul diritto d’asilo in grado di dare a chi scappa dalle guerre la possibilità di ricostruirsi un futuro.

Come lavoratori ci riguarda da vicino anche l’appuntamento referendario del 4 dicembre, perché la Riforma della Costituzione tanto voluta da Renzi non comporta nessuna semplificazione e nessuna riduzione dei costi della politica, bensì il rafforzamento autoritario del potere esecutivo e una limitazione alla partecipazione democratica. Ricordiamo che la finanza internazionale ha espresso chiaramente l’esigenza che le Costituzioni dei paesi del sud Europa vengano riformate per rendere i governi più “operativi” e le tutele del lavoro meno “rigide”, a vantaggio degli investimenti e dei profitti degli attori economici transnazionali. Le ragioni del No a questo referendum sono per noi quelle del no alle politiche di austerità e massacro sociale, fondate sul dumping salariale tra lavoratori in Italia come in tutta Europa.

Per questo scioperiamo e saremo in piazza il 21 ottobre!

Per conquistare contratti giusti, ridando voce in capitolo ai lavoratori; per difendere i nostri salari e la nostra dignità di lavoratori e lavoratrici; per conquistare nuova occupazione stabile e qualificata; per la riduzione dell’orario a parità di salario; per un reddito ed un salario sociale contro precarietà ed esclusione sociale; per un permesso di soggiorno di almeno due anni per tutti i migranti richiedenti asilo, contro ogni forma di razzismo e xenofobia; contro le privatizzazioni e le esternalizzazioni; per un massiccio piano di investimenti pubblici sotto il controllo dei cittadini e dei lavoratori; per una politica di salvaguardia e sviluppo dei beni comuni.

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Appuntamenti a Milano il 21 ottobre la mattina presto davanti a diverse aziende della logistica, a Piazza Cairoli dalle 9,30 per il corteo.

Il pomeriggio siete invitati a partecipare dalle ore 13,30 in sede Cobas viale monza 160 fermata Gorla (mm rossa) per un incontro di approfondimento aperto a tutti/e per discutere su:

 contratti: che fare?

– Progetto Sacconi per salute e sicurezza: primi chiarimenti.

–  Verso la giornata internazionale contro la violenza alle donne del 25 novembre e la manifestazione del 26 novembre a Roma: come la prepariamo nei luoghi di lavoro e nella società?