2 dicembre 2022: giornata di mobilitazione e SCIOPERO!

Il SIAL-Cobas sostiene la necessità di mobilitarsi e invita lavoratrici e lavoratori a preparare nelle varie realtà lavorative la giornata di lotta con lo sciopero del 2 dicembre 2022 indetto da vari sindacati di base.

Come sindacato siamo preoccupate/i della situazione di crescente povertà e delle conseguenze della guerra in corso, inclusi i suoi risvolti culturali e morali, oltre che economici. Crediamo sia necessario reagire sia con risposte nazionali, sia con impegno quotidiano in ciascun luogo di lavoro, organizzandosi in solidarietà per ottenere miglioramenti per tutte e tutti, a partire da chi è più svantaggiato.


Elenchiamo alcuni tra i più drammatici problemi del mondo del lavoro, su cui vogliamo impegnarci in occasione dello sciopero del 2 dicembre, così come ogni giorno:

  1. Milioni di lavoratrici e lavoratori hanno il contratto scaduto. Dove i rinnovi ci sono stati, per calcolare gli aumenti salariali ci si è attenuti a un indice di calcolo del costo della vita, l’IPCA, che non tiene conto nemmeno del picco dei costi dell’energia, vale a dire che non ci hanno dato nemmeno i soldi per pagare le bollette. Vogliamo il rinnovo di tutti i contratti, con un aumento generalizzato, e reintrodurre la “scala mobile”, cioè l’adeguamento automatico periodico dei salari all’aumento del costo della vita.
  1. Le categorie contrattuali sono passate da 300 a circa 1.000, togliendo forza a ciascuna e riducendo salari e tutele normative a un punto tale che alcuni contratti collettivi sono stati giudicati incostituzionali. Peccato però che i sindacati “rappresentativi” li avessero firmati lo stesso. Vogliamo categorie unificanti e solidali e contratti dignitosi per tutte e tutti.
  1. Gli organici del pubblico impiego sono scesi al di sotto delle soglie necessarie a fornire servizi pubblici di qualità. Molti servizi (educativi, sociali, socio-sanitari…) vengono progressivamente privatizzati, col risultato che lavoratrici e lavoratori si ritrovano inquadrati in contratti di serie B, malpagati e spesso precari, e appena possono se ne vanno. Si genera così un turn-over che rompe il legame con l’utenza, spesso appartenente alle fasce più deboli (disabili, minori, immigrate/i, anziane/i ecc.), che ne risente. Vogliamo servizi stabili e di qualità per chi ne ha bisogno e condizioni e salari equi e dignitosi per chi ci lavora.
  1. La situazione che abbiamo descritto genera il cosiddetto “lavoro povero”: lavoratrici e lavoratori, soprattutto lavoratrici (spesso impiegate nelle attività peggio pagate), lavorano duramente senza guadagnare abbastanza per vivere. Contro questa situazione vogliamo un salario minimo fissato per legge, non inferiore a 10 euro all’ora. Per cominciare.
  1. Il congedo di maternità è pagato troppo poco e spesso quando finisce non si ritrova più il proprio posto di lavoro, infatti l’Italia ha uno dei tassi di occupazione femminile più bassi d’Europa. Anche il divario salariale uomo-donna è ancora alto (le donne guadagnano in media il 16% meno degli uomini): un motivo è che i lavori a più forte presenza femminile sono i meno pagati, indipendentemente da quanto siano necessari o addirittura vitali (scuola e sanità, per fare un esempio). Vogliamo un aumento di valore della retribuzione dei lavori tradizionalmente femminili.
  1. Anno 2021: più di mezzo milione di infortuni sul lavoro, di cui 1.361 con esito mortale, molti altri con esiti invalidanti che, per giunta, hanno spesso causato il licenziamento della vittima non più abile; 55.205 casi di malattie professionali denunciati all’INAIL (quindi, forse, molti di più non denunciati), di cui meno del 38% riconosciuti come tali; 820 le lavoratrici e i lavoratori morti nello stesso anno per malattie causate dal lavoro. Questo è il tragico bilancio di un solo anno, che si somma a una strage in continuo aumento e che nessun governo ha mai fatto niente per fermare. Una vera guerra contro lavoratrici e lavoratori, fatta da chi dal loro lavoro ricava la sua ricchezza. Gli omicidi bianchi vanno fermati, e non basta un solo mezzo per farlo: vogliamo non solo più ispezioni e controlli sul campo, ma potenziamento qualitativo e quantitativo degli organismi di vigilanza, formazione alla sicurezza di qualità e inasprimento delle pene per chi viola le norme di prevenzione e sicurezza e per chi causa danni alla salute di lavoratrici e lavoratori e alla popolazione. Il medico competente non dev’essere al soldo dell’azienda, ma dipendente di un ente pubblico che l’azienda rimborsa.
  1. Infine, la prima parola e l’ultima sulle nostre condizioni di lavoro spettano a noi, dirette interessate e diretti interessati, dalla scelta di chi ci rappresenta a tutti i livelli di trattativa alla pronuncia sui contratti. Governo e datori di lavoro non devono più poter mettere la rappresentanza sindacale in mano a interlocutori di comodo pronti a piegarsi alle loro condizioni.

21 novembre 2022

SIAL-Cobas