Sciopero 11 ottobre 2021

perché investire una giornata di salario nelle lotte.

900mila posti di lavoro in meno; 3 assunti su 4 sono precari; 1 miliardo di ore di cassaintegrazione. Decine di migliaia di classi pollaio e che cadono a pezzi. Per la sicurezza e produzioni ambientalmente sostenibili con investimenti, manutenzione preventiva e ordinaria e la assunzione di Ispettori ripristinando reali poteri di intervento.

Il governo Draghi gode del sostegno di tanti, dalla Confindustria ai partiti, arrivando anche a Cgil Cisl e Uil che sembrano volergli fornire stampelle su tutte le materie, a partire dall’uso dei fondi del Pnrr che senza un movimento di lotta adeguato andranno alle aziende e soltanto poche briciole scivoleranno verso il basso.

Per noi dietro il governo dei “migliori” c’è il governo dei padroni, dei banchieri, dei tecnocrati che governano l’Unione europea.

La pandemia Covid 19 ha picchiato duro, e ha rivelato l’inadeguatezza dei governi a farvi fronte. Occorre una politica sociale che ne tragga lezione e operi massicci investimenti pubblici su tutta la filiera che va dalla sanità, al trasporto, alla scuola.

Basta con la politica dei tagli, basta con le privatizzazioni e le esternalizzazioni di servizi essenziali. Vogliamo un settore pubblico rafforzato e di qualità per tutti e tutte.

Lo smart working consente un risparmio di tempi di viaggio, minore inquinamento e ha reso evidente la possibilità di superare o evitare una parte delle attività umane più inquinanti. Lo smart working può servire come modalità di lavoro che riduce la possibilità di contagio legata al sovraffollamento sui mezzi di trasporto e nei luoghi di lavoro.

Però Brunetta decreta il “tutti e tutte in ufficio”. Per lui forse i dipendenti pubblici sono pecorelle che il dirigente/pastore deve avere sotto gli occhi? A noi non va bene…

Confindustria ha incassato dal Governo Draghi lo sblocco dei licenziamenti. Molte aziende, multinazionali e non solo, hanno già cominciato ad approfittarne e dopo il 31 ottobre sarà peggio. I licenziamenti GKN, Gianetti Ruote, Whirpool e tanti altri sono solo l’anticipo di quel che ci spetta? Cosa accadrà da qui a pochi mesi nel settore turismo, commercio alberghi, massacrato da due anni di cassa integrazione e di cambi di appalto che favoriscono la corsa al ribasso salariale?

Quanti lavoratori e lavoratrici precarie, partite Iva, collaborazioni occasionali hanno già perso il lavoro? E quanti altri e altre lo perderanno?

I rinnovi contrattuali senza la indicizzazione dei salari (la scala mobile) e sulla base dell’indice IPCA (che escludono gli aumenti dei prezzi della energia) comportano una riduzione di fatto dei salari reali e insieme alla esternalizzazione dai settori tradizionali e dal pubblico verso contratti minori (sempre siglati dai soliti sindacati) producono un impoverimento che trascina in basso anche i settori forti.

Salario minimo sì o no? In Germania chi ha vinto le elezioni propone 12 euro all’ora; in Francia i sindacati Solidaires e Cgt chiedono di passare dagli oltre 1.300 euro mensili attuali ai 1.700. Da noi succede che la paga dei comunali è di oltre 1.700, quella delle cooperative sociali vicino ai 1.500 e quella del contratto Aninsei vicino ai 1.300 euro per la stessa attività. I contratti nazionali sono passati da 300 a oltre 900 e nessuno di quelli nuovi è stato migliore dei precedenti a cui si sono aggiunte prebende per i sindacati firmatari con i consigli di amministrazione dei fondi pensione e assicurazioni sanitarie.

Governo, Confindustria e sindacati confederali si apprestano a concordare un nuovo patto sociale: a favore di chi? Non lasciare che decidano loro.

Utilizziamo le ore di assemblea retribuita, rieleggiamo le rappresentanze sindacali e pretendiamo di discutere e decidere in assemblea le richieste da portare al tavolo del confronto generale, contrattuale e sulla sicurezza.

La sicurezza non è solo il vaccino per tutti (con la sospensione dei costi dei brevetti, perché occorre garantire l’accesso al vaccino su scala mondiale non solo nei paesi più ricchi). RLS, RSU e sindacati nelle assemblee retribuite nei posti di lavoro possono attivarsi per evitare che continuino a morire 3 lavoratori al giorno e le decine di migliaia di infortuni e malattie professionali in genere non riconosciute. La riduzione della precarietà è necessaria anche per evitare che anche con il nonnismo vengano rifilati ai neoassunti le operazioni più pesanti, sgradevoli e rischiose.

Perché i soldi del PNRR non finiscano nelle tasche dei soliti ci dovremo impegnare a livello generale e locale per investimenti pubblici che migliorino l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro e per una buona occupazione.

Per questo occorre combinare la battaglia per un salario giusto, contratti adeguati e stabilizzazione del lavoro precario, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per incrementare l’occupazione stabile.

Questi sono alcuni motivi sacrosanti per scioperare.

Per questo saremo in piazza anche a Milano l’11 Ottobre, attraversando tutti i concentramenti e le iniziative di mobilitazione convocate in quella giornata dai sindacati di base promotori dello sciopero

(Adl Cobas, Cib Unicobas, Clap, Confederazione Cobas, Cobas Scuola Sardegna, Cub, Fuori Mercato, Sgb, Si Cobas, Sial Cobas, Slai Cobas Per Il Sindacato Di classe, Usb, Usi Cit e altri che si sono aggiunti)

Lì, 30-09-2021