Contro il precariato e la riforma dell’assicurazione sulla disoccupazionei, tutte e tutti in strada il 26 marzo!
traduzione a cura del Sial Cobas
Il movimento che porta avanti l’occupazione degli spazi culturali e dei teatri non smette di ingrandirsi. Al centro delle rivendicazioni compare l’abrogazione immediata e totale della riforma dell’assicurazione di disoccupazione, varata nel 2019 unilateralmente dal governo e che ha come maggiore conseguenza, tramite soprattutto il nuovo calcolo del salario giornaliero di riferimento e l’aumento del numero dei mesi lavorati su un periodo più corto, la drastica riduzione dell’importo degli assegni dei disoccupati e delle disoccupate e l’esclusione di una parte di essi dall’indennizzo. Come se fossero loro i/le responsabili della situazione drammatica nella quale i padroni li/le hanno messi/e! Far pagare ai/alle disoccupati/e una crisi economica dove loro non sono responsabili mentre già più della metà di loro non sono indennizzati è scandaloso!
Questa situazione non può che provocare risentimento e rabbia. Al posto di questa nuova riforma dell’assicurazione sulla disoccupazione inserita in un progetto di decreto di cui noi reclamiamo l’abbandono, è indispensabile:
- Indennizzare il 100% dei/delle disoccupati/e con degli assegni al minimo dello SMIC (salario minimo inteprofessionale di crescita) dai 18 anni
- Prolungare “l’anno bianco”ii anche per la disoccupazione per gli intermittenti dello spettacolo e ampliarlo in modo retroattivo agli intermittenti (come gli extra della ristorazione, degli hotel, degli eventi, gli interinali, gli stagionali…) e coloro che beneficiano nuovamente delle disposizioni dell’annesso 4 dell’assicurazione sulla disoccupazione.
- Ampliare i diritti dei/delle contribuenti degli annessi 8 e 10, poco importa il numero di ore contributive
- Estendere l’RSAiii ai giovani dai 18 ai 25 anni, sola categoria della popolazione a non beneficiarne e creare un salario per gli studenti
- Eliminare il decreto di controllo dei/delle disoccupati/e del dicembre del 2018 e difendere un vero servizio pubblico di impiego, con mezzi e personale
- Fermare i contratti a tempo determinato e trasformarli in contratti a tempo indeterminato, che dovrebbe essere la norma abituale di assunzione tenendo conto delle particolarità professionali.
Tutti i venerdì, per iniziativa degli spazi culturali occupati, sono organizzate delle manifestazioni di protesta fino al ritiro di questa riforma che ridurrebbe in miseria centinaia di migliaia di disoccupati/e e fino all’ottenimento di un migliore sistema di indennizzo della disoccupazione. L’Unione Sindacale Solidaires sostiene queste iniziative che ci permetteranno di soddisfare le nostre rivendicazioni sociali contro la riforma, ma anche contro i licenziamenti, contro gli aiuti pubblici alle aziende che licenziano, contro l’esonero dalla contribuzione sociale e per lottare realmente contro la disoccupazione e il precariato. Tutto ciò si ottiene attraverso la creazione massiva di posti nel settore pubblico e con l’impiego in contratti a tempo indeterminato nei settori socialmente e ecologicamente utili. E anche ugualmente con le 32 ore di lavoro alla settimana senza perdite salariali.
Solidaires fa un appello per questo venerdì 26 marzo ai lavoratori e lavoratrici, precari/e e disoccupati/e, a interrompere il lavoro e partecipare alle azioni, manifestazioni, presidi previsti. Facciamo emergere una primavera sociale all’altezza delle nostre rivendicazioni, con la mobilitazione e l’estensione dell’occupazione a tutti i settori: è il rapporto di forza che ci farà vincere!
i Si tratta di un’assicurazione obbligatoria nel settore privato (qualche eccezione esiste nel pubblico). È finanziata dai contributi dei lavoratori e dalle imposte.
ii Nel 2019 (anno fiscale 2018) le dichiarazioni dei redditi NON eccezionali sono state annullate. L’assegno dei disoccupati invece è un reddito eccezionale per cui tassato.
iii Salario minimo per chi non lavora/dispositivo di accompagnamento sociale e professionale per facilitare l’accesso all’impiego o per consolidare le capacità professionali di quelli che non sono in attività o di coloro che non traggono che dei ricavi limitati dalla loro attività.