7 APRILE 2021 – La Rete Europea contro la commercializzazione della salute scrive una lettera alle istituzioni e prepara le iniziative

Il Sial Cobas sostiene le iniziative della Rete Europea contro la commercializzazione della Salute: in occasione del 7 aprile, giornata internazionale della salute che da qualche anno è stata ribattezzata Giornata Europea contro la commercializzazione della salute, è stata scritta una lettera che verrà inviata alle istituzioni europee

LA GIORNATA SARA’ DEDICATA ALLA INIZIATIVA DEI CITTADINI EUROPEI (ICE) PER CANCELLARE IL BREVETTO SUI VACCINI E SUI MEDICINALI CONTRO LA COVID-19 PER RAGGIUNGERE IL MILIONE DI FIRME NECESSARIE.
RICORDIAMO DI FIRMARE AL SITO WWW.NOPROFITONPANDEMIC.EU/IT

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Questo il testo della lettera:

Lettera aperta ai governi e alle istituzioni dell’UE

Il 7 aprile, Giornata mondiale della salute, la nostra rete, costituita da un’ampia coalizione di organizzazioni della società civile in tutta Europa, lancia un appello urgente ai nostri governi e alle istituzioni dell’UE per attuare una risposta alla COVID-19 che sia basata sulla solidarietà globale e che agisca per garantire che i vaccini e i farmaci per la COVID-19 siano disponibili per tutti, ovunque nel mondo. La produzione di questi deve essere aumentata il più rapidamente possibile. Affinché ciò si realizzi, i diritti di proprietà intellettuale (IPR) devono essere temporaneamente sospesi e le conoscenze tecnologiche per la loro produzione e il “know-how” devono essere ampiamente condivisi. Dobbiamo agire ora in modo che la pandemia non passi alla storia come un fallimento morale dei paesi ricchi nei confronti delle vite delle persone più fragili o povere in tutto il mondo.

A più di un anno dall’inizio della pandemia di COVID-19, l’Europa continua a non definire una sua risposta alla diffusione del virus. La pandemia non solo ha già causato 860 892 * morti in tutto il continente, ma ha anche determinato un livello di stress estremamente elevato sia agli operatori sanitari che ai sistemi sanitari. La pandemia ha posto in evidenza, infatti, le principali debolezze dei nostri sistemi sanitari. Dopo anni di continui tagli ai servizi pubblici conseguenti a politiche basate sull’austerità, i sistemi sanitari sono stati colti impreparati nei confronti di una pandemia di questa portata e resistono solo grazie alla dedizione delle persone che lavorano nelle istituzioni sanitarie.

Speriamo che, almeno in circostanze eccezionali come una pandemia globale, la logica del profitto non prevalga sulle vite e sui bisogni delle persone. In effetti, all’inizio della pandemia, tutti i discorsi andavano in questa direzione. Molti deputate, deputati e funzionari, tra cui Ursula Von Der Leyen, ci hanno assicurato che il vaccino contro la COVID-19 avrebbe dovuto e sarebbe stato trattato dall’UE come un bene pubblico globale. In questo periodo, i funzionari dell’UE e degli Stati membri ci hanno fatto credere che la risposta alla pandemia sarebbe stata fondata su meccanismi internazionali come l’ ACT Accelerator previsto dall’OMS, che consentirebbe ai paesi di accedere ai prodotti necessari indipendentemente dal loro reddito.

Contrariamente a queste prime promesse, oggi siamo testimoni dell’estremo nazionalismo vaccinale sostenuto da molti paesi occidentali. I paesi ad alto reddito (HIC) hanno accumulato il 53% dei vaccini disponibili nel momento in cui rappresentano solo il 14% della popolazione mondiale, ignorando totalmente i bisogni degli altri. L’importo che i paesi europei hanno promesso a COVAX, il meccanismo guidato dall’OMS per garantire i vaccini per i paesi a basso e medio reddito, sebbene cosa benvenuta, non è sufficiente per rendere concreto l’accesso equo per tutte le persone. Secondo l’Economist Intelligence Unit, “nei paesi in via di sviluppo, la copertura vaccinale diffusa non sarà raggiunta prima del 2023, ammesso che ciò accada”.

Non solo i meccanismi di solidarietà globale sono rimasti per lo più lettera morta a causa di fondi insufficienti ed egoismo nazionale sui vaccini, ma la distribuzione equa dei vaccini è stata ostacolata dagli stati più ricchi nell’Organizzazione mondiale del commercio. Il Regno Unito, la Norvegia, gli Stati Uniti e l’Unione Europea rimangono tra i pochi paesi che bloccano la proposta di rinunciare ad alcuni aspetti dell’accordo TRIPS** presentata da India e Sudafrica nell’ottobre 2020. La proposta consentirebbe ai paesi di scegliere di non concedere né applicare le normative sui brevetti e altri diritti di proprietà intellettuale (IPR) relativi a tutti i prodotti COVID-19 come farmaci, vaccini, maschere e ventilatori, per la durata della pandemia. Ciò fornirebbe lo spazio legale per collaborare in ricerca e sviluppo, produzione, espansione e fornitura di soluzioni contro il COVID-19, come i vaccini.

Una sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale è l’unico modo per aumentare la produzione e ampliare rapidamente l’accesso al maggior numero di stati. Affidarsi a strumenti come le licenze obbligatorie, posizione sostenuta dall’’UE in seno all’OMC, non determinerebbe lo stesso risultato. Dall’esperienza passata, sappiamo che l’introduzione di tali licenze può richiedere anni e dobbiamo chiederci quale sia la loro attuabilità in questo contesto, dato che in precedenti occasioni l’UE ha pesantemente criticato altri paesi per aver fatto affidamento su licenze obbligatorie.

Infine, non solo dobbiamo rinunciare temporaneamente a questi diritti di proprietà intellettuale, abbiamo anche bisogno che i nostri governi richiedano che la conoscenza sulla produzione dei vaccini contro la COVID-19 sia condivisa dai produttori. La pandemia non è il momento per il segreto industriale. L’UE ha l’imperativo morale di agire in linea con ciò che la sua popolazione richiede: recenti sondaggi hanno dimostrato che in media il 69% della popolazione dei paesi occidentali ritiene che i governi dovrebbero garantire che le conoscenze e il “know-how “sui vaccini siano condivisi con tutti i produttori qualificati in tutto il mondo.***

Accogliamo con favore il grande investimento in ricerca, sviluppo e produzione di vaccini da parte dell’UE, di miliardi, che hanno accelerato la ricerca e lo sviluppo di vaccini in circostanze senza precedenti. Nonostante questo, abbiamo visto che le istituzioni europee non hanno posto alcuna condizione a questi massicci investimenti erogati a Big Pharma:
hanno firmato accordi poco trasparenti, non mantenendo alcun controllo su questi beni finanziati con fondi pubblici, impedendo di sapere per chi sarebbero stati disponibili, a quale prezzo e quando.

Questo è il motivo per cui in questa Giornata mondiale della salute sosteniamo l’iniziativa dei cittadini europei per il diritto alla cura che affronta tutte le preoccupazioni di cui sopra attraverso le sue richieste concrete alla Commissione europea. La COVID-19 è diventata un enorme business redditizio e ha un grande costo per la nostra salute e la vita delle persone a livello globale. Le istituzioni dell’UE e i governi dei paesi europei devono adesso divenire maggiormente responsabili e rivedere la loro risposta alla pandemia di COVID-19, assicurando che i vaccini siano disponibili per tutt@ e che l’interesse delle aziende farmaceutiche non sia anteposto alla salute delle persone. L’unica risposta efficace alla pandemia di COVID-19 può essere solo su scala globale, basata sulla solidarietà internazionale.

L’iniziativa dei cittadini europei può essere firmata qui www.noprofitonpandemic.eu