Union syndicale Solidaires: 17 settembre sciopero e manifestazioni per un rientro di lotta contro crisi, licenziamenti e precarietà

CRISI, LICENZIAMENTI E PRECARIETA’…

UN RIENTRO DI LOTTA DA PREPARARE CON LE NOSTRE RIVENDICAZIONI!

LICENZIAMENTI, DISOCCUPAZIONE MASSICCIA ED EFFETTO SORPRESA!

traduzione a cura di Fabrizio Burattini

Lo sapevamo, la crisi del Covid ha portato a piani di licenziamento e porterà ad un aumento della disoccupazione senza precedenti: ufficialmente vengono annunciati tra gli 800mila e il milione di disoccupati in più entro la primavera del 2021. Ed è già iniziato:

Tra il 1° marzo e il 5 luglio sono stati lanciati in Francia 193 PSE (i cosiddetti piani di “salvaguardia dell’occupazione”) minacciando 27.053 posti di lavoro. Si tratta di più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2019 (13.033). E questo senza le 1.672 procedure di licenziamento collettivo in imprese di “piccole” dimensioni (di meno di dieci dipendenti) elencate dai Dares, o le centinaia di migliaia di lavoratori temporanei il cui contratto è scaduto.

Il settore del commercio è pesantemente colpito, con circa 16.000 posti di lavoro a rischio nel settore dell’abbigliamento. I datori di lavoro vogliono recuperare i profitti persi durante l’epidemia attraverso l’istituzione di Accordi Collettivi di Produttività (APC), che consentono di abbassare i salari, aumentare l’orario di lavoro o anche entrambi contemporaneamente, altrimenti… quella è la porta!

Quasi ogni giorno è segnato dall’annuncio di piani di licenziamento collettivo, in particolare nel settore dell’abbigliamento, mentre le aziende sono comunque sostenute finanziariamente dallo Stato, sia durante che dopo il lockdown, attraverso il sostegno della cassa integrazione e attraverso prestiti garantiti.

Il settore aeronautico è duramente colpito: 7.580 posti di lavoro in meno presso Air France e la sua controllata Hop!, 5.000 in meno nella fabbrica di aeromobili Airbus in Francia. Numerosi subappaltatori con effetto domino ridurranno la loro forza lavoro in tutto il paese. Il fornitore di attrezzature Daher, ad esempio, prevede di tagliare 1.300 posti di lavoro nei suoi siti in Occitania, Loira Atlantica e nella regione del Centro.

Riguardo Air France: la direzione vuole distruggere 6.560 posti di lavoro in 2 anni. Per il sindacato Sud Aérien è intollerabile che il denaro pubblico venga utilizzato per cacciare i dipendenti! Entro la fine del 2022, il management prevede circa 3.500 “uscite naturali” (pensionamenti, dimissioni, ecc.). 3.060 posizioni aggiuntive verranno eliminate attraverso accordi di esodo collettivi (per piloti e membri di equipaggio di cabina), e attraverso un Piano di esodo volontario (per il personale di terra). Non è prevista alcuna assunzione entro il 2022, i nostri apprendisti e gli studenti in alternanza studio-lavoro rimarranno quindi alla porta. Ugualmente, non è previsto il ricorso a contratti stagionali a tempo determinato per le prossime stagioni estive… Il sindacato Sud Aérien richiede il mantenimento dei posti di lavoro e della prevista assunzione di giovani.

Il settore chimico e quello industriale non sono da meno: 4.600 posti di lavoro tagliati alla Renault-France, sempre con un grande effetto sull’indotto. Annunciati 3.233 licenziamenti presso Nokia (Alcatel-Lucent) e 1.000 per l’azienda farmaceutica Sanofi. 1.000 posti di lavoro in meno anche per Hutchinson, sussidiaria di Total, specializzata in gomma industriale.

In tutto il paese, gli annunci di piani di ristrutturazione stanno aumentando nelle aziende più piccole …

Altri settori sono minacciati, come la stampa; il settore bancario continuerà a eliminare le sue agenzie, mentre nel settore pubblico il discorso sull’ennesimo ammodernamento dell’amministrazione segnerà senza dubbio un’accelerazione anche qui, con tagli di posti di lavoro, nonostante l’accordo recentemente sottoscritto per gli operatori della sanità pubblica!

Stesso andamento anche per le aziende piene di crediti d’imposta e sussidi! Certo, il calo di attività ha avuto un impatto su un buon numero di imprese, ma occorre valutare caso per caso: alcune grandi aziende approfittano della situazione generale per licenziare i lavoratori pur non essendo in deficit e hanno anche ottenuto un aiuto sostanzioso dallo Stato!

Queste sono chiaramente le “occasioni sorpresa” che alcune grandi aziende stanno cogliendo, pensando di nascondere con la crisi la loro politica opportunista di tagliare posti di lavoro per aumentare ancora di più i profitti e i dividendi per gli azionisti! Sanofi ha recentemente pagato 4 miliardi di euro di dividendi agli azionisti. La Renault riceve gli aiuti di Stato, la Nokia riceve gli aiuti pubblici, con il credito d’imposta sulla ricerca, con il CICE (il credito d’imposta concesso per ristrutturazioni “competitive”)… E nulla è richiesto in cambio del mantenimento dei posti di lavoro!

ABROGAZIONE DELLA RIFORMA DELL’INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE!

Il sostegno pubblico basato sulla solidarietà per i disoccupati è una questione centrale. La prima cosa da fare è garantire loro un reddito che consenta una vita dignitosa e quindi occorre rafforzare l’ammortizzatore sociale dell’indennità di disoccupazione. È la stessa idea sostenuta da Emmanuel Macron quando lo scorso marzo ha prorogato la cassa integrazione per evitare i licenziamenti dei lavoratori. Anche se non ha sufficientemente tutelato chi si trova in una situazione di lavoro intermittente, i lavoratori temporanei o a tempo determinato che sono finiti in disoccupazione o che percepiscono solo il RSA (reddito di solidarietà, una specie di reddito di cittadinanza), questo sistema ha consentito di limitare notevolmente la rottura sociale.

Anche se questo dispositivo è discutibile nel merito, e pone il problema su quale sia il suo finanziamento, nei fatti coperto dai lavoratori dipendenti tramite i contributi statali e Unedic, l’indennità di disoccupazione non è stata oggetto della stessa attenzione. C’è stato giusto il rinvio della seconda parte dell”ultima riforma, particolarmente distruttiva dei diritti dei disoccupati. Secondo i dati dell’UNEDIC (l’istituto incaricato in Francia di erogare le indennità), le conseguenze della prima parte della riforma entrata in vigore nel novembre 2019 sono, come si poteva prevedere, importanti. Si sono avuti infatti 20.000 rigetti mensili per iscrizione irregolare: si tratta di persone in cerca di lavoro che avrebbero dovuto avere diritto all’indennità con l’accordo del 2017. Sempre secondo l’UNEDIC, le conseguenze dell’attuazione della seconda parte della riforma saranno ancora più catastrofiche, citiamo: “Le nuove modalità di calcolo della retribuzione giornaliera di riferimento e della durata del diritto avranno un effetto significativo sull’indennità per le persone private del lavoro dal 1° settembre che non hanno lavorato in modo continuativo nei due o tre anni precedenti. Come promemoria, prima della crisi, abbiamo stimato che 850.000 iscritti sarebbero stati interessati da questa misura nel suo primo anno di applicazione: la loro indennità mensile sarebbe scesa da 905 a 708 euro in media al mese (-22%). Tra questi, i più colpiti sarebbero 190.000: riceverebbero un’indennità mensile ridotta del 50% (…) ”.

Si segnala infine anche il significativo aumento delle forme atipiche di disoccupazione (categorie B e C, ovvero il 40% del totale) dovuto ai contratti brevi, il cosiddetto lavoro intermittente per i quali l’indennità è molto bassa, addirittura a volte al di sotto del Reddito di Solidarietà. La riforma del 2019 avrà inevitabilmente un impatto significativo su queste categorie.

Di fronte a questa situazione, riteniamo che la soluzione ragionevole sia, assieme a massicci investimenti per creare occupazione non precaria (aumento dei salari, ecologia, servizi pubblici e riduzione dell’orario di lavoro), l’abrogazione definitiva della riforma dell’indennità di disoccupazione deliberata nell’estate 2019. Ciò consentirà ai disoccupati di beneficiare dei metodi di calcolo del tempo di lavoro precedentemente esistenti. I diritti devono inoltre essere estesi per tutta la durata di questa crisi, cioè già da almeno un anno. Per il regime generale, ciò corrisponde alla sospensione del conteggio dei periodi di compensazione fino alla fine della crisi.

Ciò significa:

• Per i lavoratori intermittenti dello spettacolo, ciò corrisponde a posticipare tutte le date di calcolo del diritto all’indennità per un periodo equivalente al periodo tra il 1 marzo e la data di riapertura di tutti i teatri, set cinematografici, studi, ecc.;

• I contratti a tempo determinato devono essere estesi almeno per la durata della crisi e tutti i contratti e le promesse di assunzione conclusi per il periodo in corso devono essere riconosciuti;

• Per le persone che vedevano scadere il proprio diritto all’indennità all’inizio di questa crisi, a seguito di tale estensione, i diritti devono essere rinnovati automaticamente, salvo richiesta del beneficiario.

• Per i nuovi che avrebbero potuto accedere ai diritti senza queste circostanze eccezionali, è necessario aumentare il periodo di riferimento di una durata equivalente a quella della crisi e abbassare la soglia per i diritti di apertura.

Inoltre, i periodi di maternità, malattia e congedo per malattia devono essere presi in considerazione incondizionatamente per la determinazione dei diritti di disoccupazione nei regolamenti corrispondenti all’attività abituale del lavoratore. Infine, va abrogato anche il decreto del 28 dicembre 2018 sul monitoraggio dei disoccupati. I diritti di tutti devono quindi essere rivisti.

Chiediamo anche un aumento delle indennità di disoccupazione, che contribuirà ad alimentare l’attività, con i disoccupati che consumano essenzialmente tutti i loro sussidi per vivere. Infine, è essenziale anche una nuova riforma che consenta di risarcire quei 6 disoccupati su 10 che non percepiscono o non percepiscono più l’indennità.

E LE NOSTRE RIVENDICAZIONI SU:

SALARI E LAVORO:

• Uno statuto del dipendente che consenta la continuità del reddito anche durante i periodi di inattività

• Ridurre l’orario di lavoro a 32 ore

• Salario minimo intercategoriale di 1.700 euro netti.

• Rivalorizzare le professioni femminili, tutte quelle che hanno mostrato la loro assoluta necessità nella crisi sanitaria

• Imporre l’uguaglianza professionale tra donne e uomini

• Creare un milione di posti di lavoro per il clima

CASA:

• Una moratoria sul pagamento degli affitti e degli oneri per gli inquilini in difficoltà o il cui affitto supera un quarto del loro reddito escludendo l’APL (l’Aiuto personalizzato per l’alloggio), nelle case dei lavoratori migranti e nelle residenze sociali, nelle residenze universitarie durante la crisi, e il nulla osta per rate non pagate e la proroga della tregua di sfratto fino al 31 ottobre (quando decorrerà la tregua invernale).

• niente sfratti abitativi durante questo periodo di crisi sanitaria!

• Abbiamo bisogno di misure per requisire alloggi vuoti, appartamenti affittati su piattaforme di tipo airbnb.

SERVIZI PUBBLICI

• Sono necessarie risorse reali per i servizi di sanità pubblica, così come negli EHPAD (le Residenze per anziani non autosufficienti), risorse umane e materiali che consentano cure, una politica di prevenzione, nelle città e nelle regioni e in particolare nelle periferie che hanno mostrato una grande vulnerabilità di fronte a questa crisi sanitaria.

• Abbiamo bisogno di una politica dei trasporti pubblici che consenta la mobilità delle persone precarie e prive di documenti in direzione di una politica di trasporto pubblico gratuito. Dobbiamo anche perseguire una politica dei trasporti pubblici orientata verso energie senza emissioni di carbonio, passando dalla strada alla ferrovia, al fine di avviare la transizione ecologica.

• Più in generale, abbiamo bisogno di servizi pubblici su tutto il territorio e che permettano un’adeguata assistenza agli utenti locali, con personale qualificato, bloccando il taglio di posti di lavoro, stabilizzando i precari, fermando la privatizzazione o il subappalto dei servizi.

E PER GLI STUDENTI?

Il governo ha annunciato un piano per l’occupazione giovanile, comprese le esenzioni dai contributi dei datori di lavoro che assumono giovani (fino a 1,6 volte il salario minimo). Si tratta di “vecchie ricette” che non hanno mai avuto un effetto significativo sull’occupazione e che soprattutto hanno contribuito a rendere povero il lavoro!

Solidaires Studenti ha reagito agli annunci del Primo Ministro e ha ribadito le sue richieste: la precarietà studentesca non può essere risolta con misure di questo tipo. Solidaires Studenti richiede l’allineamento dei costi di accesso alle mense per i corsi di scuola superiore a quelli della ristorazione universitaria. L’aumento di almeno il 20% dell’importo delle borse di studio. Il rapido lancio di un piano di costruzione di alloggi per ospitare il 10% degli studenti entro tre anni

IL 17 SETTEMBRE SCIOPERO E MANIFESTAZIONE

POSIAMO LA PRIMA PIETRA PER COSTRUIRE UNA SOCIETA’ GIUSTA, FEMMINISTA ED ECOLOGISTA

INSIEME, IN PIAZZA, RIUSCIREMO!