Al di là delle recenti contraddittorie dichiarazioni del sindaco Sala, che hanno giustamente suscitato l’indignazione di molte colleghe e colleghi, crediamo sia necessario riflettere senza pregiudizi ma in modo realistico e concreto su pregi e difetti dello smart working, che a nostro parere è uno strumento che non va né esaltato né demonizzato ma che sicuramente deve essere meglio regolamentato. Non dimentichiamo infatti che è uno strumento nato per essere utilizzato per periodi brevi e in situazioni particolari e non per essere, per lunghi periodi, la modalità di lavoro prevalente.
Partiamo dalla constatazione del fatto che con lo smart working, così come è oggi organizzato, l’azienda, nel nostro caso il Comune di Milano, risparmia e le lavoratrici e i lavoratori perdono. Infatti:
a. non percepiscono le indennità di turno, disagio, reperibilità e i buono pasto, che rappresentano voci significative nelle loro magre buste paga;
b. non possono utilizzare i permessi;
c. devono usare i propri strumenti di lavoro (computer, telefono, connessione);
d. perdono la socialità – l’incontro e il confronto con i colleghi e con gli utenti – che è un aspetto fondamentale del lavoro;
e. non possono partecipare attivamente alla vita sindacale. Dobbiamo inoltre considerare altri due importanti fattori:
f. con lo smart working diventa spesso difficile delimitare il tempo di lavoro dal proprio tempo libero e personale, e il lavoro tende a “colonizzare” tutta la giornata;
g. non tutti hanno le medesime condizioni abitative e famigliari: lo smart working in condizioni di sovraffollamento e di scarsità di strumentazione elettronica è sicuramente più stressante del lavoro in sede.
Alla luce di queste considerazioni crediamo che oggi ci siano le condizioni affinché, con tutte le precauzioni del caso e su base volontaria, chi lo desidera possa tornare al lavoro in sede per 2 o 3 giorni alla settimana a rotazione. Naturalmente a patto che vengano rispettate in modo scrupoloso le misure di sicurezza previste dal Protocollo recentemente siglato dall’amministrazione comunali con le organizzazioni sindacali. È poi necessario ricontrattare con l’amministrazione comunale regole, organizzazione e salario relativi allo smart working.
In particolare chiediamo:
1) che tutti, indipendentemente dalla modalità e dall’orario di lavoro che sono comandati a fare, tornino a percepire la indennità che percepivano prima dell’emergenza covid e i buoni pasto: il salario non può essere una variabile dipendente dalle decisioni organizzative dell’azienda;
2) che anche chi è in smart working possa utilizzare i permessi;
3) che nel premio incentivante la produttività relativo al 2020 vi sia un incremento a titolo di riconoscimento delle perdite economiche subite dalle lavoratrici e dai lavoratori nei mesi del lockdown;
4) che con le dovute cautele si possano convocare assemblee nei locali di proprietà comunale e in orario di lavoro.