11 giugno presidio regionale degli operatori/trici sociali davanti ad ANCI Lombardia

GIOVEDÍ 11 GIUGNO h 17:00 PRESIDIO REGIONALE DELLE OPERATRICI E DEGLI OPERATORI SOCIALI
C/O ANCI LOMBARDIA, VIA ROVELLO, MILANO

VOGLIAMO IL 100% e INTERNALIZZAZIONE

Le operatrici e gli operatori sociali svolgono un lavoro pubblico nelle scuole, nei centri diurni disabili, nei centri di aggregazione, nelle strutture d’accoglienza, nelle RSA e RSD (Residenze per Anziani o per Disabili), ma anche nelle case, nelle strade e in generale sul territorio. Questa pandemia ha reso evidente l’importante ruolo svolto, sia in presenza, nei delicati servizi rimasti aperti, sia a distanza.

Per colpa delle esternalizzazioni, degli appalti e dei bandi, si sono create discriminazioni verso le/gli utenti e le lavoratrici e i lavoratori. L’art. 48 del decreto CURA ITALIA fa intendere che si può arrivare a spendere anche il 100% per pagare i servizi resi tramite i lavoratori alle cooperative, alle aziende speciali, e dei vari Enti Gestori. Ma abbiamo incontrato Sindaci, Comuni e scuole che per risparmiare hanno tagliato le ore di educativa nel periodo di chiusura dei Servizi, creando discriminazioni: chi lavorava con un’utenza più grave si è trovato penalizzato sulle ore rendicontabili; ci viene chiesta una rendicontazione del lavoro frontale (che a distanza inevitabilmente è ridotto e concentrato), ma non si vuole tenere conto che il lavoro che svolgiamo si esplicita in modi differenti e con tempi dilatati, spesso superando di gran lunga il monte ore da contratto e sovrastando i nostri spazi vitali, poiché la fascia oraria di attività e confronto con utenza e famiglia si è allungata oltre gli orari normali di lavoro.

Che senso ha che i Comuni facciano un’Azienda Speciale che indice bandi a cui la stessa cooperativa partecipa e in un’area paghino il 20% delle ore, in un’altra il 50% a forfait e in un’altra dal 70 al 100%?

Il restante finisce in FIS (la cassa integrazione del settore sociale) che paga meno di 5 euro nette all’ora, gravando sulle spalle dei lavoratori che ci hanno messo il 100% di quello che potevano e sapevano e che, come altri, si sono dovuti inventare una nuova professionalità, utilizzando e usurando i propri pc, tablet, banda, stampante e materiale vario.

La gestione dell’estate e della sicurezza saranno i prossimi banchi di prova: è bene che siano affrontati senza penalizzazioni economiche alle spalle e con attenzione su qualità e senso dei Servizi, perciò insistiamo e insisteremo sul 100%.

Per la riapertura dei servizi e dell’anno scolastico si avrà bisogno di tutte le competenze e formazioni necessarie, di aumentare gli spazi per il distanziamento fisico, oltre che di più personale per garantire la qualità.

Va superata la precarietà nella scuola come in altri servizi (i precari sono circa 120.000).

Ma anche in altri servizi, appunto: quanti sono le/gli apprendisti e/o i lavoratori sotto inquadrati nell’assistenza scolastica o nelle strutture? Questi subtrattamenti hanno una logica di risparmio; ma come si può pensare che la qualità a queste condizioni sia garantita? L’ultima pietra dello scandalo sono le Centrali Cooperative che chiedono di non pagare l’aumento contrattuale di Aprile 2020 e le cooperative che, a ruota, riversano questo su lavoratrici e lavoratori. Tutto questo, nonostante, il 17 febbraio, al Ministero del lavoro, sia stato emanato il decreto direttoriale che valuta i costi del contratto e che dovrebbe essere impegnativo per tutte le parti, comprese le Committenze, che dovrebbero adeguare i capitolati con costi d’appalto o bando che sia, compresi quelli in essere.
L’assemblea regionale del 23 maggio ha indetto una giornata di mobilitazione con il presidio e la continuazione delle attività di protesta verso le Istituzioni, le Committenze, i firmatari dei contratti applicati ai lavoratori che svolgono servizi pubblici, ma che subiscono contratti che non corrispondono al loro ruolo e responsabilità (rispetto al trattamento dei lavoratori pubblici, i contratti delle coop. sociali, Uneba, Aninsei, sono inferiori di 2-3 euro all’ora e anche di più). Continueremo a denunciare che gli appalti e i contratti ciclici non garantiscono né continuità di lavoro, né continuità di reddito, due aspetti fondamentali da cui dipende la qualità dei Servizi. Le responsabilità sono delle Istituzioni: Stato, Regioni, Comuni e delle Cooperative e Imprese Sociali che, seppur in subordine, mantengono questi meccanismi. Per questo siamo contro le esternalizzazioni di Servizi pubblici.

  • Chiediamo il 100% dello stipendio anche attraverso l’ integrazione del FIS e/o della cassa in deroga;
  • Chiediamo al Parlamento, al Governo di annullare e sostituire le diverse forme di cassa integrazione (CIGOrdinaria, FIS, CIG in deroga, Fisba, e altre bilaterali) con un’unica Cassa integrazione di Quarantena che paghi il 100% o almeno l’80% del salario reale;
  • Chiediamo che l’anticipo del trattamento di cassa integrazione venga previsto da parte della azienda, della cooperativa e che in caso di difficoltà realmente motivate lo debba fare la banca, attraverso cui transita normalmente il pagamento dello stipendio, che già conosce Iban dei singoli lavoratori e che sono dipendenti (nel caso non si adegui, la banca perda per i prossimi tre anni ogni sgravio contributivo e fiscale);
  • Chiediamo di poter lavorare in Sicurezza e che ci sia fornita la formazione necessaria per la riapertura dei Servizi;
  • Chiediamo continuità di lavoro su tutto l’anno e continuità di salario.