Brasile: l’appello del sindacato CSP-Conlutas a sconfiggere Bolsonaro al ballottaggio

La vittoria di Jair Bolsonaro al primo turno delle presidenziali brasiliane era prevedibile dopo l’esclusione del grande favorito Lula, ma non con un tale distacco da Haddad, il candidato del Partido Popular. Potrebbe quindi diventare presidente un negazionista della dittatura, che vorrebbe fucilare i militanti della sinistra e ritiene gli afrodiscendenti dei subumani che «non servono a niente». Tuttavia i mercati hanno reagito con euforia al risultato del primo turno. La Borsa di San Paolo ha chiuso con un rialzo del 5,46% a 87.291, e il real si è rafforzato rispetto al dollaro del 3,67%. Il motivo è che Paulo Guedes, consigliere economico del fascioliberista Bolsonaro sarà, in caso di vittoria al ballottaggio, il futuro ministro dell’Economia. Guedes è un ultraliberista formatosi all’Università di Chicago e realizzerà, con il benestare di Jair Bolsonaro, un massacro sociale. Il suo programma è di «vendere tutto», ossia privatizzare tutte le aziende statali; ricalcolare le pensioni e rendere la Banca Centrale indipendente dal governo. Dulcis in fundo, ridimensionare i programmi sociali. 

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Comunicato del sindacato brasiliano CSP-Conlutas, membro della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta, che invita a impedire l’elezione di Jair Bolsonaro al ballottaggio che si terrà il prossimo 28 ottobre.

traduzione a cura di Sial Cobas

Bollottaggio in Brasile: occorre sconfiggere Bolsonaro sia nelle urne che nelle strade e rafforzare l’opposizione ad ogni governo che mette sotto attacco i nostri diritti!

Jair Bolsonaro e Fernando Haddad stanno per confrontarsi nel ballottaggio per le elezioni presidenziali il prossimo 28 ottobre. Le elezioni cadono in un momento in cui la classe operaia è in preda al disgusto per il livello di disoccupazione, di violenza e di corruzione in cui è arrivato il Brasile dopo 13 anni di guida del Partito dei Lavoratori e dopo l’amministrazione Temer. Nessuno riesce più a sopportare questa situazione.

Il sentimento generale di rabbia ha portato i lavoratori e i poveri in guerra. Assistiamo ad una terribile polarizzazione politica e sociale in quella che è una vera lotta di classe contro i poveri.

La classe lavoratrice sta cercando di respingere  gli attacchi sul mondo del lavoro e ai diritti sociali attraverso scioperi, rivendicazoni territoriali – sia dalle città che dalle campagne -manifestazioni per i diritti democratici ed altre azioni portate avanti da chi è oppresso o sfruttato. In particolare vanno menzionate le tante mobilitazioni delle donne che sono culminate in quella del 29 settembre 2018 quando si sono tenute manifestazioni imponenti con lo slogan “#elenão against Bolsonaro! Occorre menzionare anche l’incredibile sciopero, il più importante delle ultime decadi, che si è tenuto qualche settimana fa. Tutte queste forme di resistenza mostrano che la classe lavoratrice non è sconfitta, nonostante il peggioramento delle condizioni di vita.

Durante le elezioni Bolsonaro – un uomo che si dichiara sostenitore della dittatura e delle torture che ha perpetrato – ha tenuto posizioni razziste, sessiste e infamanti nei confronti dei poveri e dei brasiliani del nord-est: provocazioni che erano al servizio dei ricchi per diminuire i diritti sociali e dei lavoratori, minacciando di revocare le libertà democratiche e il diritto dei lavoratori di organizzarsi sindacalmente.

La cosiddetta “fine dell’attivismo” di cui parla Bolsonaro significa che farà tutto il possibile per toglierci il diritto di protesta e di sciopero per rivendicare terra, casa e diritti sociali. La repressione poliziesca è il modo in cui cercherà di far tacere le donne, i neri, i contadini, i nativi brasiliani, i senza dimora e la comunità LGBT.

Stiamo quindi assistendo ad una regressione proto-fascista, fatta di aggressioni, pestaggi e omicidi di persone che si oppongono a questa agenda escludente e oppressiva che vuole porre la parola fine alle libertà civili fin qui conquistate.

 E’ chiaro dunque che il nostro compito è sconfiggere Bolsonaro sia alle urne di questo prossimo ballottaggio, che nelle strade, dal momento che, se venisse eletto, predisporra una vera e propria repressione delle manifestazioni, degli attivisti e e delle libertà democratiche grazie al pieno supporto delle Forze Armate. E soprattutto per quest’ultimo motivo noi dobbiamo assolutamente sconfiggerlo.

Non lasceremo nessuno spazio perchè questo orribile programma di governo possa realizzarsi. Quindi, pur rispettando l’autonomia e la democrazia di ogni singola organizzazione dei lavoratori, invitiamo la classe lavoratrice a votare contro Bolsonaro.

Sottolineiamo che l’invito a votare 13 (il numero del Partito dei Lavoratori) nel ballottaggio per sconfiggere Bolsonaro è l’unica chance di impedire a lui e ai suoi alleati di prendere la presidenza della repubblica.

Ribadiamo che nostro principale campo di battaglia per sconfiggere sia l’agenda dittatoriale che quella concertativa sarà sempre l’azione diretta, l’autodifesa e la sfida aperta a queste agende politiche e ai loro rappresentanti. Vogliamo sottolineare che questo invito al voto non implica nessuna illusione o concessione al Partito dei Lavoratori, ai suoi alleati e alla loro visione concertativa contro le quali anzi ci siamo battuti per più di un decennio.

Per questi motivi noi ci atteniamo ancora rigorosamente all’indipendenza di classe e saremo, in caso di vittoria, all’opposizione del Partito dei Lavoratori fin dal primo giorno di insediamento.

In cima a questo orientamento sul ballottaggio c’è l’invito della nostra Federazione a tutte le federazioni sindacali e a tutte le organizzazioni sociali perché si prepari immediatamente uno sciopero generale. Si tratta della risposta necessaria agli annunci del Presidente Temer, che ha fatto intendere di voler far passare la Riforma delle pensioni entro la fine dell’anno. Uno sciopero generale si rende tuttavia necessario anche per il fatto che, chiunque vinca le elezioni, ci sarà un forte contraccolpo a scapito dei diritti dei lavoratori e dei diritti sociali perchè così vogliono i mercati. Per respingere questi attacchi dobbiamo lavorare perchè ci sia una chiamata allo sciopero coordinata e condivisa, come è stato per lo sciopero generale indetto da tutte le organizzazioni sindacali per fermare la riforma delle pensioni (“Reforma da Previdência: Se botar pra votar, o Brasil vai parar, de novo”!)

Chiaediamo a tutte le organizzazioni affiliate di portare questa risoluzione nei propri organi decisionali, di sottoporla alla propria base sindacale e ad altri movimenti sociali, per riuscire a costruire un’ampio fronte unitario di azione in grado di muoversi a partire dal ballottaggio per i diritti dei lavoratori e per i diritti sociali, in difesa delle libertà democratiche.

Mai più dittatura!

Vota 13 per sconfiggere Bolsonaro!

Opposizione ad un eventuale governo del Partito dei Lavoratori fin dal primo giorno!

Per uno sciopero generale contro chiunqua attacchi i nostri diritti!

Per l’immediato ritiro di tutte le riforme volute da Temer!

Sospensione immediata del pagamento del debito pubblico!

Per il lavoro, i salari, la terra e la casa!

Migliori salari, congelamento dei prezzi dei beni di prima necessità e dei servizi pubblici!

In difesa dei lavoratori statali e del Servizio Pubblico!

Prigione e confisca dei beni per tutti i corrotti e corruttori!

São Paulo, 11 Ottobre 11 2018.

CSP-Conlutas National Executive Secretariat