Traduzione a cura di Sial Cobas
28 aprile giornata mondiale della salute e sicurezza sul lavoro
Comunicato della Confederación general del trabajo (CGT)
I settori più colpiti dall’aumento degli incidenti sul lavoro sono:
- edilizia +14,6%
- attività amministrativa e servizi +10,9%
- agricoltura, allevamento, silvicoltura e pesca +6,9%
- settore alberghiero +5,8%
- industria manufatturiera +5,8%
- trasporto e logistica +5,2%
- commercio +4,1%
Sono dati che parlano da soli, perchè dimostrano che la maggior disumanità e disprezzo per la vita dei lavoratori/trici sono in quei settori in cui vigono condizioni di lavoro indegne, dove prevale il comando unilaterale dei padroni e l’impunità per le imprese.
Leggi come quella sulla Mutua per gli incidenti sul lavoro, il Decreto Reale di controllo dei ribassi di assistenza medica, il “bonus malo” o la Riforma del Lavoro del 2012 consolidano la via unilaterale da parte dei padroni per licenziare con la scusa dell’assenteismo, incrementare la produttività a scapito della salute e dimostrano di essere totalmente fallimentari per i lavoratori dipendenti, aumentando gli incidenti sul lavoro e incrementando il peggioramento della salute.
Una persona che si reca sul posto di lavoro ammalata è esposta a rischi ancora maggiori di quelli normalmente concernenti la propria attività, che spesso si sviluppa sotto rischi non controllati in anticipo. Governo e confindustria sono responsabili delle conseguenze.
L’aumento della precarietà, inevitabilmente, è un altro dei fattori che concorrono all’aumento degli incidenti sul lavoro.
Il costo del lavoro è quello che più vogliono tagliare le imprese, che quindi tendono sempre più ad esternalizzare parte della produzione e dei servizi. Tuttavia, è impossibile realizzare a costo zero una corretta politica di prevenzione dei rischi.
L’aumento della flessibilità, il sempre maggiore ricorso al lavoro a tempo parziale, la scarsa formazione o la costante intermittenza nel mentre si viene inseriti in un’attività lavorativa, la vulnerabilità giuridica del contratto di lavoro, la perdita di controllo sindacale e collettivo tra i lavoratori sono fattori di rischio evidenti che il capitale affronta unicamente mediante il sistema del ricambio continuo della manodopera all’interno di un regime di precarietà lavorativa.
La salute non è però solo benessere fisico. La salute va intesa come benessere fisico, sociale e mentale. Questa è la definizione più condivisa dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che tiene conto quindi dei rischi psicosociali. Una problematica ancora tutta da risolvere sia per le imprese che per L’Ispettorato del lavoro, che dovrebbe sanzionare ogni azienda che non analizzi questi rischi o non prenda provvedimenti per limitarli.
Nello stesso tempo, la Salute, la buona Salute, deve essere un compito di ognuno di noi; e spetta ad ogni lavoratore/trice il compito di non delegarla a nessuno, né al datore di lavoro, né agli esperti. La Salute non si vende, ma si difende ogni giorno ed in ogni momento.
Dobbiamo lavorare anche nei centri per l’impiego per cercare di metter fine a questo dilagare degli infortuni sul lavoro.
“Ningún empleo vale una Vida” “nessun lavoro vale una vita!”