Newsletter n. 3 a cura del Collettivo Prendiamo la Parola
Slai Cobas e Sial Cobas
Contratto Nazionale Funzioni Locali
Tanti capi e capetti, ma chi manda avanti la barca?
Una delle varie novità previste nell’ipotesi di accordo sul contratto nazionale delle Funzioni Locali è il rafforzamento delle Posizioni Organizzative.
In quest’ottica vanno lette e coordinate fra loro le norme della pre-intesa che attribuiscono agli enti locali la possibilità di fissare autonomamente, proprio come accade per i dirigenti, una percentuale non inferiore al 20% delle risorse destinate alle posizioni organizzative da utilizzare per le loro indennità di risultato.
Ciò significa che gli enti locali, come richiesto nell’atto di indirizzo del Comitato di settore, hanno ora lo strumento per potenziare la componente retributiva delle posizioni organizzative legata al raggiungimento dei risultati.
Altra novità su queste figure professionali è la possibilità di attribuire incarichi ad interim di altra posizione organizzativa vacante o assente a dipendenti già titolari di questa funzione, con l’attribuzione di specifica indennità aggiuntiva, cosi come già accade per i dirigenti.
In sostanza assistiamo ad un’evoluzione dell’area delle posizioni organizzative trasformandole in figure intermedie tra il dirigente e la struttura di riferimento, cui poter delegare funzioni dirigenziali che comprendono il potere di impegnare l’ente verso l’esterno. In tal modo diventa possibile individuare, nei regolamenti interni sull’organizzazione degli uffici e dei servizi, di figure professionali del tutto simili alla vice-dirigenza, pur non introducendola formalmente come autonoma categoria di rapporto contrattuale.
Ma è di ulteriori capetti che hanno bisogno i lavoratori? Secondo noi no! Non serve creare “nuove” figure dirigenziali di stampo clientelare, anzi dovrebbero essere ridotte di numero.
Serve assumere, in abbondanza, nuovo personale che possa affiancare una classe di lavoratori pubblici fra i più anziani d’Europa.
Notizie dal comune di Milano
DC entrate e Bilancio: facciamo il punto
Fra le vertenze attivate dalla Pecora Rossa, quella sulla DC Entrate e Bilancio ricorda molto quella tuttora aperta presso la DC Siad. Entrambe le vertenze vengono da lontano, per tutto il triennio passato in questi due settori abbiamo promosso assemblee ed agitato istanze atte a combattere una strisciante esternalizzazione fatta attraverso accelerazioni e smentite, strappi e ben poca concertazione. A riprova della poca utilità del metodo concertativo, oggi ancora più spuntato per via dell’irrigidimento del lato padronale, a distanza di anni siamo ancora qui a promuovere vertenze che condividiamo con altre sigle sindacali ma su cui siam lontani anche dal solo proporre uno strappo che possa quanto meno impensierire e quindi far ricredere la controparte.
Sanità e Welfare aziendale
Maledetti, si stanno giocando la sanità pubblica, la posta è la nostra salute
Per il 2018 il finanziamento è pari a 114 miliardi di euro, 1 mld in più rispetto al 2017.
L’aumento di 1 miliardo è sbandierato dal Governo come segno di attenzione alla sanità, ma si tratta di una cifra inferiore alle maggiori spese già imposte alle regioni: il rinnovo dei contratti e delle convenzioni è stimato valere circa 1,3 miliardi, cui si aggiunge il taglio di 604 milioni per coprire il gran rifiuto delle regioni a statuto speciale a partecipare al risanamento della finanza pubblica. Restano inoltre da quantificare i mancati introiti per le procedure transattive sul pay back farmaceutico a causa del contenzioso in atto. La strategia è quindi chiara: i tagli o i maggiori oneri sono decisi fuori dalla manovra di Bilancio, cosicché la manovra può essere dichiarata priva di tagli. E così continua il processo di erosione delle risorse messe a disposizione del Ssn.
Quindi è confermato nei fatti il progressivo definanziamento del sistema, che nell’ultimo decennio ha visto la perdita di 65 mila posti letto negli ospedali, la riduzione di 40 mila addetti in organico, dei quali 15 mila medici, oltre all’eliminazione di 35 mila precari, con l’età media del personale salita a 54 anni”.
Malgrado le carenze annose di personale e i carichi di lavoro sempre più gravosi, gli addetti rimasti riescono a garantire a prezzo di grossi sacrifici l’assistenza ai malati: basti pensare, che di media, l’orario di lavoro è salito da 36 (per contratto) a 44 ore settimanali, con gli straordinari diventati prassi quotidiana e spesso neanche più retribuiti per mancanza di risorse.
Diritto del lavoro
Cassazione: straining risarcito al pari del mobbing
Fonte: Studio Cataldi
Ed invero la sentenza giunge al culmine di una controversia che ha visto protagonista un impiegato di banca che per anni si era trovato a svolgere la propria attività lavorativa in ambiente del tutto ostile, divenuto poi oggetto di veri e propri comportamenti vessatori (invio di lettere di scherno da parte della banca), che di fatto hanno determinato nello stesso una condizione di assoluto stress proprio all’interno dell’ambito lavorativo, con conseguenze dunque anche sullo svolgimento della propria attività.
In base all’art. 2087 cod. civ. il datore di lavoro deve infatti garantire e tutelare l’integrità psico-fisica dei propri dipendente, adoperandosi con tutti i mezzi a sua disposizione affinchè in nessun modo si possano verificare situazioni che comportino la violazione della integrità psico-fisica del lavoratore.
Per finire vi invitiamo a partecipare alle manifestazioni per il 7 aprile giornata europea per il diritto alla salute a cui aderiamo come Pubblico Impiego in Movimento