Novità dalla Germania sul fronte della contrattazione sindacale: la IG Metall, il sindacato di massa dei metalmeccanici, dopo tre settimane di interruzioni dal lavoro e un paio di scioperi di avvertimento ha strappato nella contrattazione per il rinnovo del contratto un aumento salariale e una sperimentazione nel campo della flessibilità oraria che sembra venire incontro alle esigenze dei lavoratori.
Ma siccome non sono tempi in cui al movimento operaio soffia vento in poppa – neanche nella Germania dall’economia forte e dalla disoccupazione ai minimi storici – vediamo in cosa consiste l’accordo e quali sono i possibili punti deboli e fregature.
Quello siglato a Stoccarda per la regione del Baden-Wuerttenberg, dove si trovano gli stabilimenti di Daimler e Porsche, e presto estendibile a tutti 3,9 milioni di metalmeccanici tedeschi è un accordo-pilota: prevede un aumento in busta paga del 4,3% fino al 2020, e il diritto ad accorciare la settimana lavorativa a 28 ore, per un periodo dai 6 mesi ai due anni, allo scadere dei quali il dipendente dovrà tornare al regime delle 35 ore. La settimana accorciata potrà tuttavia essere chiesta più di una volta durante la carriera lavorativa. Chi avrà bisogno di occuparsi dei figli piccoli o di parenti malati o svolge un lavoro usurante non subirà neanche il taglio dello stipendio, a fronte del taglio delle ore. Un punto su cui sindacati e aziende si erano scontrati duramente. Negli altri casi, la compensazione al taglio di stipendio avverrà con un «bonus di tempo» (8 giorni di ferie a partire dal 2019) anziché con l’integrazione in euro chiesta dal sindacato. Si aggiunge all’una tantum di circa 100 euro, elargita a partire da aprile ma riferita al trimestre precedente.
Per contro, le aziende potranno aumentare la quota di dipendenti che vogliono allungare la settimana di lavoro a 40 ore, attraverso il lavoro a chiamata, abbattendo così il tabù delle 35 ore attualmente vigenti nel codice del lavoro tedesco. Inoltre, il padronato tedesco è riuscito a contenere l’aumento salariale ben al di sotto del 6% richiesto dal sindacato.
Ma il punto centrale di questa vicenda è forse la visione del mondo e dei rapporti di lavoro che lascia intravvedere per il futuro di tutti noi: «Una pietra miliare verso il mondo del lavoro moderno, in cui ciascuno potrà scegliere da sé», ha definito l’accordo il presidente del sindacato Jörg Hofmann. Che combacia come un calco con «la chiave di volta dell’impiego flessibile del Ventunesimo secolo» rivendicata da Rainer Dulger, presidente di Gesamtmetall, la federazione nazionale degli imprenditori.
In realtà non siamo dunque di fronte ad una riduzione dell’orario a parità di salario, ma all’elargizione di ferie per compensare la perdita di salario.
Un modello che fa scuola nella “locomotiva” dell’economia europea. Proprio, e ancora, il lavoro on demand è stato al centro della contrattazione dei ferrovieri di Deutsche Bahn appena chiusa con 6 giorni di ferie aggiuntivi e la riduzione dell’orario. Ma anche in questo caso l’aumento di salario si è limitato ad appena il 2,6 per cento.