CETA: firmato l’accordo di libero scambio UE-Canada. Ora opposizione nei parlamenti nazionali

ceta-3Arriva con tre giorni di ritardo la firma del Ceta, il trattato internazionale per la creazione di un mercato unico fra Canada e Comunità economica europea, dopo l’intoppo burocratico innescato dalla regione Vallonia (Belgio). Nella giornata di domenica il primo ministro canadese Justin Trudeau, il presidente del Consiglio europeo Donald Truck e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker hanno posto la firma congiunta del trattato, mentre un centinaio di manifestanti esprimeva il proprio dissenso di fronte la sede del Consiglio europeo. Un accordo che abolisce la dogana fra Bruxelles e Ottawa per un mercato unico transatlantico fra 29 paesi su due continenti. Il trattato entrerà in vigore con la ratifica dei due parlamenti, europeo e canadese, nei prossimi mesi. La sua applicazione sarà in ogni caso provvisoria e progressiva, in attesa che tutti i paesi dell’Unione europea ratifichino a loro volta il trattato nei rispettivi parlamenti.Un percorso che interesserà circa 38 fra assemblee regionali e nazionali, non senza altri possibili colpi di scena. Grazie infatti alla forte pressione dei movimenti sociali e delle Campagne Stop Ttip/Ceta, alcuni Governi europei e la Commissione Europea sono stati indotti a definire il CETA “accordo misto”, quindi con necessaria ratifica da parte dei Parlamenti nazionali. Un parziale risultato per la società civile europea e canadese, che rischiava di vedersi approvato un trattato così controverso e con competenze anche nazionali con la sola ratifica del Parlamento Europeo.

Gli anti-Ttip-Ceta ricordano che, la firma del 30 ottobre «E’ un dato di realtà, ma per l’approvazione definitiva ci vorrà il voto favorevole delle assemblee elettive di tutti i Paesi europei, Italia in primis. Per questo il 5 novembre ci mobiliteremo in diverse città italiane: per chiedere un dibattito pubblico e parlamentare sul Ceta , per chiedere che non venga approvata l’applicazione provvisoria che consentirebbe all’accordo di entrare in vigore anche prima delle ratifiche. Per chiedere, come campagna Stop Ttip, che il nostro Parlamento non  ratifichi l’accordo. C’è bisogno di un’ulteriore spinta dal basso, per evitare che scelte come quella che ha portato alla firma di oggi possa concludersi con conseguenze ancor più pesanti per i lavoratori e le nostre lavoratrici, i mercati locali, i piccoli produttori e le piccole e medie imprese. Oggi, come il prossimo 5 novembre, diremo #StopTTIP e #StopCETA. Per una politica economica e commerciale diversa».

«Non era poi così difficile», ha ironizzato il premier canadese Justin Trudeau poco prima di firmare, facendo riferimento al veto della regione Vallonia che aveva inizialmente bloccato l’adesione formale del governo belga al Ceta. L’opposizione del governo vallone, guidata dal socialista Paul Magnette, aveva innescato una lunga trattativa a livello europeo prima e intra-belga poi, accendendo le speranze del movimento anti Ceta-Ttip. Poi però risultato un nulla di fatto, con la redazione di un documento interpretativo sui punti più spinosi del trattato (in campo agricolo e in materia di arbitraggio fra Stati e multinazionali) rilevante più sul piano politico che su quello giuridico.

Con la creazione del mercato unico fra Canada ed Unione europea, inizia un nuovo processo di mondializzazione che renderà più agevole il commercio fra le due sponde dell’Atlantico, e che implica alcune modifiche in materia di produzione e di trasformazione alimentare, di protezione ambientale, nella regolamentazione del mercato del lavoro e dell’energia. Un processo che preoccupa non poche sigle sindacali, associazioni di consumatori e di rappresentanza del mondo contadino (su entrambe le sponde dell’oceano), le quali temono una maggior precarizzazione del mercato del lavoro e una minaccia per la democrazia. Con questo accordo, le multinazionali potranno citare in giudizio, in qualità di parte lesa, gli Stati che con un intervento legislativo ne limitassero interessi e profitti. Argomento sul quale dovrà ora esprimersi la Corte di giustizia europea. Un meccanismo noto come Investment Court System (Ics) che dovrebbe applicarsi anche su un altro trattato di libero scambio: il Ttip, in corso di trattativa e dalla portata economica decisamente più ampia, fra gli Stati uniti e l’Unione europea e che interesserà un miliardo di persone.

Il consumismo capitalistico, diventato efficientissimo nel produrre ricchezza, sta dilapidando il suo capitale più prezioso: i consumatori. Naturalmente la classe dirigente economica è perfettamente cosciente di quel che sta succedendo e constatato che l’economia moderna non funziona più molto bene rispetto al mondo in cui opera, invece di ripensarla come sarebbe logico, ha deciso di cambiare le regole del gioco (il Mondo) per non perdere la partita.

Se i problemi sono la produttività non adeguatamente remunerata e la sovra produzione (efficienza), il crollo della domanda interna (redistribuzione) e la scomparsa dell’inflazione (scarsità), le soluzioni sono: ulteriore produttività, con le riforme sociali e sul lavoro, l’imposizione di mercati sovranazionali con trattati economici (Ttip e Ceta) per soddisfare esternamente il disperato bisogno di consumatori che hanno i gruppi globali e il sostegno artificioso dell’inflazione con le politiche monetarie. Sull’efficacia di queste azioni correttive ognuno può farsi la propria opinione.