Dopo 18 mesi di negoziato, il 24 giugno è stata sottoscritta da Fim, Fiom, Uilm e Fincantieri l’ipotesi di accordo integrativo del più grande gruppo della cantieristica italiana. Un accordo peggiorativo e individualizzante, alla faccia del contratto collettivo aziendale! Nei prossimi giorni si riuniranno in tutti i cantieri le rappresentanze sindacali unitarie e voteranno l’ipotesi di accordo che, successivamente, sarà messa in votazione fra i lavoratori interessati attraverso il referendum con voto segreto. L’accordo unitario non è un valore in sè, i lavoratori hanno diritto a qualcosa di meglio! #OnVaMieuxQueCa
Comunicato del Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri, del 7 luglio 2016
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L’accordo riduce il salario e peggiora le condizioni di lavoro.
Per questo va bocciato.
Dopo 18 mesi di ‘trattative’ e decine di ore di sciopero, il 24 giugno FIM-FIOM-UILM hanno sottoscritto l’accordo proposto e voluto dal padrone-Fincantieri. E’ un accordo negativo per i lavoratori. Per 10 motivi.
1) Anzitutto perché, dalla prima all’ultima delle 109 pagine, dominano i seguenti comandi: è indispensabile “un deciso miglioramento degli standard di efficienza, produttività e flessibilità da perseguire a tutti i livelli e in tutti i siti aziendali”, e “aumentare la redditività aziendale è precondizione per erogare premio di risultato”. Per i prossimi 3-4 anni, quindi, l’azienda avrà mano libera nell’imporre tutte le ‘flessibilità’ che riterrà necessarie per accrescere la produttività del lavoro e i suoi profitti. Ci sarà, quindi, una forte crescita dei carichi e dell’intensità del lavoro, a fronte di un salario/stipendio sempre più incerti e variabili. Con l’intesa, FIM-FIOM-UILM hanno dato l’assenso preventivo a tutto ciò.
2) Perché questo è il primo integrativo in cui non c’è neanche 1 euro di aumento. Nessun consolidamento salariale avrà ricadute su paga oraria, trasferta, ferie, straordinari, malattia, tfr e pensione. Per i ‘lavori di saldo-carpenteria in spazi ristretti’ è previsto un aumento di 7 euro lordi (5 netti) al mese, meno di un’elemosina. Per tutto il resto, zero. C’è anzi una riduzione dei salari, in quanto i 70 euro che prima erano fissi e mensili, vengono ora dati solo come welfare con cadenza annuale, mentre nelle assemblee si era molto insistito sull’intoccabilità di questa cifra certa. Viene inoltre tagliato il trattamento di trasferta.
3) Perché c’è una ristrutturazione del premio di produzione che ne riduce l’ammontare (rispetto a oggi) e lo rende totalmente incerto e variabile. Il premio di produzione esistente fino al 2015 era, in sostanza, una quota certa del salario e aveva carattere collettivo. Il premio di risultato introdotto dall’accordo, invece, non dà alcuna certezza. È diviso in due: premio di efficienza e premio di partecipazione.
Il premio di efficienza è totalmente subordinato al raggiungimento di obiettivi produttivi prefissati in modo unilaterale dal padrone per le singole officine e riparametrato al rapporto tra tempo impiegato e tempo assegnato (cottimo collettivo). Ma come: non si era sempre detto che le commesse Fincantieri sfondavano di decine di migliaia di ore i budget preventivati? che erano sempre sottocosto e tempi di realizzazione sempre più impossibili?
Il premio di partecipazione, suddiviso a sua volta in “qualità” e “commessa”, è del tutto vincolato a obiettivi di redditività fissati in modo unilaterale dal padrone e misurati dall’indice di redditività EBITDA. Per capirci: nel 2015 l’indice è stato negativo, quindi 0 premio di risultato (salvo che per Bono&C.: per loro è sempre cuccagna). C’è solo un qualche premio solo con redditività superiore al 4%, per cui puoi spezzarti la schiena, raggiungere gli obiettivi prefissati, ma se la redditività dichiarata è sotto il 4%, non c’è nulla!
Inoltre il sistema dei parametri è complicatissimo, sicché il padrone potrà giostrarselo a modo suo per ridurre al minimo l’eventuale premio di efficienza, che è stato pensato in modo da differenziare cantiere da cantiere, officina da officina, lavoratore da lavoratore (è vincolato alle ore di presenza per cui penalizza chi si ammala o subisce infortuni, o ha la legge 104, o rimane incinta) per impedire rivendicazioni collettive.
Insomma, c’è un taglio certo dell’ammontare attuale del premio di produzione. E quel tanto di premio che si potrà raggiungere, inferiore ad oggi, si potrà raggiungerlo solo con più sudore e sangue di quello di oggi.
Per capi-officina, vice capi-officina, capi-prodotto e simili, poi, il premio previsto (Piano obiettivi gestionali) è totalmente individualizzato, così da spingere ognuno di loro a fare il più possibile il kapò sulla pelle degli operai per intascare qualche euro in più.
4) Perché tutti i premi per gli operai e per gli impiegati sono fissati all’interno di un sistema in cui i lavoratori non avranno alcuna voce in capitolo, mentre ci sarà la totale e unilaterale gestione aziendale.
5) Perché, a fronte del furto di salario operato da Fincantieri dall’aprile 2015 al giugno 2016 pari a 2-3.000 euro a testa, l’accordo prevede a saldo 550 euro lordi (poco più di 400 netti) e altri 500 in prestazioni di ‘welfare’ (servizi) che però nessuno sa oggi se e come verranno contabilizzati. La sola cosa certa è che si legalizza così un furto di salario di 1-1.500 fino a un massimo di oltre 2.000 euro a dipendente!
6) Perché sugli appalti non c’è assolutamente nulla di nuovo. Fincantieri ha ingigantito il sistema degli appalti e sub-appalti con forme di sfruttamento estreme e consistenti presenze di proprietà e metodi mafiosi. La soluzione più vantaggiosa per tutti i lavoratori è quella di massicce nuove assunzioni in Fincantieri. Ma nell’accordo, a riguardo, ci sono solo chiacchiere vuote. Se ci sarà qualche cambiamento nella giungla degli appalti (ne dubitiamo), sarà solo a vantaggio delle agenzie interinali.
7) Perché l’accordo apre a deroghe al ccnl sulle ‘flessibilità’, come la mensa a fine turno e la quarta timbratura, da sempre osteggiate dal sindacato e dai lavoratori in quanto comportano un aumento dello sfruttamento e un aumento del controllo.
8) Perché in nome della “piena integrità e segretezza della conoscenza aziendale” vengono inaspriti i controlli informatici e personali sui dipendenti – lo chiamano “controllo imparziale positivo”! – e autorizzati nuovi impianti audiovisivi di controllo.
9) Permessi. Fincantieri pretendeva il totale azzeramento delle 104 ore di permessi; l’accordo si limita a cancellare i permessi per ‘indisposizione’. Come mai? L’azienda ha fatto un passo indietro? No, perché con le regole fissate per il premio di risultato, ogni operaio/impiegato sa che se si assenta, perde una quota dell’eventuale premio; quindi prima di chiedere un permesso, ci penserà due volte. E’ un altro modo per ottenere lo stesso risultato: l’allungamento dell’orario di lavoro, invece della sua riduzione.
10) “Nuovo sistema di relazioni industriali” : ossia? Vengono create un po’ di ‘Commissioni paritetiche’ padrone-sindacati prive di potere, dal momento che gli obiettivi, i parametri, i criteri, le flessibilità, i controlli vengono decisi unilateralmente da Fincantieri. Al più il padrone darà informazioni su ciò che ha già deciso, ma con l’obbligo di tenerle segrete per non danneggiare l’azienda: acqua in bocca, ‘ragazzi’ sindacalisti!
Insomma non c’è una ragione di numero per dire: è un accordo migliorativo, o almeno decente. É un accordo di capitolazione di FIM-FIOM-UILM davanti al padrone, tant’è che la FIOM fa sapere di averlo firmato solo per evitare un nuovo accordo separato… E tutto ciò in presenza di un’azienda che sbandiera ai quattro venti un pieno di commesse e di affari!
Lavoratori, lavoratrici,
ora tocca a voi dire la vostra. Nonostante l’esca dell’una tantum, noi vi invitiamo a bocciare l’accordo. Se l’approvate, infatti, sottoscrivete il peggioramento delle vostre condizioni e di quelle degli operai degli appalti, che sono stati sempre solidali, per i prossimi 3-4 almeno.
Una prima bocciatura è arrivata dai delegati FIOM di Monfalcone: “non ci sembra il caso di firmare un accordo al ribasso che peggiora le condizioni dei lavoratori”. Ma non sarà l’unica e l’ultima. In questi anni hanno dettato legge i padroni; è venuto il momento che a ‘parlare’ chiaro e forte con la propria lingua, la lingua dei bisogni e dei diritti operai, la lingua della lotta, siano, come in Francia, i lavoratori!
Marghera, 7 luglio 2016 (cicl. in prop.)
Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri
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piazzale Radaelli, 3 – Marghera