Mercoledì 29 giugno è stata depositata a Parigi una denuncia senza precedenti contro una società francese per “complicità in crimini di guerra” e “omicidio colposo” nella Striscia di Gaza. La denuncia è importante perché mira a stabilire la potenziale responsabilità dell’azienda francese nella morte di tre bambini palestinesi nell’estate del 2014, durante l’operazione israeliana “Margine protettivo”. Un’operazione durante la quale sono stati uccisi quasi 2.100 palestinesi. Questa società all’epoca si chiamava Eurofarad, oggi Exxelia Technologies. Un componente della sua produzione, chiamato “Rilevatore di posizione a effetto Hall”, è stato trovato tra le macerie del missile israeliano che ha distrutto la casa della famiglia Shuheibar il 17 luglio 2014. Il Trattato sul commercio delle armi vieta agli Stati di esportare armi, ma anche componenti, che potrebbero essere utilizzati per commettere crimini di guerra. “L’industria di armamenti francese non può sottrarsi alle sue responsabilità morali e giuridiche. La vendita di attrezzature utilizzate per commettere crimini di guerra deve essere severamente punita.”
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FRANCIA, FAMIGLIA DI GAZA FA CAUSA AD AZIENDA. “FABBRICÒ I SENSORI PER I MISSILI DI ISRAELE CHE UCCISERO I NOSTRI BAMBINI”
di Leonardo Martinelli, dal sito Invicta Palestina, del 29 giugno 2016
Presentato a Parigi un ricorso contro l’impresa Exxelia Technologies, produttrice di quel componente, per “complicità in crimini di guerra” e “concorso in omicidio involontario”. Nell’attacco morirono tre ragazzini
Era il 17 luglio 2014. Nella casa della famiglia Shuheibar, in un quartiere densamente popolato di Gaza, si stava preparando la festa prevista alla sera, quella della rottura del digiuno del ramadan. In quella residenza abitavano i fratelli Tareq e Wissam, con le loro consorti e i figli. I più piccoli si trovavano sul tetto, a dare da mangiare ai colombi.
Ma proprio in quel terribile momento un missile inviato dall’esercito israeliano si abbatté sopra la casa. Tre bambini morirono, altri due furono gravemente feriti. Gli Shuheibar non hanno mai dimenticato. Quel giorno raccolsero i resti del missile. E in uno di quei pezzi metallici lessero tre parole: “Eurofarad-Paris-France”. Si trattava del sensore, fabbricato da un’impresa francese. Assistita da una Ong francese (l’Acat, Action des chrétiens pour l’abolition de la torture), la famiglia palestinese ha presentato mercoledì a Parigi un ricorso in giustizia contro l’impresa produttrice di quel componente per “complicità in crimini di guerra” e “concorso in omicidio involontario”. È un procedimento altamente simbolico.
L’estate 2014 fu quella dell’Operazione margine di protezione, innescata dagli israeliani: in appena 50 giorni, nella loro caccia ai guerriglieri di Hamas e di altri gruppi terroristici, uccisero più di 2mila persone. E anche tanti, tantissimi civili, in certi casi bambini, come nella famiglia Shuheibar. Riguardo proprio a quel caso specifico, secondo diversi testimoni interrogati dalla commissione d’inchiesta del consiglio dei diritti dell’uomo dell’Onu, nessun guerrigliero si trovava nell’abitazione, né nelle prossimità. E nessun segnale era stato lanciato a quei civili per avvertirli in precedenza del bombardamento.
Eurofarad (diventata nel frattempo Exxelia Technologies) è una piccola società francese, produttrice di componenti elettronici, non necessariamente utilizzati dall’industria delle armi, ma che in quel settore può contare diversi dei suoi clienti. Fa parte del gruppo Exxelia, che, colto di sorpresa dall’iniziativa legale, non ha ancora reagito ufficialmente.
Il ricorso vuole determinare se l’azienda francese abbia venduto il suo componente direttamente al fabbricante israeliano, se era consapevole dell’utilizzo che ne sarebbe stato fatto e a quale data è stata effettuata la transizione. “Già dal 2009 – si legge nella documentazione del ricorso – erano noti a tutti i sospetti che gravavano sull’esercito israeliano sulla possibilità di commettere crimini di guerra”.
“Credo che bisognerebbe aver vissuto da una decina d’anni isolati in una grotta, per non sapere quello che è successo nella striscia di Gaza e ciò che vi hanno fatto gli israeliani – sottolinea Ingrid Metton, avvocato difensore della famiglia Shuheibar a Parigi -. Ecco, vorremmo che i dirigenti di Exxelia Technologies si esprimessero dinanzi ai giudici per dire se non hanno avuto problemi e se non si sono fatti qualche domanda al momento di vendere dei sensori a un fabbricante d’armi in Israele”.
“Dispiace che l’impunità palese per crimini di guerra commessi a Gaza crea vittime che devono essere difese dalla giustizia francese”, ha osservato Joseph Breham, un avvocato dello studio Ancile-avocats, secondo la sua compagna, la signora Ingrid Metton, “L’industria di armamenti francese non può sottrarsi alle sue responsabilità morali e giuridiche. La vendita di attrezzature utilizzate per commettere crimini di guerra deve essere severamente punita.”
“Al di là del caso di Exxelia Chiediamo alla Francia di prendersi le sue responsabilità, ha svolto un ruolo di primo piano nello sviluppo e nell’attuazione del Trattato sul commercio delle armi”, ricorda Helene Legeay, responsabile presso ACAT del progetto Maghreb/Moyen-Orient.
Questo trattato vieta agli Stati di esportare armi, ma anche componenti che potrebbero essere utilizzati per commettere crimini di guerra. “Invece di congratularsi per vendere armi a paesi che commettono gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario, la Francia dovrebbe garantire in futuro che non si riesca a trovare un solo pezzo di produzione Francese su siti che affrontano crimini di guerra. “
Due anni dopo “L’Operazione Margine Protettivo”, le autorità israeliane non hanno ancora condotto indagini credibili sugli attacchi illegali diretti contro i civili. Questo ultimo esempio di impunità è emblematico dell’evidente fallimento di Israele a rispettare l’obbligo internazionale di rispondere sulle gravi accuse di violazioni dei diritti umani e garantire la giustizia e il risarcimento per le vittime degli attacchi militari illegali.
Israele ha rifiutato o omesso di svolgere indagini credibili in centinaia di casi.
I crimini contro i quali si batte l’ACAT :
- Torture, pene o trattamenti inumani, crudeli o degradanti.
- Esecuzioni capitali giudiziarie o extragiudiziarie
- Sparizioni
- Crimini di guerra, crimini contro l’umanità, genocidio
Contatti :
- Pierre Motin, ACAT, 01 40 40 40 24 / 06 12 12 63 94 pierre.motin@acatfrance.fr
- Me Joseph Breham et Me Ingrid Metton, cabinet Ancile-avocats, 01 44 54 46 33