1° Maggio a Taranto: sì ai diritti, no ai ricatti

1 maggio taranto

Dopo il grande successo delle due passate edizioni torna il Primo Maggio di Taranto, evento interamente autofinanziato, creato dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, un gruppo di operai e cittadini formatosi a seguito del sequestro degli impianti inquinanti dell’Ilva nel 2012.

La direzione artistica, anche quest’anno, è guidata dell’attore tarantino Michele Riondino con il prezioso contributo di Roy Paci. A condurre l’evento saranno la giornalista Valentina Petrini, Valentina Correani, Andrea Rivera e Mietta.
Numerosi sono gli artisti che hanno abbracciato il progetto e aderito all’iniziativa a titolo gratuito. A partire dalle ore 14.00 si alterneranno sul palco del Parco Archeologico delle Mura Greche: Francesco Baccini, Officina Zoè, Iosonouncane, Andrea Rivera, Velvet, Ilaria Graziano & Francesco Forni, Brunori Sas, Diodato, Bud Spencer Blues Explosion, Subsonica, LNRipley, Roy Paci Aretuska Allstars, NoBraino, Marlene Kuntz, Caparezza, Fido Guido, Bestierare.

La giornata, però, non avrà inizio con il concerto. A partire dalle ore 9, sempre al Parco Archeologico, si terrà un dibattito che verterà sui temi principali del documento politico della manifestazione. Si parlerà di ingiustizia; di chi non solo ha perso i propri cari a causa dei reati ambientali e dell’illegalità ma non ha trovato conforto neanche nello Stato. Il filo conduttore dell’evento, d’altronde, non è solo la musica. Il tema della passata edizione è stato: “Futuro, ma quale futuro?”, spunto per una riflessione su quelle che possano essere le strade da percorrere per ridare dignità a questo territorio e ai suoi abitanti. Il tema di quest’anno è: “Legalità; quale giustizia?”. In un’Italia in cui si tutelano i poteri forti, politici e mafiosi, ma si condannano gli studenti che manifestano per il diritto alla vita e alla legalità. “Legalità”, parola non più legata al senso di giustizia, di etica e di partecipazione popolare ma dietro la quale garantire l’interesse di pochi a scapito dei diritti della maggioranza.

Gli artisti che hanno sposato la causa saranno il pretesto per raccontare i mali più profondi dell’Italia e di cui troppo spesso nessuno parla. Taranto è il luogo simbolo per eccellenza di tutto questo. Sarà il Primo Maggio della Terra dei Fuochi, di chi si oppone alle trivellazioni petrolifere, di chi prova a fermare lo sperpero di denaro pubblico per il Tav e l’Expo, di chi dice no alla prevaricazione militare in Sicilia nella vicenda Muos. Ci sarà chi lotta tutti i giorni per vedere affermato nelle aule dei tribunali i propri diritti ma che, ad oggi, non trova giustizia: da Taranto a Casale Monferrato e la vicenda Thyssen.

Tra il dibattito e il palco, si alterneranno le Mamme della Terra dei Fuochi (che per prime hanno denunciato il disastro ambientale causato dalla camorra), i No al Carbone e l’Associazione Antiracket e Antimafia di Brindisi con il progetto “Il silenzio è dolo” che vedrà salire sul palco Marco Ligabue e Othelloman. Sul palco saliranno intellettuali, persone che hanno pagato sulla loro pelle le conseguenze dei reati ambientali, diventandone testimonianza, e altre simbolo del cambiamento possibile e concreto anche in territori difficili. Sarà Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, a ripercorrere la storia dei decreti salva Ilva; di come si sia fatto in modo che l’ingiustizia “privata”, perpetrata dalla famiglia Riva, proseguisse anche ora che è il “pubblico”, lo Stato, a gestire l’azienda. Salirà sul palco e interverrà al dibattito anche il sindaco di Messina Renato Accorinti, espressione di una esperienza amministrativa che è stata in grado di unire le associazioni civiche per lavorare insieme, nonché primo oppositore al progetto ponte sullo Stretto.

Ci sarà anche don Palmiro Prisutto, parroco di frontiera che nella sua Sicilia è in prima linea contro il petrolchimico del “triangolo della morte”, Gela-Augusta-Priolo. Con Giovanni Grieco i riflettori si accenderanno sulla condizione della Basilicata in seguito alle trivellazioni petrolifere. Racconterà la sua storia di pastore che ha perso tutto a causa dell’inquinamento (salirà sul palco insieme aGaetano Pecoraro, giornalista di La7 che per primo ha raccontato il dramma delle trivellazioni in Lucania). Con Raffaella Ottaviano, invece, sarà protagonista la società civile che ha vinto la battaglia contro la camorra.

La sua storia ha permesso che la legalità (quella vera) trionfasse a Ercolano. Lo scorso 2 giugno è stata insignita con il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica dal Capo dello Stato. Interverranno, inoltre, alcune persone (soprattutto giovani) che hanno deciso di restare a Taranto, investire su loro stessi contribuendo a costruire una economia alternativa basata sull’ecosostenibilità. L’esempio più eclatante sarà quello di Gianpaolo Cassese, amministratore della società F.lli Cassese proprietaria della Masseria Del Duca. Una impresa agricola e zootecnica completamente autosufficiente dal punto di vista energetico e che produce a Taranto il primo olio 100% ecosostenibile in Italia. Infine, non mancherà un riferimento all’accoglienza e alle storie dei tanti immigrati che giungono sulle coste del Sud e che trovano a Taranto fratellanza e ospitalità.

Taranto è l’emblema dei reati ambientali e diritti negati: dal diritto alla salute a quello a un lavoro che non uccida se stesso e gli altri. Saranno queste le domande intorno alle quali si svilupperà l’evento:
È legale permettere, attraverso lo strumento normativo, la distruzione di un territorio, l’avvelenamento di luoghi e persone?
Un tumore è più accettabile, se la causa che l’ha indotto è resa legale da una legge?
È legale negare la possibilità di costituirsi parte civile per il risarcimento di un danno subito? È legale condannare chi manifesta pacificamente per i propri diritti?

La politica ha utilizzato gli strumenti normativi a sua disposizione per rendere tutto ciò legale ma non certamente giusto.
È proprio da questo sentimento profondo di “giustizia violata” che si vuole ripartire per costruire tutto ciò che hanno cercato di distruggere: i nostri territori, le nostre aspettative, le nostre stesse vite e quelle delle generazioni future.
Si comunica che proprio per avere risposte a queste domande e per aprire un dialogo con le istituzioni, il Comitato ha invitato ufficialmente al dibattito il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti. Il Ministro ha già declinato l’invito.

Il Primo Maggio di Taranto è nato tre anni fa per una volontà precisa: ricordare insieme le morti bianche e le morti nere. Le prime sono quelle dei lavoratori, soprattutto operai, che hanno perso la vita sul posto di lavoro. Le seconde sono quelle dei malati di cancro, di coloro che hanno perso la vita respirando e ingerendo gli inquinanti. La morte di chi lavorava per vivere e quella di chi, in città come Taranto, è stato contaminato nelle viscere affinché la fabbrica potesse continuare a produrre. Sono martiri, tutti allo stesso modo e spesso neanche distinguibili davvero in categorie, visto che i lavoratori sono i primi a pagare le conseguenze dell’inquinamento.

A Taranto il Primo Maggio nasce per una necessità: dare seguito a una nuova scala di valori che non subordina più la vita al lavoro. E’ proprio per questo che la sua organizzazione non deve poggiare sui facili aiuti di grossi gruppi industriali o politici. E’ per questo che la natura dell’evento deve restare popolare. Una scelta che rappresenta la prima, grande, vera differenza con il concerto romano, che già nell’organizzazione vede protagoniste le tre sigle sindacali, Cgil, Cisl e Uil, colpevoli quanto altri dei tanti silenzi che hanno avvolto i più gravi reati ambientali di questo Paese.

Non è su questo, però, che intendiamo porre l’accento. Quello che veramente ci lascia senza parole è che, nonostante per quel concerto vengano spesi migliaia e migliaia di euro dei lavoratori (incassati attraverso le tessere), non si sia in grado neanche di marcare le differenze con chi ha grosse responsabilità su tanti disastri ambientali in Italia. Non ci aspettavamo che venisse fatto eco su quel palco ai danni causati dalle fabbriche inquinanti, sarebbe stato chiedere troppo a chi continua a credere che l’Ilva possa diventare “ecocompatibile”. Neanche, però, che da quel palco venisse fatta pubblicità all’Eni, sponsor dell’evento. Mentre a Taranto don Prisutto racconterà il dramma del “triangolo della morte” (Priolo, Augusta, Melilli) in Sicilia, dove la presenza del petrolchimico ha condizionato la vita di migliaia di famiglie, a Roma si ballerà anche grazie ai soldi dell’Eni.

E’ grave, a nostro avviso, anche il fatto che si faccia pubblicità a una banca, la Unipol, anch’essa tra gli sponsor. Il cattivo funzionamento del sistema bancario è alla base della crisi che vivono migliaia di lavoratori e le loro famiglie. Pur non volendo attribuire responsabilità specifiche alla citata banca, riteniamo sia quantomeno inopportuno che si “attinga” a quel mondo, che tanto male ha fatto alla classe media italiana.
Tanto vi dovevamo per dare seguito, soprattutto, a un obbligo morale di informazione.

Si ricorda che il Primo Maggio di Taranto non gode di contributi pubblici di istituzioni, partiti politici o multinazionali. Tutto è costruito grazie alle donazioni, alla generosità di tutti coloro che percepiscono l’importanza di un evento così. Chiunque voglia dare il proprio contributo può farlo seguendo le indicazioni che troverà sul sito internet www.liberiepensanti.it.

ALCUNI DATI SULLA SECONDA EDIZIONE DEL PRIMO MAGGIO DI TARANTO

100.000 le presenze

9 milioni di tweet

150 testate accreditate

250.000 utenti in streaming