Loi Travail approvata senza voto del parlamento

Da Milano In Movimento del 24 luglio 2016

Alla fine è successo.
Il governo socialista del tandem Hollande-Valls è riuscito a far approvare la contestatissima Loi Travail. Una misura che tanti definiscono un Jobs Act in salsa francese.
Pur di ottenere l’approvazione della misura sul mondo del lavoro il governo socialista è ricorso all’articolo 49.3 della Costituzione che consente di far passare la legge senza il voto del Parlamento.
Sulla vicenda della Loi Travail è la terza che Valls fa ricorso all’articolo 49.3 in modo da bypassare completamente il dibattito e le contestazioni parlamentari.

L’approvazione è arrivata in una Francia prostrata dalla carneficina di Nizza (84 morti e più di 300 feriti) del 14 Luglio che ha fatto crollare l’ondata di ottimismo seguita al fatto che gli apparati di sicurezza fossero riusciti a far svolgere senza attentati gli Europei di calcio (nonostante le tensioni sociali e quelle tra tifoserie).
Il governo ha immediatamente esteso lo stato d’emergenza. Una misura fortissima che tenta in ogni modo di soffocare il dibattito e l’agibilità politica nel paese transalpino.
A questa situazione vanno ad aggiungersi la morte del giovane Adama Traoré durante un fermo di polizia.

Le lotte sociali contro la Loi Travail sono iniziate a Marzo quando era stata presentata una prima versione, ancora più dura, della legge.
Dopo un trattativa la legge è stata “alleggerita” portando alla sua accettazione da parte del sindacato “riformista” CFDT.
Il maggiore sindacato di Francia, la CGT, si è però schierata contro il progetto.
Ne sono seguite 12 giornate di mobilitazione nazionale che hanno visto, seppur con mille contraddizioni, una forte sinergia tra forze sindacali e movimento degli studenti e dei precari.
Si è assistito al blocco dei porti, delle centrali elettriche e delle centrali nucleari.
Le Forze dell’Ordine hanno dovuto spesso intervenire per sciogliere i blocchi degli scioperanti.
Le attenzioni dei media, come al solito, sono andate tutte agli scontri di piazza, ma l’elemento più importante è stato che la base sindacale ha mostrato comportamenti di lotta estremamente radicali che in qualche modo hanno trovato legittimazione politica da parte della CGT e simpatia e appoggio di una larga fetta della popolazione.
A questa simpatia ha contribuito anche il discredito e l’impopolarità in cui versa la presidenza Hollande.
Nonostante la forza delle mobilitazioni, in tutto e per tutto simili a quelle che, nella Primavera del 2006 bloccarono una manovra simile voluta dal governo di destra (all’epoca il progetto si chiamava CPE – Contrat première embauche) la Loi Travail è stata approvata, sintomo evidente che, in Francia come in Italia, là dove non sono riusciti i governi di destra (vedi la durissima battaglia del 2002 sull’articolo 18 e contro il governo Berluconi) riescono i governi di “sinistra” ormai ridotti a meri esecutori delle politiche neo-liberiste.

L’aspetto più controverso della Loi Travail è l’articolo 2.
Una disposizione che introduce la possibilità, da parte delle aziende, di oltrepassare i contratti nazionali per far vincere il ruolo della contrattazione aziendale e interna.
Contrattazione aziendale che spesso e volentieri, vista la debolezza sindacale sui territori, tenderà a rendere peggiorativi gli accordi.
Un altro elemento è la semplificazione dei licenziamenti economici.

Una legge in tutto e per tutto simile al Jobs Act di renziana memoria.
Concentrati nella richiesta di maggiore sicurezza, i cittadini europei continuano dunque a perdere diritti.

Pubblicato da Matteo, il 24 luglio 2016