Strage in fabbrica: 17 anni fa l’inferno ThyssenKrupp

Il 6 dicembre 2024, anniversario della strage della ThyssenKrupp, è per le lavoratrici e lavoratori e per tutti le cittadine e cittadini democratici un giorno di lutto. A latere di questa triste giornata un segno di attenzione da parte della Presidenza della Repubblica.

Riceviamo e pubblichiamo il testo a firma di Vito Totire, portavoce della Rete nazionale lavoro sicuro.

Diciassette anni fa si consumava la strage operaia della ThyssenKrupp a Torino; un episodio dei tanti ormai di una “guerra non dichiarata” ma agita da una organizzazione capitalistica del lavoro finalizzata al profitto a tutti i costi; dopo quella di Torino tante altre si sono verificate nonostante il varo nel 2008 di un testo unico sulla sicurezza (decreto 81/2008) a cui qualcuno ha attribuito un ruolo salvifico che invece, come era prevedibile, di per sé, non ha avuto; non bastano le “leggi buone ma sulla carta”; va detto, se non vogliamo dare spazio a pericolose amnesie politiche, che la legge 833/1978 prevedeva che un testo unico fosse varato entro il 31.12.1979 ma il ceto dei decisori politici aveva, evidentemente, altro di cui occuparsi; “destino” analogo si è concretizzato per l’ipotetico “testo unico sull’amianto” proposto da una maggioranza parlamentare di centrosinistra… proposto appunto ma mai discusso né approcvato nonostante che i proponenti potessero appunto contare sulla maggioranza! dopo la strage di Torino tante altre hanno insanguinato l’Italia mettendo a nudo un quadro terribile di omissione di misure di prevenzione , di incuria, di cinismo e di lacrime del giorno dopo; la situazione è drammatica : a lavoratori e lavoratrici viene negato il diritto alla prevenzione primaria ma anche a quella secondaria e terziaria e persino il diritto ai risarcimenti stante che certi danni non sono mai davvero “risarcibili” (VEDI LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA E RELATIVA RISPOSTA ; come RETE NAZIONALE LAVORO SICURO sosteniamo appunto la istanza di un lavoratore della ex-Ilva di Taranto che ha scritto recentemente raccontando la sua esperienza all’on. Sergio Mattarella ; la presidenza della Repubblica ha risposto con grande tempestività condividendo i due contenuti principali della missiva : la lacunosità delle misure di prevenzione primaria e la insostenibile lunghezza dei processi che ha comportato , per il lavoratore vittima di un evento acuto devastante, di non aver ancora ottenuto il “risarcimento” per quanto stabilito da tribunale civile; dunque niente prevenzione primaria, né secondaria, nè terziaria ma neanche “risarcimenti”; ci chiediamo cosa sarà di tutte le altre vittime sia quelle dello stillicidio mortifero quotidiano o pluri- quotidiano sia quello delle stragi collettive ; per menzionarne alcune prima e dopo la ThyssenKrupp : Ravenna (Mecnavi 1987 ) , Ravenna (elicottero Agip 1990 ) , Modugno (fuochi artificiali, 2015) , Mineo ( gestione rifiuti, 2008) , Brandizzo (ferrovie, 2023 ) , Casalbordino (esplodenti, 2020 ), Lamina Milano (azienda galvanica, 2018) , morti operai crollo gru (Torino 2021), Gioia del colle (gas azienda vinicola, 2023 ), Esselunga Firenze (edilizia, 2024 ), lago di Suviana (comparto energetico 2024), Toyota 2024, Casteldaccia (Palermo-gestione rifiuti, 2023 ) Ercolano (fuochi artificiali, 2024 ) …una lista “infinita” a cui si associa oltre ai morti per eventi acuti (1500 nelle statistiche ufficiali contraddette sia da indagini epidemiologiche che dal lavoro eroico di Carlo Soricelli) anche i morti per malattie professionali : probabilmente tremila persone all’anno per gli effetti oncogeni dell’amianto e tanti altri sempre per esposizione a cancerogeni ( migliaia di “casi” se comprendiamo i “sotto-segnalati” e i “sotto-riconosciuti” da parte dell’Inail) ; in sostanza una strage continua effetto di una “guerra non dichiarata” ma agita quotidianamente; in questa fase storica estremamente critica mobbing , costrittività, maltrattamenti, salari di fame , molti fattori concorrono a ridurre drammaticamente la speranza di vita e di salute dei lavoratori compresa la recente morte per freddo e miseria dell’operaio Marco Magrin a Treviso ; disperazione e persino suicidi sono i “costi” di cui il PIL continua a non tenere conto. la strada maestra è chiara:

• Affermare il principio della prevenzione primaria

• Spostare i rapporti di forza tra capitale e lavoro a favore dei lavoratori

• Superare le forme di LAVORO SCHIAVISTICO che in Italia si sono diffuse in tutto il territorio nazionale dalla agricoltura alla logistica alla edilizia ai servizi turistici e commerciale ecc.; secondo un recente rapporto dell’osservatorio Agromafie Placido Rizzotto 1/3 lavoratori agricoli sono “irregolari” e il reddito annuo medio è di 6.000 euro

• Non delegare più la valutazione del rischio al “padrone” e ai “burocrati”

• Affermare ovunque la prassi del “gruppo operaio omogeneo” che si rapporta in assemblea con i tecnici di fiducia per gestire disposizioni/prescrizioni e azioni di miglioramento (secondo le provedure validate dalla legge regionale n.33/1979 della Emilia- Romagna) : TUTTE LE VOLTE CHE I LAVORATORI HANNO DELEGATO AL PADRONE DEL RISCHIO CIO’ E’ STATO FORIERO DI LUTTI E SCIAGURE

• Esautorare l’Inail dalla valutazione eziologica delle malattie : un ente “negazionista” che nega le evidenze anche scientifiche e che scarica totalmente “d’ufficio” tutte la patologie cosiddette “non tabellate” sull’INPS ( silente e consenziente) anche se evidentemente causate o concausate da rischi professionali ; e non solo le cosiddette non tabellate o tabellate in lista I e lista II ; siamo infatti arrivati all’assurdo di mesoteliomi i lavoratori esposti ad amianto disconosciuti !!!

• Abolire la grottesca “patente a crediti “e il decreto 103/2024 varati dal governo attualmente in carica , provvedimenti che indeboliscono intenzionalmente la vigilanza nei luoghi di lavoro e sostituirli con la prassi: gruppo omogeneo/servizi pubblici ispettivi

Allegata la (molto) sollecita risposta della Presidenza della Repubblica alla lettera aperta di un lavoratore della ex-Ilva di Taranto; la risposta (contiene un errore in quanto i problemi di salute segnalati sono dell’autore della lettera e non del portavoce della Rete); abbiamo senza dubbio apprezzato: tempestività, pertinenza rispetto ai temi sollevati e sincerità della risposta.

Vito Totire, portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO