Riceviamo e pubblichiamo un contributo a firma di Vito Totire, portavoce della Rete nazionale lavoro sicuro.
Cinque morti a Firenze, un numero elevato e ancora incerto di feriti anche gravi, a pochi mesi dalla strage del cantiere Esselunga del 16.2.2024.
Certamente è un ennesimo momento di lutto e non è il momento migliore per fare ironia; lo diciamo dunque con ironia ma con amarezza: mentre il Governo attualmente in carica e alcuni magistrati discutono se Bangladesh ed Egitto sono “paesi sicuri” ( in questa surreale “discussione” noi la pensiamo come i magistrati) IL GOVERNO IN CARICA NON SI PONE L’INTERROGATIVO E FA FINTA DI NON SAPERE CHE non solo i due paesi prima citati sono insicuri ma che ANCHE L’ITALIA E’ UN PAESE INSICURO E NON SOLO PER I LAVORATORI MA ANCHE PER TUTTI GLI ALTRI CITTADINI.
Il tragico evento di Calenzano del 9 dicembre 2024 (a tre giorni dall’anniversario della strage operaia della ThyssenKrupp) è stato una strage ma avrebbe potuto avere conseguenze ancora più catastrofiche; è dal 10 luglio 1976 che con una altra tragica vicenda come quella della Icmesa di Seveso le istituzioni, svegliatesi dal torpore, hanno avuto il tempo di adeguare le misure di sicurezza per la prevenzione dei “rischi di incidente rilevante”; si è andati avanti con rinvii, mezze misure, rimozioni, colpevoli ritardi fino a “tollerare” un impianto come quello di Calenzano con 160.000 tonnellate di carburante stipate nelle immediate vicinanze di grandi vie di comunicazioni, attività produttive e insediamenti civili; abbiamo la impressione che il 9 dicembre 2024 non solo non hanno funzionato le norme di garanzia che pure il “rischio di incidente rilevante” impone ma che non abbiano funzionato neanche le ordinarie misure di valutazione e gestione del rischio (DVR, VALUTAZIONE DEI RISCHI DA INTERFERENZA); si è compreso infatti che il disastro è partito da operazioni di carico/scarico di carburanti dunque occorre approfondire ma occorreva valutare i rischi il giorno prima e non “il giorno dopo”; i riferimenti ad allarmi e preoccupazioni espresse precedentemente al disastro sono generici; è ovvio che un insediamento classificato inevitabilmente come a rischio di incidente rilevante costituisca un rischio ovunque ma questo rischio va analizzato dettagliatamente in tutte lefasi del lay-out produttivo ; come ha sempre detto il giudice di Torino Raffaele Guariniello “LE CONDIZIONI DI SICUREZZA DEVONO PREESISTERE RISPETTO ALL’AVVIO DELLE ATTIVITA’ LAVORATIVE” , non devono essere ipotizzate “il giorno dopo” col cosiddetto “senno di poi“.
Vogliamo quindi sapere, per cercare di evitare nuovi disastri, CHI HA FATTO LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO, CON QUALI RISULTATI E SE LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO SIA STATA VALIDATA DAGLI RRLLSS, DAI LAVORATORI E DAI SERVIZI DI VIGILANZA PUBBLICI in questo momento storico molto difficile in cui il Governo in carica ha adottato provvedimenti che indeboliscono fortemente le attività ispettive, un Governo molto sensibile alle esigenze di profitto delle imprese e molto meno alla salute e alla sicurezza dei lavoratori (se non a parole) .
In conclusione (al momento):
- Come per tutte le altre stragi degli ultimi decenni si pone la domanda: cosa sarebbe successo se questo evento di Calenzano fosse stato preceduto da ASSEMBLEE OPERAIE DI GRUPPO OMOGENEO CON LA PARTECIPAZIONE DEGLI ORGANI ISPETTIVI DI VGILANZA? pensiamo ai camionisti (certo “anello debole” della organizzazione del lavoro presso Eni di Calenzano): è molto probabile se non certo che sarebbero emerse criticità specifiche ed evitabili: pensiamo a una distanza di sicurezza tra una autobotte e un’altra !!! MA PENSIAMO ANCHE ALLE VALUTAZIONI CRITICHE PREVENTIVE SIA SULLE CIRCOSTANZE CHE SULLE CAUSE PER LE QUALI SI PU0’ VERIFICARE UN “INNESCO” NONCHE’ ALLEMODALITA’ PER PREVENIRE SVERSAMENTI E “NUVOLE DI VAPORI DI CARBURANTI”;
- I lavoratori morti pare fossero tutti nella condizione di “visitatore “: molto probabilmentequesto profilo identifica una condizione di vulnerabilità rispetto alla formazione e alla informazione ricevute sui rischi e occorrerà valutare come e da chi questa lacuna (formazione/informazione), se c’è stata, doveva essere colmata ; la risposta può essere ovvia ma seguiremo con attenzione il prosieguo delle indagini di competenza della Procura di Prato, una procura che già in altre circostanze ha evidenziato grandi capacità di indagini e professionali (ci riferiamo in particolare alla inchiesta dopo la strage per incendio nel comparto tessile cosiddetto cino-pratese di diversi anni fa) ; in quella circostanza anche i servizi territoriali della Usl mostrarono un alta capacità di intervenire nel territorio con una metodologia che dovrebbe essere estesa ad altri territori e ad altri comparti produttivi ; a questo proposito i nostri appelli ad altre regioni non sono stati ascoltati ma non li riteniamo “scaduti”;
- Le capacità di intervento e di soccorso sono state assolutamente encomiabili e, pur ribadendo il primato della prevenzione, occorre prendere atto di come senza la tempestività messa in campo nel circoscrivere le prime esplosioni le conseguenze sarebbero state incomparabilmente più drammatiche state la presenza di serbatoi di combustibili della entità di 160.000 tonnellate fino a far ipotizzare scenari materialmente di tipo bellico;
- Meno condivisibili le sommarie valutazioni sull’impatto ambientale generale; se gli inquinanti non si sono abbattuti massicciamente sulla popolazione civile, sul suolo, sulle colture agricole, tirato un sospiro di sollievo pur umanamente comprensibile in questa tragedia , non bisogna dimenticare che nulla si crea e nulla si distrugge e che (per citare una ricerca ormai storica) si sono repertate diossine nel latte materno delle donne esquimesi , diossine prodotte dagli inceneritori delle metropoli industriali lontane migliaia di kilometri; l’impatto ambientale nonostante il vento “favorevole” è stato gravissimo
Nell’esprimere solidarietà ai familiari e compagni di lavoro di tutte le vittime operaie e ambientali annunciamo che seguiremo le indagini e presenteremo istanza di costituzione di parte civile nel procedimento che riteniamo inevitabile per omicidio colposo plurimo e disastro ambientale.
Vito Totire, medico del lavoro , portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO (documento sottoscritto anche da circolo “Chico” Mendes, centro Francesco Lorusso).