Esplosione deposito Eni: sale il bilancio delle vittime, paura in tutta la piana

Cinque morti, quattordici feriti gravi. Il fumo ha invaso la Piana. Gkn: Sgomento e paura. La procura di Prato ha aperto un fascicolo e nominato due consulenti della Strage di Capaci. Mendicino al Sial Cobas: I Governi degli ultimi quarant’anni hanno smantellato la prevenzione nei posti di lavoro


Salgono a 5 le vittime accertate a seguito dell’esplosione avvenuta lunedì 9 dicembre in un deposito Eni a Calenzano, a nord della provincia di Firenze. Due dei quattro cadaveri sarebbero stati trovati nel corso delle operazioni di ricerca nell’area della pensilina della zona di carico. La procura di Prato, territorialmente competente su Calenzano, ha aperto un fascicolo: omicidio colposo plurimo, secondo Ansa, è una delle ipotesi di reato, mentre non trapelano notizie se siano già state iscritte delle persone nel registro degli indagati. Il procuratore Luca Tescaroli, che coordina le indagini, ha nominato due consulenti: l’esplosivista Roberto Vassale e il chimico Renzo Cabrino, entrambi hanno già lavorato come periti nella strage di Capaci di cui Tescaroli era pm a Caltanissetta. Eni, in una nota, fa sapere di star collaborando con l’autorità giudiziaria “per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione, delle quali è assolutamente prematuro ipotizzare la natura”.


Sindacati proclamano sciopero. Gkn: Paura per tutta la piana

I feriti sono quattordici, “due dei quali in gravi condizioni al Centro grandi ustioni di Cisanello a Pisa: per loro la situazione è critica”, ha detto alla stampa il presidente di Regione Toscana Eugenio Giani a margine di un sopralluogo. L’indomani dell’esplosione Fim Fiom Uilm di Livorno e dal Coordinamento Rsu delle ditte dell’indotto hanno proclamato uno sciopero di due ore con presidio davanti alla raffineria Eni di Livorno. Almeno cinquecento lavoratori alle 8.30 si sono riuniti in assemblea davanti ai cancelli.


La colonna di fumo è visibile anche dai comuni di vicini. La Gkn di Campi Bisenzio si trova poco distante. “A chi ci sta scrivendo, al presidio tutto ok. Ma non possiamo dirvi che si stia bene. C’è uno sgomento e una paura impressionante per tutta la piana. E il fiato sospeso perché da subito la sensazione è stata grave, grave”, fa sapere il Collettivo di fabbrica. “A maggior ragione, con maggiore forza. Riprendersi la vita in questa piana, prima che ci prenda la morte. Parlateci ora di decreti sicurezza, mentre ci attanaglia l’insicurezza globale. Qua a pochi metri l’esplosione del deposito Eni ha ucciso e ferito. Alle famiglie, alla nostra comunità, un abbraccio commosso di rabbia e dolore. Il boato ha rotto vetri, ha fatto tremare tutto. Solo una, una singola esplosione. A ricordarci che noi, di cosa sia una guerra, una serie infinita di esplosioni, noi non ne abbiamo nemmeno idea. Quanto sarà tossica la nube che ne è sprigionata, lo scopriremo tardi. Quanta vita ci sta togliendo l’aria che respiriamo ora, il cibo che mangeremo poi, lo scopriremo tardi o forse mai”, scrivono i lavoratori Gkn in un lungo comunicato, invitando tutta la cittadinanza e l’associazionismo solidale della piana a un’assemblea lunedì prossimo. 


Secondo quanto riporta Ansa, poco prima dell’incidente un operatore che era al deposito Eni, alla pensilina numero 6 dell’area di carico, avrebbe dato l’allarme. L’orologio segnava le 10.21 e 30 secondi. Pochi istanti dopo si sarebbe verificata una prima deflagrazione a cui ha fatto seguito una catena di esplosioni coinvolgendo almeno cinque autocisterne. 


Governatore Giani: Ubicazione inappropriata. Tajani: Detassare chi investe in sicurezza

Il governatore Giani, intervenendo sull’accaduto a 24Mattino su Radio24, punta il dito sulla pensilina di carico, “si è divelta e riversata sopra. Mi hanno raccontato gli autisti che quello che è avvenuto è chiaramente un difetto nelle modalità di carico delle autocisterne. Cosa ha determinato questo è da vedere”. Il presidente della Toscana sottolinea: “Abbiamo avuto questo disastro terribile, ma nessuna delle torri di deposito dei carburanti è stata toccata, poteva avere delle dimensioni molto maggiori. Se la catena dell’incendio dalla pensilina di carico si trasferiva alle torri di deposito, non so cosa poteva succedere”. Inoltre, al termine dell’odierna seduta del Consiglio regionale, non ha nascosto alla stampa la sua opinione sull’ubicazione dell’impianto: “Quel luogo è inappropriato per le funzioni che vi vengono svolte – riporta l’agenzia Dire -. Capisco che esiste perché fu realizzato negli anni ’50 e si prevedeva l’uscita dell’autostrada, effettivamente è molto funzionale dal punto di visto logistico, era tutta aperta campagna. Si presentava appropriato, ma oggi no”. Per il vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani, intervenuto a ReStart su Rai3, “è una piaga quella degli incidenti sul lavoro. Troppe vittime, bisogna incrementare il numero di ispettori, cosa che il governo ha fatto, e bisogna premiare le imprese che garantiscono più sicurezza sul lavoro, magari detassando gli investimenti per chi rafforza la sicurezza sul lavoro”.


Mendicino: Aberrante gettare fumo, serve aumentare controlli ispettivi

Parole che non convincono chi ogni giorno si occupa di sicurezza nei posti di lavoro. “E’ alquanto singolare, per non dire aberrante, che un vicepresidente del Consiglio in una così tragica circostanza non perda l’occasione per gettare il solito fumo: non di entità ed efficacia dei controlli si parla, ma di ‘premiare’ con incentivi le aziende che fanno ciò che già devono fare per disposizioni normative”, commenta al Sial Cobas Claudio Mendicino, medico del lavoro, già Organo di vigilanza Ats di Milano. “Di ben altro si tratta: aumentare i controlli ispettivi (quelli veri e non quelli a distanza, tanto per ‘fare numero’) e rendere i lavoratori, direttamente e attraverso i propri rappresentanti, attori efficaci della sicurezza in azienda”, prosegue. Per Mendicino “accertare colpe e responsabilità è giusto e necessario, ma impedire che queste cose accadano è la priorità. Per tutti noi. Si chiama ‘prevenzione’, quello che i Governi che si sono succeduti negli ultimi quarant’anni hanno fatto a gara per smantellare e mortificare”.

Si può parlare di tragedia preannunciata?

“Nel 2017 e nel 2020 il Comitato tecnico regionale, incaricato dei sopralluoghi per verificare la rispondenza della situazione all’interno degli impianti ai rapporti di sicurezza, aveva segnalato una serie di criticità, che andavano dalla corretta individuazione degli scenari di rischio a misure di sicurezza che non erano rapportate a un rischio maggiore, con relativa richiesta di integrazione”, spiega Marco Caldiroli, tecnico della prevenzione dell’Agenzia tutela della salute di Milano e presidente di Medicina Democratica, in un’intervista al Manifesto. “Nel 2023 ‘improvvisamente’ tutto si sistema. Ci siamo chiesti – aggiunge – se sia stata una sistemazione vera, grazie a interventi impiantistici concreti, o semplicemente un adeguamento documentale, con l’aggiustamento di determinati scenari. Su questo ci si dovrà interrogare, rapportando in particolare le effettive cause dell’evento accidentale a quanto era previsto”.

Poi ammette: “I gestori, quando sono di fronte a uno scenario importante, come la rottura di un tubo durante il carico o di una valvola che comincia a innaffiare e perdere liquido o vapori in quantità consistenti, fino a formare una nube che poi può esplodere, tendono a minimizzare la reale possibilità che un evento del genere accada”.

Spetta ora alla procura indagare sulle modalità di carico del carburante e dare un volto ai responsabili.