Una lettera mistificatrice e piena di accuse, prontamente rispedite al mittente. E’ successo a poche ore dalla giornata “Sarà festa o sarà rabbia” che domenica 17 novembre ha riunito oltre mille persone provenienti da tutta Italia a fianco degli operai Gkn in piazza Poggi a Firenze. Sotto la pioggia e al freddo, per fare il punto a tre anni da inizio mobilitazione.
La missiva, firmata da un sedicente “gruppo di lavoratori Qf”, di fatto anonima, è indirizzata al governatore toscano Eugenio Giani e ai sindacati. Chi scrive dice di dissociarsi dall’operato dell’attuale Rsu e di voler riportare l’attenzione sulla mancanza di stipendi e ammortizzatori sociali. La lettera si scaglia contro il Collettivo di fabbrica e il progetto di reindustrializzazione dello stabilimento: la cooperativa GFF viene definita “fantasiosa”, il piano industriale “inesistente”, gli 1,3 milioni raccolti dall’azionariato popolare “presunti” e i fondi raccolti “poco trasparenti”. Non è la prima volta che accade. La tempistica con cui è stata recapitata la comunicazione, rimbalzata rapida sui vari siti di informazione, non sorprende infatti il Collettivo, che per voce di Dario Salvetti a Novaradio replica: “Non sappiamo neppure chi scrive ma sappiamo che questo meccanismo di lettere ad orologeria va avanti ogni volta che la lotta muove qualche passo. Il nostro percorso è tutto documentato, è perfettamente trasparente, nella lettera invece tante inesattezze e insinuazioni. Andiamo avanti, la nostra battaglia prosegue con la mobilitazione sociale a partire dallo sciopero generale del 29 novembre prossimo”.
Domenica l’assemblea degli “azionisti popolari” ha espresso la volontà di andare avanti nella strada dell’assemblea permanente. L’obiettivo è proseguire e ampliare la lotta, perseguendo la reindustrializzazione tramite lo strumento della futura legge regionale sui consorzi pubblici. Anche il Sial Cobas, assieme a tante realtà di attivismo sindacale italiane e non solo, era presente e ha portato il suo contributo.
Gli operai, metalmeccanici a tempo indeterminato non licenziati, sono senza stipendio da 11 mesi. Lo stabilimento ex Gkn è ufficialmente in mano agli immobiliaristi. E, ufficialmente, Qf non è più il soggetto reindustrializzatore. La vendita dello stabilimento è potenzialmente un metodo per depauperare la ex Gkn ed evitare il pagamento degli stipendi.
“Arrivare a Natale in questa condizione non è un fatto privato. Ma un fatto pubblico e come tale lo tratteremo. Su quello stabilimento, su quella fabbrica, aleggiano avvoltoi e logiche poco chiare. Senza un intervento chiaro, da parte di soggetti pubblici, con strumenti pubblici, quelle logiche non verranno rotte – avverte il Collettivo in un comunicato a chiusura della giornata -. Il nostro piano industriale ogni giorno entra in un livello di dettaglio maggiore. Nuove interlocuzioni ne aumentano la copertura finanziaria. Ma chiunque, letteralmente chiunque, lo stia analizzando oggi, conclude che il problema è la mancanza assoluta di chiarezza sul “luogo fisico”, la fabbrica. La fabbrica, ex eccellenza dell’automotive, ha dipendenti senza stipendio. I dipendenti hanno un piano industriale (preventivi delle linee produttive, delle materie prime, linee di finanziamento), la proprietà no. La proprietà lascia i dipendenti senza stipendio. Non c’è altro da dire. La legge sui consorzi pubblici, considerata fantascienza fino a qualche mese fa, è oggi proposta della maggioranza del Consiglio regionale. Il tabù dell’intervento pubblico è rotto. Senza intervento pubblico, non c’è lotta alle delocalizzazioni, né conversione ecologica. Ma l’intervento pubblico deve dimostrare di essere efficace nella sostanza, non sulla carta. La legge va fatta subito e un secondo dopo deve partire la formazione del Consorzio. Resistere all’inverno, prenderci la primavera. Un giorno, forse, cadremo. Non oggi. E se ci sotterreranno, saremo semi”.
Il comunicato integrale, pubblicato sui social del Collettivo di fabbrica, lo trovi QUI.
La mobilitazione non si ferma in fabbrica. Il dibattito sulla ex Gkn è il dibattito sulla crisi sociale del paese: al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori espulsi per far posto a contratti sempre peggiori, contro una produzione orientata sempre più al cemento, noncurante del danno irreparabile dei settori inquinanti e del settore bellico.
L’assemblea è stata invitata a partecipare e a portare il proprio contributo nei territori di riferimento in occasione dello sciopero generale del 29 novembre, per la mobilitazione al fianco del popolo palestinese il 30 dello stesso mese e al corteo contro il Ddl entro la fine dell’anno.
La parola d’ordine è la stessa da inizio lotta: #insorgiamo.