Non può esserci impegno sindacale per ottenere migliori condizioni salariali senza la pretesa che i luoghi di lavoro diventino equi, sicuri e rispettosi per tutte e tutti. Sconfiggere il divario salariale tra uomo e donna è priorità del Sial Cobas. I rapporti di parità, in questo senso, sono uno strumento utile per fotografare lo stato di salute di un’azienda e individuare le situazioni di criticità. Ne parliamo con Beatrice Valla, attivista Sial-Cobas.
Prima di tutto: che cos’è la disparità salariale donna-uomo?
«Si potrebbe pensare che la disparità è dovuta alla condizione per cui, a fronte di una stessa mansione e di uno stesso lavoro svolto, una donna e un uomo hanno salari diversi. Ovviamente questa è una condizione esistente ma, come dicono le nostre compagne e sorelle francesi di Solidaires (Unione dei sindacati francese), questa non è che la punta dell’iceberg: la disparità salariale in realtà è dovuta a una serie di fattori che concorrono a fare in modo che le donne in Europa guadagnano il 16% in meno degli uomini», spiega Beatrice Valla.
Ad essere maggiormente penalizzare sono le donne che scelgono di avere dei figli. Nei ventiquattro mesi successivi al parto la donna vive una penalizzazione salariale consistente. Ciò ovviamente non avviene per tutti coloro che scelgono di diventare papà. «La maternità è pagata troppo poco – denuncia l’attivista Sial Cobas – e in molti contratti non è riconosciuta al 100%». Per una donna avere uno o più figli comporta molteplici penalizzazioni, ad esempio nelle prospettive di carriera. Valla cita il fenomeno dei cosiddetti “part time involontari”, che colpisce consistentemente il lavoro svolto tradizionalmente dalle donne: lavori di cura, in ambito educativo, alcune mansioni della sanità, lavoro domestico, il settore turismo. «In Italia il 32% delle donne lavora con il part time; di questi il 70% sono part time involontari. Ciò significa che le donne involontariamente percepiscono meno salario perchè costrette a una dimensione di lavoro parziale», precisa.
Come vuole affrontare questo problema il Sial Cobas?
Il lavoro delle donne non è pagato a sufficienza, il lavoro delle donne dovrebbe valere di più: non è uno slogan ma la riflessione del sindacato. Il divario salariale, secondo Valla, «ha a che fare col sistema patriarcale, di cui la dimensione economica e del lavoro è solo una parte. Come Sial Cobas ci interessa approfondire il tema e studiare un’attività sindacale che possa indirizzarsi anche verso il miglioramento della condizione delle donne in ogni luogo di lavoro, e non solo fare propaganda. Sappiamo che al di là dei proclami istituzionali e di tutte le leggi che possono scrivere, i padroni non porteranno un miglioramento concreto e una valorizzazione concreta del valore delle donne». E’ necessario ragionare dal basso, e il convegno ‘Poverə noi’ di sabato 9 novembre a Padova sarà un’occasione per farlo, insieme.
I rapporti di parità: strumento utile per individuare (e sconfiggere) il gender gap
C’è uno strumento di cui poco si parla tra lavoratrici e lavoratori nelle aziende ma che risulta fondamentale in un percorso di azzeramento del divario salariale. Si tratta dei rapporti di parità, cartine da tornasole dello stato di salute delle aziende. «Grazie all’elezione di delegate e delegati abbiamo potuto ricevere i rapporti di parità di aziende con più di 50 dipendenti – riporta Valla -. I rapporti di parità sono documenti in cui le aziende devono fornire dati molto utili: si tratta di una fotografia dei precedenti due anni. Dai rapporti salariali emerge il monte salariale dell’azienda, e quindi quant’è quello delle donne; si ricostruisce quante persone sono state licenziate e quante di queste sono donne; possiamo conteggiare quante persone hanno il part time e quante di queste sono donne». E’ chiaro: «A partire da questi rapporti abbiamo potuto e possiamo suscitare nelle assemblee delle riflessioni e anche la stesura di riforme e vertenze sindacali che possono andare a migliorare la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori».
Passiamo al lato pratico: cosa posso fare io nel mio luogo di lavoro?
Ogni azione sindacale concreta e collettiva, che voglia davvero portare a dei miglioramenti, non può che essere basata su un principio di solidarietà e unione tra lavoratrici e lavoratori di quel luogo. «E’ perciò necessario esprimersi in una discussione collettiva che si può avere nelle assemblee e successivamente con l’elezione di delegate e delegati che rappresentino davvero ciò che si è deciso comunemente», conclude l’attivista Sial Cobas.
Non dimentichiamo inoltre che la violenza sulle donne è un fenomeno trasversale e colpisce ogni ambito della nostra società: quello lavorativo non è escluso. Nei luoghi di lavoro si consumano quotidianamente violenze e molestie contro le donne. Per il Sial Cobas nessun impegno per le condizioni salariali e dei diritti sul luogo di lavoro può assolversi dall’impegnarsi affinché i luoghi di lavoro diventino luogo di rispetto per la donna.
L’intervento completo di Beatrice Valla, attivista Sial Cobas, è sul canale YouTube LaborWeb.