traduciamo il comunicato di Solidaires, FR, del 2 gennaio.
Link al testo originale qui —> https://solidaires.org/sinformer-et-agir/actualites-et-mobilisations/nationales/reforme-des-retraites-face-au-casse-du-siecle-preparer-la-mobilisation/
Emmanuel Macron ha annunciato la presentazione di una nuova riforma delle pensioni per il 10 di gennaio1.
I dettagli non sono ancora noti, ma ne sono già stati presentati gli aspetti principali.
Per l’Union Syndicale Solidaires, come per l’insieme dei sindacati, questi cambiamenti sono inammissibili e bisogna preparare da subito la mobilitazione.
Cosa prevede la riforma?
– Innalzamento dell’età pensionabile a 64 o 65 anni a seconda dei casi.
– Una pensione minima di circa 1.200 euro (89% dello SMIC – salario minimo – netto) solo se si hanno 43 anni di contributi (nessun taglio in caso di cessazione a 67 anni, riduzione che resta invariata).
– Fine dei regimi pensionistici speciali2 per le/i neoassunte/i nelle categorie aventi diritto.
Perché questa riforma è ingiusta e deve essere combattuta:
– A 60 anni, il 65% dei lavoratori non è più in produzione effettiva. Alzare l’età pensionabile significa quindi prolungare le situazioni precarie (inoccupazione, disoccupazione, malattie gravi, ecc.) e aumentare il deficit della cassa malattia (la maggior parte delle assenze di lunga durata avviene a fine carriera). Si generano anche costi maggiori (pagamento del sussidio di disoccupazione o del reddito di cittadinanza), riducendo al contempo le entrate di contributi previdenziali. Si ritarda inoltre l’ingresso delle/i giovani nel mondo del lavoro.
– Le/i lavoratrici/tori che hanno avuto una carriera segnata da periodi di disoccupazione e le donne, che hanno in maggioranza una contribuzione incompleta, sono penalizzate/i dal prolungamento del periodo contributivo. Gli uni e le altre subiscono un doppio danno.
– Ritardare l’età della pensione significa anche erodere il tempo in cui si può goderne “in buona salute”.
Qualche pregiudizio da sfatare:
Si vive più a lungo. È normale lavorare più a lungo. FALSO
La speranza di vita in buona salute è ferma a 64,5 anni per gli uomini e 66 anni per le donne. Con forti disparità a seconda del tipo di lavoro, della fatica e dell’usura professionale.
L’equilibrio del sistema pensionistico è minacciato. FALSO
Il sistema è ora in attivo (di 3,2 miliardi di euro nel 2022). Nonostante sia previsto un lieve disavanzo temporaneo, anche il COR (Consiglio di Orientamento Pensionistico) riconosce che la sua evoluzione è “sotto controllo”.
E soprattutto, per assicurare maggior liquidità c’è una soluzione semplicissima: aumentare i contributi versati. Per farlo, si possono creare più posti di lavoro riducendo l’orario, si possono aumentare i salari o semplicemente aumentare di un punto l’aliquota contributiva a carico del datore di lavoro.
Secondo uno studio della Cnav3, porre fine alle disparità salariali tra donne e uomini porterebbe 5,5 miliardi di euro in più all’anno nelle sue casse.
Ho già deciso di lavorare oltre i 62 anni, non mi riguarda. FALSO
Con la riforma non percepirai più il premio dell’1,25% trimestrale per i contributi versati oltre i 62 anni. Quindi l’importo della tua pensione sarà ridotto rispetto al previsto.
Ho cominciato a lavorare tardi, a 62 anni non avrò maturato comunque i contributi necessari, quindi non mi riguarda. FALSO
Vedi sopra.
Intanto, perdi comunque la possibilità di andare in pensione prima dei 65 anni con una riduzione dell’assegno. Inoltre, dopo i 60 anni aumentano i rischi di restare disoccupati o in congedo malattia di lunga durata, con le conseguenze finanziarie che ne derivano.
Le “compensazioni” sul “lavoro degli anziani” presentate dal governo non prevedono sanzioni per le imprese, solo un “barometro” da compilare per acquisire “indicatori”.
Ho cominciato presto a lavorare, non mi riguarda. FALSO
La riforma prevede di alzare l’età pensionabile anche per le lavoratrici e i lavoratori precoci.
Qualche nozione chiave per capire bene
– Età pensionabile: oggi 62 anni. Si tratta dell’età minima legale per poter andare in pensione (salvo eccezioni, come i regimi pensionistici speciali o i/le “dipendenti pubblici di categoria attiva”, cioè quelle/i che svolgono professioni a rischio o usuranti).
– Anzianità contributiva: è il numero di trimestri di contributi necessari per maturare la pensione completa. Oggi 42 anni (o 168 trimestri da convalidare); presto 43 anni (o 172 trimestri) per le generazioni nate dopo il 1973.
– Età d’annullamento della riduzione4: 67 anni. Non è l’età massima per andare in pensione, bensì quella in cui si percepisce un assegno pensionistico a “quota piena” anche se non si hanno tutti gli anni previsti di versamenti contributivi.
– Quota piena: versamento di un assegno pensionistico senza “malus” o tagli. In caso di anzianità contributiva inferiore a quella minima, la riduzione è di – 1,25% per ogni trimestre mancante. In caso di versamenti contributivi superiori all’anzianità di servizio richiesta e al di sopra dell’età pensionabile, si applica invece una maggiorazione (+ 1,25% per ogni trimestre aggiuntivo).
– Misura “lavoratori/trici precoci”: età pensionabile anticipata a 60 anni per chi ha cominciato a lavorare prima dei vent’anni (la riforma proposta riporterebbe l’età pensionabile a 62 per questa categoria).
Le proposte di Solidaires
– In pensione al massimo a 60 anni a quota piena con 37,5 anni di contributi e soppressione dei tagli.
– Età pensionabile a 55 anni per i lavori usuranti.
– Aumento delle pensioni, indicizzazione sui salari e nessuna pensione al di sotto del minimo salariale.
– Integrazione della previdenza complementare nella previdenza di base5. L’integrazione delle casse di previdenza complementare AGIRC-ARRCO (dipendenti del privato) e IRCANTEC (operatrici e operatori a contratto della funzione pubblica) consoliderebbe il finanziamento della previdenza e garantirebbe il livello delle pensioni.
Tutto questo è realizzabile. Solidaires propone inoltre:
– di sopprimere gli esoneri contributivi (di cui beneficiano i datori di lavoro): sono 75 miliardi di euro all’anno regalati al padronato (di cui 17 miliardi destinati alle casse pensionistiche solo nel 2022);
– di aumentare la quota contributiva a carico dei datori di lavoro: 0,8% di contributi in più farebbero 12 miliardi di euro nel 2027;
– di gravare i dividendi delle imprese con contributi da versare alle casse previdenziali;
– di ridurre l’orario di lavoro a 32 ore settimanali. La condivisione del lavoro crea nuovi posti e di conseguenza genera gettito retributivo;
– di rivalutare i salari delle categorie contrattuali a maggior presenza femminile e di realizzare un’autentica parità salariale donne/uomini;
– di creare massicciamente occupazione nel pubblico impiego e nei settori ecologici;
– di aumentare i salari: + 400 euro al mese, salario minimo a 1.700 euro, indicizzazione dei salari all’inflazione. Da salari migliori provengono maggiori contributi per le casse delle pensioni.
Tutto questo si basa su un’altra idea di distribuzione della ricchezza. Far lavorare degli anni in più milioni di persone è ancora meno accettabile quando si vedono schizzare alle stelle i profitti degli azionisti e i grandi capitali.
Mobilitarsi
Per evitare che il governo imponga la sua riforma ingiusta, dovremo mobilitarci.
Solidaires vi invita a incontrarvi già ora in assemblee generali, incontri di informazione sindacale, riunioni e altro per discutere questa riforma con le/i colleghe/i e prepararvi a reagire.
Nel 2019, lo sciopero rinnovabile6 in molti settori (RATP7, SNCF8, Cultura, Istruzione, ecc.) ha bloccato la riforma.
Vincere è possibile!
Se il governo persiste nella sua volontà di imporre questo arretramento, Solidaires farà appello unitariamente alla mobilitazione in tempi brevi.
Teniamoci pronte/i!
Note e traduzione a cura di Sial Cobas
1. L’articolo è precedente alla presentazione ufficiale della riforma.
2. I regimi pensionistici speciali francesi riguardano alcune categorie particolari di lavoratori e lavoratrici, per esempio quelli delle forze dell’ordine, delle miniere, della Marina, i/le dipendenti delle ferrovie, delle aziende pubbliche dell’energia, le maestranze delle industrie di Stato, i dipendenti di alcuni servizi pubblici dello spettacolo. Per queste categorie, l’età pensionabile è più bassa, in genere 60 anni, ma anche meno, mentre l’anzianità di servizio necessaria è fissata intorno ai 40 anni contro i 42 del sistema generale. Anche la remunerazione viene calcolata sul 75% dei salari percepiti nell’ultimo semestre, mentre nel regime generale è calcolata sul 50% della media salariale dei migliori 25 anni della carriera. Le casse dei regimi speciali sono parzialmente finanziate con contributi provenienti dagli enti datori di lavoro.
3. Caisse nationale d’assurance vieillesse, cassa pensionistica della previdenza pubblica.
4. Taglio dell’assegno pensionistico di anzianità per chi cessa l’attività prima di aver raggiunto l’età che dà diritto alla pensione piena (a quota piena) e aver maturato il numero di trimestri contributivi richiesti.
5. Oltre a un regime pensionistico di base a ripartizione, la previdenza francese prevede un sistema complementare obbligatorio, che si basa su casse professionali (salariate/i del privato e agricole/i, operatrici/tori dei servizi pubblici a contratto, artigiane/i, commercianti, industriali, liberi/e professionisti/e, funzione pubblica ecc.). Il regime complementare consiste in un ulteriore prelievo di contributi sul reddito del/la lavoratrice/e che fa maturare dei “punti” per trimestre che danno luogo a un’integrazione proporzionale dell’assegno pensionistico.
6. Forma di sciopero di durata indeterminata che, democraticamente, va confermato dall’assemblea dei lavoratori e/o lavoratrici ogni giorno o periodo per il successivo. Tecnicamente, viene preceduto (nel pubblico) da un “preavviso di sciopero di durata illimitata”. Modalità di sciopero che quindi si proroga di volta in volta, ed è un po’ diverso dallo sciopero a oltranza.
7. Régie Autonome des Transports Parisiens: è l’ente pubblico che gestisce i trasporti parigini ed è a capo di uno dei maggiori gruppi industriali attivi nel settore del trasporto pubblico locale.
8. Société Nationale des Chemins de fer Français: è la principale azienda pubblica ferroviaria francese, sia di trasporto passeggeri e merci, sia di gestione delle infrastrutture e della rete ferroviaria nazionale.