Sciopero delle operatrici e degli operatori sociali

Sciopero generale 2 dicembre 2022

Siamo operatrici e operatori del lavoro sociale. Siamo più lavoratrici che lavoratori, impegnate/i ad spendere la nostra professionalità in Cooperative, Aziende, Multinazionali, Fondazioni, Enti del Terzo Settore per contribuire alla crescita e alla cura di bambini, giovani e adulti…lavoriamo in Asili Nido, Centri Diurni, Residenze, Servizi per Disabili, Comunità alloggio, RSA, Assistenza scolastica e domiciliare, Servizi di Accoglienza…

Svolgiamo un lavoro pubblico (socio-educativo o socio-sanitario) ma esternalizzato, offriamo un servizio pubblico ma il nostro lavoro è sottopagato e regolato da contratti al ribasso, non del pubblico impiego.

Anche per questo il nostro settore è in profonda crisi. Moltissime/i colleghe/i stanno lasciando il settore, danno le dimissioni per andare altrove; il turn over è altissimo, Enti gestori ed Enti locali piangono carenza di educatrici-educatori sui mezzi di informazione… come fosse colpa di chi abbandona il settore… eppure nessuno cita onestamente le ragioni di tutto ciò. La pandemia ha rivelato maggiormente le disparità tra le nostre condizioni e i nostri salari e quelli di chi svolge la medesima professione (a volte anche nel medesimo luogo) ma con contratti pubblici.

Ve lo spieghiamo noi il perché di questa crisi del settore!

Il nostro è un lavoro complesso e poco riconosciuto eppure così prezioso per la nostra utenza e per i nostri territori, ma crea lavoratrici e lavoratori povere/i. Dato il forte turnover si perdono qualità e relazioni con i territori: inoltre spesso è difficile assentarci o conciliare tempi di vita e lavoro per carenza di personale e di sostituzioni.

I nostri contratti (Cooperative Sociali, Uneba, Anaste, Anisei, Agidae, Contratto della Diaconia Valdese, Aias etc…) restano scaduti per anni e vengono rinnovati, con anni di ritardo, “a costo zero” (aggiungendo qualcosa da un parte e togliendo dall’altra) e questo pesa sulle nostre tasche. Con il carovita e l’inflazione che avanzano, senza nessun adeguamento dei salari al costo della vita, né per contrattazione nazionale né aziendale, rischiamo di vivere al limite o sotto la soglia di povertà.

E non siamo i soli, condividiamo questa condizione “di povertà lavorativa” con altri 8 milioni di persone in questo Paese.

Le paghe sono basse… e guarda caso, siamo in prevalenza donne e anche questa è una caratteristica comune con altre professioni di lavoro povero.

Ci siamo dovuti ri-qualificare a nostre spese e comunque non ci viene garantito il livello contrattuale di educatore professionale per la maggior parte dei Servizi.

I nostri contratti garantiscono pochi diritti. Il monte ore diretto con l’utenza è troppo alto (38 ore per la maggior parte dei contratti) e le ore indirette (équipe, supervisione, formazione ….) sono scarse e spesso svolte oltre l’orario ma non retribuite come straordinari. Esistono le notti passive, cioè pagate a forfait e anche queste spesso sono oltre le 38 ore settimanali retribuite.

Quanto incide tutto questo sulla qualità dei Servizi in cui siamo impiegati?

Turnover, bassi salari, pochi diritti, stress da lavoro per il monte ore diretto, quanto pesano sull’utenza che affianchiamo?

Inoltre: nelle difficoltà che i nostri territori si trovano e si troveranno ad affrontare, a fronte della tragedia di una guerra così assurda e così vicina e della disgregazione sociale e culturale, oltre che materiale, che stiamo vivendo, quanto sarà importante il lavoro dei nostri servizi?

L’unica strada per difendere noi stessi e il valore del nostro lavoro è quella di organizzarci: con lo strumento sindacale, in ogni singolo luogo di lavoro.

Per noi, per la nostra utenza, per i nostri territori.
Costruendo assemblee e collettivi dappertutto ed elezioni di delegati che siano rappresentativi di percorsi collettivi e che facciano pesare le rivendicazioni.

Vogliamo l’Internalizzazione, vogliamo che il nostro lavoro sia pienamente riconosciuto come lavoro pubblico, per salvare la qualità dei Servizi insieme alla nostra dignità e alla qualità delle nostre vite.

Venerdì 25 novembre sarà una giornata dedicata alle mobilitazioni, alle riflessioni, alle vertenze del lavoro povero e del lavoro femminile, per preparare lo
sciopero del 2 dicembre da costruire in ogni luogo, Cooperativa, Azienda… cercando insieme ai propri colleghi in Assemblee (anche fuori orario) le motivazioni migliori per scioperare in ciascuna realtà.

Uniamoci ed organizziamoci
verso lo Sciopero Generale del 2 dicembre 2022!


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infosindacale@gmail.com

Operatrici e operatori sociali Sial Cobas