Sciopero perché nessuno debba morire mentre sciopera sotto i cancelli dei padroni, come successo ad Adil Belakhdim.
Sciopero perché credo che i servizi del Welfare meritino più risorse, dagli asili nido che non sono in grado di coprire tutti i bisogni delle famiglie, ai servizi territoriali, che vivono ogni anno tagli dettati solo da una logica di risparmio, sulla pelle delle persone fragili.
Sciopero perché guadagno due euro in meno all’ora dei miei colleghi che lavorano nel pubblico.
Sciopero perché il mio Contratto Nazionale è scaduto ed è poco dignitoso, a partire dal salario, inoltre subiamo la banca ore, i contratti ciclici, le notti passive, la maternità all’80%.
Sciopero perché il lavoro sociale sta diventando un settore dove sperimentare tecnologie di controllo a distanza, che nulla hanno a che fare con il nostro lavoro.
Sciopero perché il mio salario e conseguentemente la mia vita è in balia di bandi e appalti al ribasso, e a decisioni degli Enti pubblici, come successo durante la pandemia, in cui non ci hanno riconosciuto il 100% del nostro lavoro e salario.
Sciopero perché abbiamo bisogno di unirci, e di costruire in ogni realtà in solidarietà percorsi Sindacali che possano tutelare e garantire lavoratrici e lavoratori, a partire dai più svantaggiati e che portino miglioramenti concreti.
Sciopero perché credo nel mio lavoro e per svolgerlo al meglio penso che gli Enti pubblici debbano prendersi la responsabilità di aprire percorsi di internalizzazione per chi svolge i nostri servizi.
Milano, Spezzone Operatrici Operatori Sociali, via Pantano 9, sotto Assolombarda (Confindustria), h 10.