Intervento dell’economista Emiliano Brancaccio, Università del Sannio, RAI News 24 – 14 giugno 2021
Tanta enfasi sulla necessità di formare i lavoratori e migliorare le agenzie di collocamento per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ma bisognerebbe ricordare che quell’incontro non si realizza soprattutto per un altro motivo: i posti di lavoro disponibili sono pochissimi rispetto al totale dei disoccupati.
“Per cominciare bisogna sfatare il mito che rendere più flessibile il mercato del lavoro, facilitare i licenziamenti, aiuti a creare occupazione. Questa è una tesi che è stata prevalente nel dibattito politico di questi anni in Italia e non solo, ma che è stata ormai ampiamente smentita dalla ricerca scientifica. L’88% delle pubblicazioni scientifiche pubblicate sulle maggiori riviste economiche in questi anni smentisce il fatto che più flessibilità crei occupazione, al punto tale che addirittura Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e Ocse, che sono state istituzioni notoriamente favorevoli alla deregolamentazione del lavoro hanno ammesso che rendere più flessibile il mercato del lavoro non dà gli effetti sperati. Altro mito che va sfatato è questa idea dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro: è chiaro che occorre la riqualificazione dei lavoratori e che bisogna far funzionare meglio le agenzie per il lavoro, ma secondo i dati l’ISTAT il tasso di posti vacanti si aggira intorno all’1%. Questo significa, a livello macroeconomico, che il numero di posti vacanti disponibili non raggiunge il 10% del totale dei disoccupati. In altre parole, ci sono 10 disoccupati per ogni posto vacante disponibile e quindi la questione centrale è aumentare i posti di lavoro disponibili.”