Dopo oltre un anno di pandemia abbiamo tutti visto aumentare le diseguaglianze già scandalosamente presenti nelle nostre società: in un anno di crisi sanitaria i 10 super ricchi del mondo hanno accumulato 540 miliardi di dollari in più, una somma enorme che sarebbe sufficiente a garantire l’accesso universale al vaccino e assicurare che nessuno cada in povertà per il virus. In Italia, arriveranno 207 miliardi del Recovery Plan ma già sappiamo che saranno usati solo per continuare ad arricchire i soliti noti e che nulla verrà fatto per cambiare completamente il rapporto tra uso dei fondi europei e salvaguardia dei beni comuni.
Il capitalismo usa le grandi crisi per rinnovarsi. Siamo di fronte a una profonda ristrutturazione tecnologica e organizzativa, i cui esiti non sono già scritti ma dipenderanno dal corso delle lotte. Il governo di unità nazionale ha già fatto capire che dietro la retorica della transizione ecologica ci sono le trivelle, l’Ilva, le grandi opere, così come dietro la retorica dei sostegni al reddito ci sono licenziamenti, riduzione dei diritti, la miseria della cassa integrazione e dei vari bonus “caritatevoli” elargiti come elemosina. E tutto questo con un piglio autoritario per cui destra e “sinistra” sono compatti nel tentativo di distruggere tutte le realtà non compatibili con la grande unità nazionale: dai comitati ambientali come in Val di Susa fino ai lavoratori della logistica autorganizzati come in FedEx.
Noi pensiamo che si debba lottare insieme per uscire dalla pandemia affinché nulla sia più come prima:
- PER IL DIRITTO AD UNA SANITA’ PUBBLICA FUORI DA OGNI LOGICA DI PROFITTO E CONTRO LA PROPRIETA’ PRIVATA DEI BREVETTI SUI VACCINI
- PER FERMARE LA DEVASTAZIONE AMBIENTALE CHE PRODUCE PANDEMIE E CATASTROFI
- PER UN REDDITO DIGNITOSO PER TUTTI/E
- CONTRO OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE
- PER LO SVILUPPO DI TECNOLOGIE VOLTE A RIDURRE IL TEMPO DI LAVORO E MIGLIORARE LA QUALITA’ DELLA VITA IN TUTTO IL PIANETA
E’ TEMPO DI LOTTARE PER UN CAMBIAMENTO REALE
In una congiuntura difficile e aleatoria come quella attuale, la connessione tra lotte sul posto di lavoro e lotte territoriali dal basso ci dà la possibilità di costruire una rigidità di classe che scompigli il piano del capitale e si traduca in un’espansione di diritti sia al punto di produzione che al punto di riproduzione, sia sul posto di lavoro che sul territorio. Crediamo che oggi più che mai ci sia la necessità di proseguire quel percorso di convergenza dei soggetti in lotta già avviato con le giornate di mobilitazione del mese di marzo.
Per questi motivi le varie realtà sindacali e di movimento che si sono confrontate nelle assemblee telematiche “per un reddito nella pandemia” invitano lavoratrici e lavoratori di ogni categoria (inclusə disoccupatə, precariə, lavoratricə domestichə, ecc.), facchini, riders, maestranze dello spettacolo, camerierə, pulitorə, studentə e insegnantə, personale che lavora nei servizi pubblici, donne e uomini che in questo anno di pandemia hanno costruito un senso di comunità mutualistica, che non si rassegnano all’idea di vivere in un mondo che continuerà a produrre pandemie e catastrofi a scendere in piazza il Primo maggio.
PER COSTRUIRE COMUNITA’ INCLUSIVE E SOLIDALI, CHE RIVENDICHINO I PROPRI BISOGNI E SI PRENDANO CURA DI CITTA’ E QUARTIERI, PER RIMETTERE AL CENTRO DEL NOSTRO MONDO LE PRIORITA’ DELLE NOSTRE COMUNITA’: SALUTE, SCUOLA, CASA, SERVIZI, TRASPORTI, UGUAGLIANZA E DIGNITA’.