REPORT dell’Assemblea Nazionale delle lavoratrici/tori del sociale del 9 febbraio 2020

 

 

 

Pubblichiamo il report dell’Assemblea nazionale del 9 febbraio a Reggio Emilia dell’Intersindacale educatori e della Rete Nazionale Operatori Sociali sui temi della Piattaforma per il Contratto Nazionale e delle prospettive territoriali ed unitarie nel prossimo futuro.

Rendiamo pubblici anche sugli esiti del sondaggio “Piattaforma Alternativa C.C.N.L. Cooperative Sociali” a cui hanno partecipato oltre 850 lavoratrici e lavoratori, che ringraziamo e a cui vogliamo corrispondere impegno ed energie nei prossimi mesi, provando a costruire un futuro diverso insieme.

REPORT ASSEMBLEA NAZIONALE LAVORATRICI/ORI DEL SOCIALE

DOMENICA 9 FEBBRAIO 2020 – CASA BETTOLA – REGGIO EMILIA

La giornata si è divisa in due momenti;

  • al mattino si è restituita l’analisi dati del sondaggio on line (disdetta contratto a luglio 2019 e proposta nuova piattaforma chiusa il 7 febbraio 2020) e la connessione tra i contratti (Coop Sociali, Uneba e in generale del terzo settore) verso un contratto unico
  • al pomeriggio si sono affrontate le problematicità, lotte, vertenze territoriali, nazionali e si è provato a dare una risposta alle domande: con quali strumenti/modalità possiamo far accrescere la coscienza e la partecipazione? Come usare questi strumenti per migliorare ed estendere le condizioni di lavoro e la qualità dei servizi?

La consultazione con lavoratori/rici sulla costruzione della piattaforma Alternativa del C.c.n.l. Cooperative Sociali è durata quasi due anni, portata aventi attraverso assemblee e, negli ultimi mesi, con il sondaggio on-line che ha raccolto 868 risposte.

Il sondaggio ha ricevuto risposte da 17 regioni diverse, e, oltre alle risposte chiuse dove in gran parte si confermano i punti elaborati in questi anni, sono  arrivati molti suggerimenti su cui  è importante soffermarsi, approfondire e implementare nel dettaglio la piattaforma.

Dal numero di risposte ottenute dal sondaggio si denota che negli ultimi mesi, passato il momento caldo del rinnovo, sia l’attenzione sui temi del contratto collettivo nazionale e sia sulla proposta di costruzione di un nuovo contratto non siano un tema centrale di rivendicazione. Allo stesso tempo, nel momento in cui ci sono problematiche  sul posto di lavoro , emerge la centralità del contratto nazionale, regolando le condizioni di lavoro e la qualità dei servizi.

A breve uscirà il resoconto dei dati raccolti, delle indicazioni che ne emergono,per restituire il lavoro ai lavoratori e alle lavoratrici.

Dall’analisi dei dati arrivati sulla piattaforma, ci siamo posti alcune domande:

Come utilizzare questo sondaggio e questa piattaforma?

Quali possibilità di intervento?

Come intervenire laddove c’è la contingenza di una gara d’appalto?

Come costruire la partecipazione dei lavoratori intorno al tema del contratto? Come “agirlo”? (affinché si riapra la contrattazione, affinché sia davvero una base di rivendicazione

Questa piattaforma è stata lanciata pubblicamente prima del rinnovo del contratto, sottoscritto poi a giugno 2019. I contenuti, discussi e portati sia in piazza che sui tavoli dei confederali, non sono stati affrontati ma rimandati ad una contrattazione di II° livello (quindi territoriale o aziendale) per mano dei soli sindacati firmatari, confermando la negazione del diritto costituzionale sulla libertà di rappresentanza sindacale, ma che conquisteremo, come fatto in altri settori, con mobilitazioni e attivazione delle lavoratrici e dei lavoratori. Quest’ultime, insieme alla vittoria di alcune vertenze a livello territoriale e aziendale, ci stimola a estendere quanto affermato comunicando, socializzando le lotte, e mettendo in rete le esperienze.

Dal confronto mattutino sono emersi alcuni punti comuni di lavoro ;

  • Rivendicazioni  realtà per realtà, territorio per territorio: approfondire dunque una rielaborazione su scala territoriale dei dati raccolti. Condividere dei piani comuni d’intervento (testi, conferenze stampa, presidi, assemblee nei luoghi di lavoro…) promuovendo delle iniziative in rete che facciano pressione, che allarghino lo sguardo e l’azione sul territorio attraverso delle chiamate regionali, affinché i colleghi della singola realtà lavorativa si sentano meno soli.
  • Piano nazionale: abbiamo raccolto 250 contatti e-mail da diversi territori, l’obbiettivo centrale è quello di contattarli e darsi disponibili a supportare le realtà dove possibile, anche dando disponibilità di promuovere incontri dove condividere percorsi virtuosi di altre città, innescando così un allargamento e un attivazione per un lavoro comune.
  • Oltre al settore: emerge l’importanza di allargare lo sguardo, mettendo in relazione il terzo settore ad un discorso più generale sul  welfare nazionale e cittadino. Costruire relazioni non solo con i colleghi/e ma anche con le famiglie dell’utenza, la cittadinanza che usufruisce dei servizi per costruire rivendicazioni sindacali di respiro ampio e politico, con mobilitazioni pubbliche per parlare dei servizi alla persona (educativi, sanitari, assistenziali) e contrastare la privatizzazione generale tramite l’esternalizzazione.
  • Le committenze investono sull’estetica dei servizi vetrina, che spesso non corrispondono con la reale qualità dei servizi e la qualità delle condizioni di lavoro Bisogna far emergere la contraddizione e farci riconoscere come soggetto attivo.
  • Approfondire lo studio economico che tenga in considerazione i costi e qualità dei servizi, tenendo presente anche i contenziosi che si creano nelle gare di appalto una volta aggiudicate. Le cooperative perdenti sull’appalto spesso intraprendono contenziosi verso i comuni, i quali utilizzano fondi pubblici o in alcuni casi ritardando l’inizio dei servizi per difesa.
  • Intraprendere un percorso di internalizzazione dei servizi per scongiurare una tendenza nazionale e territoriale che, tramite l’esternalizzazione e l’utilizzo del volontariato, non si fa problemi ad abbattere i costi, promuovendo così lavoro povero e influendo sulla qualità dei servizi.

Pomeriggio

  • Problematicità, lotte, vertenze territoriali e nazionali

Rimini e provincia

Si è riusciti a introdurre la figura dell’educatore di plesso tramite una vertenza sindacale e mobilitazione pubblica coinvolgendo associazioni delle famiglie, presentando una piattaforma rivendicativa condivisa. Sul territorio continuano ad arrivare grandi cooperative/consorzi più strutturati e organizzati, verso i quali è necessario essere più organizzati, diventando più difficile conquistare tavoli di trattativa.

Lo sciopero si è rivelato uno strumento fondamentale (come il coinvolgimento delle persone nella  preparazione) per conquistare il “potere rappresentativo”, utilizzandolo quindi come strumento per arrivare ad una possibilità di contrattazione difficile se no senza mobilitazione. In questo però si è riscontrato il rischio dell’intervento di soggetti, come i sindacati confederali,per stabilire accordi al ribasso e quindi spegnere la mobilitazione.

Vertenza con i Comuni di San Giovanni e Misano (20 lavoratrici): appalto vinto da una Cooperativa di Brescia, con un’offerta economica al di sotto del minimo ministeriale: 18,49€/ora per un livello D1.

Le problematiche sono varie: assenza di formazione e programmazione, applicazione irregolare della Banca Ore,  il mancato pagamento dello stipendio di gennaio, che ha spinto le lavoratrici a uscire mediaticamente sui giornali e a dichiarare lo sciopero.

L’apertura dello stato di agitazione tramite la procedura di raffreddamento ha aperto un Incontro in prefettura con viceprefetto, datore di lavoro, rappresentanti dei Comuni e il sindacato di Base, dalla quale è uscito un verbale firmato da tutti con l’impegno della Cooperativa di trovarsi ad un tavolo di secondo livello per affrontare le problematiche.

Reggio Emilia

è in atto una vertenza per il riconoscimento dell’educatore di plesso, come già ottenuto a Rimini, a seguito della dichiarazione di una grossa AZIENDA (partecipata anche dal comune) sul non pagamento delle ore in caso di assenza per malattia degli alunni.

Si è quindi attuato un piano di comunicazione pubblica, attraverso conferenze stampa, assemblee pubbliche e presidi sotto al comune, richiedendo l’apertura  di un tavolo di contrattazione.

Dopo due mesi dalla denuncia pubblica si è creato un dibattito sui quotidiani tra cooperative, F.C.R. , l’assessora all’ambito educativo, sospendendo quindi l’ipotesi di non pagare l’educatore in caso di assenza del bambino per malattia,senza specificare se, nel rinnovo dei bandi 2020-2021, verrà inserito la figura dell’educatore di plesso legato alla classe del bambino e non dando alcun feedback sulla richiesta dell’apertura del tavolo. Per questi motivi abbiamo lanciato una campagna di raccolta firme ed una serie di incontri con le associazioni dei genitori per aumentare le pressioni, con l’obiettivo di non trasformare un lavoro già precario in un lavoro a chiamata, e allo stesso tempo per non trasformare un servizio di integrazione scolastica in semplice contenimento.

La raccolta firme, rimarrà aperta fino a fine maggio, come strumento per raccontare ciò che stiamo facendo, migliorare la consapevolezza sul problema.

Gli incontri con le associazioni di familiari per coinvolgere quella parte di cittadinanza attiva, per aggregare forze  e raccogliere contributi. Chiederemo conto all’amministrazione dei vantaggi di questo meccanismo dell’esternalizzazione e richiediamo un percorso che passi a portare inizialmente la durata dei bandi da 9 mesi a 12 e un percorso di internalizzazione dei servizi.

Parma

Nel 2011-2012 che ci fu un taglio del 25% delle risorse per i servizi di integrazione scolastica, questo scaturì una grossa mobilitazione grossa che fermò questa manovra, riuscendo però a  contrattare con il comune di Parma la retribuzione per i primi 3 giorni di assenza dell’alunno.

Nel tempo però si è arrivati a non avere più, nei servizi educativi scolastici, il rapporto 1 a 1, togliendo così qualità al servizio, attuando la strategia dello “smantellare/tagliare su welfare e servizi piano piano”, per non suscitare scalpore tra la cittadinanza. Si sottolinea inoltre la validità del modello dell’educatore di classe più che l’educatore di plesso.

Milano-Monza

Nella cooperativa Aeris la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori è cominciata da una vertenza specifica sulla geolocalizzazione, considerata una spesa di soldi pubblici verso imprese private, volte a imporre a operatori ed operatrici un dispositivo per agevolare il lavoro dell’amministrazione aziendale, e che risparmiati si sarebbero potuti usare per migliorare la qualità dei servizi. In questa cooperativa di 700 dipendenti su oltre 30 comuni diversi, e con condizioni e diritti differenti è emersa la necessità di continuare ad approfondire piattaforme migliorative rispetto ai servizi scolastici.

Salute e sicurezza: gli educatori spesso non sono sui piani di evacuazione della scuola, questo è un esempio lampante di quanto non vengano considerati. Per questo le educatrici e gli educatori devono attivarsi su questi temi e avere margini di potere e partecipazione.

Il 14 febbraio è stato lanciato lo sciopero generale della scuola con manifestazione a Milano, il collettivo degli insegnanti precari autoconvocati ha invitati all’assemblea di costruzione gli educatori, i quali parteciperanno dopo aver cercato e spinto, non senza difficoltà, per un allargamento della copertura sindacale anche per i lavoratori del privato che lavorano a scuola.

Utilizzare i permessi sindacali (r.s.a. e r.s.u. e direttivo 8 ore/mese) e le 12 ore/anno di assemblea retribuita per costruire azioni e sindacalizzazione sono fondamentali in questo momento.

Torino

Il 7 aprile è la giornata nazionale contro la mercificazione della salute e protezione sociale, indetta e partecipata da realtà sociali, sindacali, politiche. C’è un invito a partecipare alla parte educativa alla giornata, visto il forte legame sui discorsi di privatizzazioni e welfare aziendale, come ad esempio:

  • Questione minutaggio nell’assistenza sanitaria (legge regionale – scheda SIDI) logica delle prestazioni. Per le quali la CUB sta chiedendo modifiche delle leggi regionali.
  • Questione salariale: valorizzare alcune vertenze (ad es. sul tempo di vestizione  che sommato sono 6-7- ore al mese 700/800 € all’anno).
  • Questione albi/elenchi: lancio raccolta firme per mettere i costi a carico delle aziende (assemblea cittadina inizio marzo)
  • appalti e re-internalizzazione: costruzione piattaforme e costruzione di una giornata dell’orgoglio educativo-assistenziale e assemblea permanente.

A Torino si sta puntando su vertenze legate a: orari, turni, riposi, pagamenti, tempi di vestizione. Il taglio del 30-40% nei bandi dell’accoglienza sta portando a una forte crisi occupazionale nel settore.

Cosa succederà oggi alla luce del nuovo decreto della Lamorgese? Quali vertenze si apriranno?

Criticità, Passi Avanti, Aspetti da curare, Appuntamenti:

I diversi aspetti su cui è possibile provare a costruire aggregazione e organizzazione sono

  • salario e contratto;
  • organizzazione del lavoro;
  • salute, sicurezza e controllo.

È forte la necessità costruire percorsi continuativi, che non danno risultati nell’immediato ma sul lungo periodo, per costruire consapevolezza su tutta la filiera dei servizi e le giuste interazione tra i vari soggetti in campo: lavoratori/lavoratrici, cooperative, aziende speciali e consorzi, enti locali e prefetture, leggi dello stato e regionali.

Fondamentale anche allargare lo sguardo oltre la propria cooperativa: a partire dagli studenti (futuri colleghi/e) arrivando al territorio comunale, regionale, nazionale, costruendo quindi alleanze con altri soggetti (utenti, associazioni, altri lavoratori lavoratrici precari/e a partire da coloro che lavorano negli stessi servizi ma con altri contratti e altri datori di lavoro – vedi scuola – ).

Bisogna costruire informazione, comunicazione, narrazione, socializzazione attraverso l’utilizzo di social, radio, giornali, con volantinaggi, comunicati, conferenze stampa, raccolte firme.

Alcuni punti e criticità emersi da più interventi sono:

  • decentralizzazione tra azienda-cooperativa che non ha sedi sul territorio in cui vince gli appalti, facendo quindi mancare la presenza della controparte in caso di rivendicazione;

le certificazioni devono rimanere un punto base di riferimento per stabilire la necessità di risorse educative; non il tetto economico che il Comune stabilisce per dei vincoli di bilancio che sono legali a scelte politiche, ma il bisogno della cittadinanza/utenza;

Costruire campagne rivendicative, almeno di dimensione regionale in contrasto alle differenze e frammentazioni che ci sono da comune a comune;

Condizione sine qua non: essere pagati per ogni ora di contratto indipendentemente dalla presenza-assenza dell’utente;

Mensa garantita per gli educatori in servizio per almeno 6 ore o ticket;

Formazione e Supervisione fondamentale a pagata dagli enti committenti o dalle aziende

Tempo di spostamento da una sede all’altra durante la giornata lavorativa pagato.

Prossimi Appuntamenti

14 febbraio: SCIOPERO GENERALE DELLA SCUOLA usarlo anche per portare alla luce le rivendicazioni che abbiamo stabilito sui servizi scolastici;

8-9 marzo: SCIOPERO E MOBILITAZIONE INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE. Ricerca di raccordi tra la piattaforma rivendicativa di NUDM e le rivendicazioni di operatrici e operatori sociali.

Il 9 Sciopero dal lavoro produttivo e l’8 sciopero dal lavoro riproduttivo e di cura.

7 aprile: la CUB deve ancora decidere se indire lo SCIOPERO, in ogni caso sarà giornata di mobilitazione per il diritto alla salute, alla cura e assistenza, contro le logiche di mercificazione e profitto, smantellamento del welfare pubblico e privatizzazioni. Si potrebbe usarlo anche per portare il discorso salute nei luoghi di lavoro.