Ammortizzatori sociali da rifare: gallina vecchia fa buon brodo.
“a ridatece gli ammortizzatori sociali di prima”.
Il sindacato SIAL-Cobas ripropone un intervento drastico che ripristini quel che c’era prima della riforma del 2015. Diciamo che non basta un intervento – comunque importante- come la possibilità della cassa integrazione per le aziende in via di cessazione di attività.
Bisogna prendere atto che è tutto da rifare. Governo, parlamento, sindacati dei lavoratori e padronali dopo tre anni di attuazione della nuova riforma degli ammortizzatori sociali possono ben dire che così non va.
Ora ci si accorge che sono ancora centinaia di migliaia i lavoratori in cassa integrazione (140mila i metalmeccanici di cui 80mila in straordinaria); ci sono 144 tavoli di crisi aziendali che riguardano 189mila lavoratori e 147 aziende interessate da Amministrazione Straordinaria. Senza contare che le delocalizzazioni continuano a ritmo serrato.
Per le aziende che erano in crisi a settembre 2015 e non ne sono ancora uscite siamo arrivati alla frutta. Dopo tre anni di utilizzo degli ammortizzatori sociali non c’è più possibilità di usarne altri fatti salvi i licenziamenti con la Naspi.
La strada più semplice potrebbe essere quella di prorogare da 3 a 4 anni il tempo massimo di utilizzo, ma rinvia solo il problema. D’altronde a fronte delle emergenze si sono sempre trovate soluzioni a dir poco geniali come quando all’arrivo della crisi del 2008/9 si aggiunsero tra le causali per la cigs la formula: “evento imprevisto e imprevedibile”.
Quindi tutto si può fare!
Perciò proponiamo che vengano ripristinati alcuni vecchi testi di legge a sostituzione dell’ultima riforma (il Jobs Act).
Quindi che:
– si ritorni alle causali e tempistiche precedenti per la cig ordinaria, straordinaria e contratti di solidarietà ;
– per il contratto di solidarietà venga ripristinato l’80% di integrazione salariale;
– vengano aboliti i massimali della cig straordinaria e si applichi per cassa integrazione ordinaria e straordinaria la integrazione all’80% del salario effettivo.
Per la difesa della occupazione le ricette migliori sono quelle che prevedono incentivi a chi attua la riduzione dell’orario di lavoro e contemporaneamente assume.
lì, 24 settembre 2018