Per noi salvare vite umane è una priorità, in qualsiasi circostanza. Diciamo “prima i lavoratori e chi cerca lavoro!”
Come Sial Cobas condanniamo le politiche anti-migratorie del Ministro Salvini, che proibendo l’intervento delle navi delle ONG nel Mediterraneo si è reso responsabile della morte di centinaia di migranti che altrimenti sarebbero stati salvati. Condanniamo l’inconsistenza della politica europea, incapace di svincolarsi dagli egoismi e dai ricatti degli stati dell’unione.
Per noi salvare vite umane è una priorità, in qualsiasi circostanza.
Ma c’è di più. Condanniamo tutto questo perché ci rende complici di un imbarbarimento di cui dobbiamo temere le conseguenze. La sempre più iniqua distribuzione delle ricchezze, l’aumento della disoccupazione, il mai cessato accaparramento delle risorse dei paesi in via di sviluppo, i cinici accordi sull’immigrazione con la Turchia e la Libia – paesi che non rispettano le vite dei loro cittadini, figuriamoci dei migranti – rischiano di far collassare l’Unione Europea e destabilizzare definitivamente l’area del Mediterraneo già martoriata da anni di guerre in Libia e Siria.
Il governo Lega-M5S, come i precedenti, sta facendo un uso propagandistico dei migranti per distogliere l’attenzione dalle vere cause del peggioramento delle nostre condizioni di vita: non sono i migranti ad aver portato ad oltre 40 forme di forme contrattuali precarie, ad aver voluto la Riforma Fornero delle pensioni, ad aver lasciato mano libera alle aziende in materia di appalti, subappalti e delocalizzazioni, ad avere introdotto il pareggio di bilancio in Costituzione che comporta tagli alla spesa sociale e blocco del turn over negli enti pubblici. Non sono i migranti a tenere bassi i nostri salari, ma è il dumping sociale generato dall’unione monetaria di paesi ad economie così diverse (vedi Direttiva Bolkestein che ha liberalizzato il mercato dei servizi europeo). Questo è lo scenario in cui ci troviamo, non c’è “un’emergenza immigrazione” che ci travolgerà. L’immigrazione è un fenomeno radicato e strutturale e così andrebbe descritto e gestito. I dati sui flussi migratori dall’Africa e dall’Asia dimostrano che non c’è nessuna invasione e che il numero di rifugiati procapite in Italia è tra i più bassi in Europa.
Sono invece allarmanti i recenti dati INPS sulla diminuzione delle retribuzioni medie annue e quelli dell’ISTAT secondo cui le maggiori possibilità di trovare lavoro con una laurea si accompagnano ormai a contratti precari, discontinui e sottopagati, in altre parole alla povertà.
Il Decreto-Dignità del Ministro del Lavoro Di Maio non mantiene le promesse fatte in campagna elettorale: non viene in nessun modo superato il Jobs Act, non viene ripristinato l’articolo 18, rimane lecito il licenziamento illegittimo (!) – con un aumento delle mensilità di risarcimento fino a 36, ma solo con vent’anni di anzianità!
Rimangono i molteplici contratti atipici, mentre il disincentivo ai contratti a tempo determinato riguarda solo il rinnovo (con la richiesta della causale e un’ulteriore tassazione) e non la prima stipula. Ha ben poco da lagnarsi Confindustria: a fronte di queste briciole (praticamente ininfluenti per la vita di un lavoratore) si becca il superamento di spesometro e redditometro, la fine dello split payment per i professionisti e la promessa di una riduzione del costo del lavoro.
Il blocco dei porti e dei salvataggi in mare cosa c’entrano con tutto questo?
Per farci sentire l’ebbrezza di essere “padroni in casa nostra”, quando in verità ci sentiamo franare la terra sotto i piedi. Come lavoratori, come disoccupati, come precari, come migranti, dobbiamo riconoscerci tutti dalla stessa parte, non per retorica, ma perché tutta questa iniquità viene da chi si arricchisce sempre di più sulla nostra pelle! Come recita la campagna della Rete Sindacale Internazionale di Solidarietà e di Lotta, “i capitalisti ci costano cari”!