Centinaia e centinaia di donne ieri a Roma per la terza assemblea nazionale di Non Una di Meno per continuare la scrittura del Piano femminista contro la violenza.
Dopo la straordinaria giornata dello sciopero globale dell’8 marzo, che ha portato in piazza centinaia di migliaia di donne in 59 paesi in tutto il mondo e in moltissime città d’Italia, il movimento femminista Non una di meno si è rimesso in marcia, col lavoro di elaborazione del Piano e in vista di una nuova stagione di lotte e mobilitazioni.
La prima giornata di sabato 22 aprile si è svolta dalle ore 10 alle 18 presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tre, dove gli 8 tavoli tematici che hanno preso vita nella prima assemblea nazionale del 27 novembre a Roma, e dopo l’ultima assemblea di Bologna del 4 e 5 febbraio scorso, si sono rivisti per proseguire con la stesura e la definizione delle proposte, al fine di iniziare a comporre il Piano. I tavoli hanno impostato il lavoro di scrittura su tre assi: 1. Analisi e principi, 2. Obiettivi, 3. Pratiche; per arrivare a stilare, quindi, i principi femministi sottesi alla possibilità di combattere e contrastare in modo radicale le tante forme di violenza di genere nella sfera privata e pubblica; per definire gli obiettivi, le rivendicazioni e le pratiche di lotta, solidarietà e mutualismo, come l’agenda politica di rilancio delle mobilitazioni.
Il tavolo narrazione sulla violenza attraverso i media si è strutturato prendendo le mosse da un’analisi del contesto attuale e da un rovesciamento e decostruzione della narrazione esistente.
È stata ribadita la necessità di creare un Osservatorio indipendente, nazionale, femminista e integrato sui vari mezzi e linguaggi della comunicazione seguendo un percorso circolare di autoformazione tra associazioni femministe, esperte di comunicazione di genere, centri antiviolenza, associazioni lgbtqi. Produzioni di vademecum, manuali e strumenti che diano indicazioni sul linguaggio e l’approccio più appropriati da utilizzare; percorsi di formazione diffusi e capillari in tutti gli ambiti della comunicazione. È stato affrontato il tema della precarietà nel mondo del lavoro freelance giornalistico, sfruttato e sottopagato; ci si è posto il problema di come intervenire nell’ambito della comunicazione dei social media, come rappresentare una task force comunicativa, capace di fare “massa critica” nella società, ma anche come agire con i corpi delle contro-narrazioni.
Nel tavolo lavoro e welfare è stato fondamentale riaffermare la prospettiva femminista a partire dalla specificità delle condizioni di lavoro e di vita delle donne, per affrontare le questioni più complessive legate al lavoro, allo sfruttamento e alla redistribuzione della ricchezza. Ricchezza rivendicata sotto forma di un welfare universale, diretto e indiretto, capace di rispondere ai bisogni e ai desideri delle donne, di scardinare il modello familistico vigente e di riconoscere garanzie e diritti sociali non solo alle donne, ma anche alle e ai migranti, alle soggettività lesbiche, gay, trans, queer e intersex; un salario minimo europeo per tutt* per contrastare i bassi salari, il gender pay gap e i meccanismi di dumping; reddito di autodeterminazione incondizionato e universale, come strumento fondamentale per garantire sussidi concreti e indipendenza economica alle donne che fuoriescono da relazioni violente e per contrastare più complessivamente la precarietà e l’intermittenza lavorative, il ricatto dello sfruttamento.
Il tavolo educazione alle differenze è partito da una critica complessiva e radicale del sistema formativo, culturale e sociale esistente, tematizzando l’educazione alle differenze come pratica e prospettiva sul mondo, come sguardo trasversale. Tra gli obiettivi: risignificare il concetto di autonomia intesa come riappropriazione da parte di docenti ricercatrici e ricercatori, studentesse e studenti, della piena facoltà di individuare bisogni e necessità nell’ambito della scuola e dell’università, per un sapere e una ricerca critici.
Il tavolo sulla salute ha rimesso al centro la dimensione del piacere come cardine della salute sessuale; insistito sull’estensione dei diritti a tutte le soggettività, non solo bianche, giovani, abili ed etero; ha riaffermato perciò la necessità di rimodulare l’universalità del diritto alla salute in senso estensivo e con attenzione alle varie specificità, tenendo fermi come principi essenziali l’autodeterminazione e la libertà di scelta.
Il tavolo sui percorsi di fuoriuscita dalla violenza ha innanzitutto ridefinito la natura e il ruolo dei centri antiviolenza, delle case rifugio, delle case, delle associazioni, degli spazi occupati e autogestiti dalle donne per le donne come luoghi politici autonomi, laici e femministi, il cui obiettivo principale è attivare processi di trasformazione culturale e politica contro la violenza maschile e patriarcale. I claim principali: autodeterminazione, autonomia, abolizione del codice rosa, rifinanziamento di questi luoghi delle donne.
Per il tavolo legislativo e giuridico è fondamentale che le giuriste e le avvocate femministe contrastino interventi normativi securitari e parcellizzati, che non mettono al centro le donne e i loro diritti, superare una cultura giuridica patriarcale, riconoscere tutti i tipi di violenza. Inoltre si è ribadita la necessità della piena applicazione della Convenzione di Istanbul, e la creazione di banche dati.
Dal tavolo femminismi e migrazioni un chiaro no al regime dei confini: “critichiamo il sistema istituzionale di accoglienza, chiediamo libertà di movimento e di soggiorno incondizionata in Europa”. No alla selezione delle soggettività indecorose, diritto d’asilo per le donne vittime di violenza, e alla retorica dell’integrazione che ripristina binarismi gerarchici è stato contrapposto un femminismo intersezionale come unico approccio per contrastare il razzismo imperante.
Il tavolo sessismo nei movimenti ha messo a tema l’utilizzo di pratiche diverse incentrate sullo scambio orizzontale di esperienze e saperi per scardinare le dinamiche sessiste nei processi decisionali e nelle pratiche di movimento. All’interno del tavolo è stato organizzato un workshop sul riconoscimento e sulla gestione della violenza di genere negli spazi politici, per scardinare dinamiche sessiste, per far sì “che questo percorso non sia solo differente, ma faccia davvero la differenza”.
Nella seconda giornata di domenica 23, presso la Scuola Di Donato nel quartiere Esquilino, si è svolta dalle 10 alle 17 l’assemblea plenaria partecipata da centinaia e centinaia di donne. Si è partite dalla lettura dei report redatti nei tavoli, per poi aprire agli interventi relativi alla costruzione del Piano femminista, che non vuole essere una semplice contro-proposta al piano nazionale antiviolenza; ma anche e soprattutto un manifesto politico che sia immediatamente strumento di rilancio della mobilitazione.
È apparsa chiara, infatti, la volontà di mantenere una lettura complessiva delle rivendicazioni, a partire dal portato delle lotte dell’ultimo anno, il 26 novembre, lo sciopero globale dell’8 marzo, ma non solo, ragionando su una trasformazione radicale dell’esistente a partire da una prospettiva situata e femminista, proprio perché questo movimento è anche rifiuto delle nuove e molteplici forme di spoliazione e di sfruttamento che il capitale avanza sulle vite di tutt*.
Non Una Di Meno ha espresso la capacità di articolazione e di sviluppo nei singoli territori, di diffusione nazionale, di determinazione nel riappropriarsi e nel ridefinire gli strumenti di lotta, di sviluppare pratiche di mutualismo e organizzazione dal basso. Si è posto in plenaria, dunque, nell’ultima parte della discussione, la questione – rispetto alle prospettive del movimento – delle infrastrutture e degli strumenti di cui questo movimento deve dotarsi per assicurarsi continuità organizzativa; come tutto ciò, quindi, si traduce nel lavoro quotidiano e territoriale.
Sono stati immaginati vari momenti di mobilitazione da qui ai prossimi mesi: a maggio una campagna di opposizione al Codice Rosa; il 28 settembre è stata lanciata una giornata globale per la libertà di scelta, accogliendo l’appello delle donne argentine a mobilitarsi in questa data come giornata mondiale per la depenalizzazione e la legalizzazione del diritto all’aborto. #NiMuertasNiPresas, ¡vivas y libres nos queremos! #AbortoLegal una deuda de la democracia
A settembre l’ipotesi di una nuova assemblea nazionale Non una di meno.
Il 25 novembre dovrà esserci una nuova mobilitazione nazionale e globale nella giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne.
Ecco cosa accade, “quando le donne mettono insieme menti e corpi”. La marea continua, il movimento femminista Non una di meno è ancora protagonista della trasformazione radicale di questo paese, “l’autodeterminazione è rivoluzione!”.
Qui uno speciale in attesa dei reports finali dei tavoli
- Audio di commento sui tavoli tematici a seguito della prima giornata a cura di Radiosonar
- Contributi audio a cura di Radio Onda d’urto
- Diretta streaming video della plenaria di domenica a cura di DinamoPress
Prima parte, Seconda parte, Terza parte, Quarta parte, Quinta parte, Parte finale
- Audio dei reports dei tavoli e degli interventi a cura di Radiosonar
Video riassunto della due giorni nazionale by DinamoPress