Assemblea Conup (Coordinamento Pensionati di Oggi e di Domani) il 18 maggio

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Date  le continue modifiche legislative peggiorative al sistema pensionistico pubblico (INPS) per i pensionati futuri e per gli attuali pensionati da parte della politica, il Conup (Coordinamento Pensionati di Oggi e di Domani) indice un’assemblea di pensionati e lavoratori il 18/05/2017 dalle 14.00 alle 18.00 nella sede ADL di Varese al circolo Coopuff Via De Cristoforis 5, per discutere del documento redatto da Marco Galli (allegato) e delle problematiche di cui sopra, sarà presente Michele Caponi esperto del sistema pensionistico pubblico.  

locandina Assemblea PENSIONI 18 maggio 2017 VA (1)
L’ obiettivo di  questo seminario è, tra le altre questioni da trattare, anche quello di dare un contributo, come CONUP Lombardia alla definizione di una posizione chiara del CONUP sulle modifiche da apportare al sistema pensionistico.

Infatti come CONUP, e come, del resto, anche l’ insieme delle forze sindacali antagoniste, siamo sempre molto bravi nella denuncia delle malversazioni operate dai vari governi e/o dei sindacati concertativi al sistema pensionistico pubblico, ma quando si tratta di fare delle proposte di modifica ci si perde in divisioni su questioni non dirimenti e non si riesce a predisporre una piattaforma unitaria di proposte e di idee-forza sui cui chiedere una mobilitazione forte dei pensionati, dei lavoratori e sostenuto dalle forze sindacali alternative in modo unitario.

Per questo come CONUP dovremmo prenderci la responsabilità di fare delle proposte, chiedere il confronto con tutte le forze sindacali alternative per definire una posizione forte e chiara di riforma dell’attuale sistema previdenziale.

Come CONUP Lombardia riteniamo che siano i seguenti i punti fondamentali di riforma, rivalutando, prima di tutto, la parola riforma, nel senso antico e giusto del termine e cioè che si tratta di un miglioramento delle prestazioni e non un peggioramento, come oggi si intende con la parola riforma, In realtà si tratta di correggere le pesanti controriforme, questo è il termine giusto per definire le modifiche apportate in questi ultimi anni al sistema pensionistico pubblico per demolirlo e favorire quello privato.

La vera questione da cui partire è la vittoria ideologica della cultura e delle idee neoliberiste in tutto il mondo occidentale e anche nel nostro paese, questa ideologia ritiene la spesa pensionistica un lusso insostenibile perché la considera una spesa parassitaria, in quanto si paga della gente che non produce ed è quindi uno spreco di risorse pubbliche, in questa visione la pensione pubblica deve essere al massimo una assistenza per anziani e non salario differito, quindi, secondo loro, la pensione vera dovremmo farcela in modo privato con banche ed assicurazioni e/o con i fondi pensione cogestiti tra CGIL-CSIL-UIL e Confindustria

Tutte le controriforme pensionistiche degli ultimi trent’anni, hanno esattamente questo obiettivo, infatti la riduzione pesante delle pensioni pubbliche è funzionale ad un sistema previdenziale di tipo assistenziale, come in alcuni paesi del nord Europa una pensione pubblica bassa e uguale per tutti e una pensione privata pagata solo da chi se lo può permettere.

Per questo motivo quando hanno bisogno di soldi pescano nel salvadanaio dell’ INPS perché per loro è il modo più sicuro di recuperare soldi, oltre che ottenere la demolizione del sistema previdenziale pubblico.

Ovviamente il tutto accompagnato da campagne terroristiche sulla spesa pensionistica fuori controllo e con il fatto che in Italia, in particolare, si spende per pensioni una cifra di molto superiore al resto dell’ Europa.

Sono tre le cause di ciò delle quali però non si tiene mai conto quando si grida alla prossima rovina delle casse INPS:

-la prima: la mancata separazione tra previdenza ed assistenza.

Cioè trattamenti di famiglia, cassa integrazione, indennità di disoccupazione, di malattia, invalidità civili, 104 ect.. tutti questi onerosi trasferimenti nulla anno a che fare con l’ordinario sistema previdenziale e dovrebbero essere a carico della fiscalità generale.

Questa scorrettezza contabile influisce pesantemente anche sulle statistiche Europee, poiché in ogni altro paese Europeo queste spese sono imputate a voci quali “sostegno alla famiglia o esclusione sociale” e non sulla spesa pensionistica.

Al netto di questi trasferimenti la spesa pensionistica nel nostro paese è assolutamente in linea con gli altri paesi.

-la seconda la questione INPDAP, ente pensionistico degli statali, da pochi anni incorporato nell’ INPS, con un disavanzo pari a circa 24 miliardi di euro perché molti enti della pubblica amministrazione, da anni, non hanno versato i contributi dovuti.

-la terza è che i pensionati Italiani pagano l’IRPEF come, e ancor di più, degli altri contribuenti, cosa che non avviene nel resto d’Europa, almeno in termini simili a quelli nostrani.

Quindi quando si parla di spesa per pensioni si dovrebbe parlare di spesa netta e/o detraendo quanto ritorna in termini di tasse da parte dei pensionati.

Infatti dai dati del “Quarto rapporto sul Bilancio Italiano del sistema previdenziale elaborato dal Centro Studi e Ricerche di Itinerari previdenziali presentati al Governo e alle Commissioni Parlamentari“ emerge chiaramente la questione :

CONTRIBUTI INCASSATI DALL’INPS

172,2

MILIARDI

CIFRA NETTA PENSIONI PAGATE DALL’INPS

168,5

MILIARDI

DIFFERENZA TRA CONTRIBUTI E PENSIONI NETTE

          3,7

MILIARDI

CIFRA LORDA PAGATA DALL’INPS PER PENSIONI

217,8

MILIARDI

DI CUI ALLO STATO IN TASSE   217,8  MENO 168,5

49,3

MILIARDI

Chiarite queste premesse, la proposta centrale per riportare il sistema previdenziale pubblico in condizioni di erogare pensioni dignitose è il ritorno al sistema RETRIBUTIVO.

Infatti la controriforma più importante che ha attaccato il sistema previdenziale pubblico è stata quella del 95 del governo Dini che, in accordo coi sindacati Confederali, ha stabilito che tutti i neo assunti, a decorrere dal gennaio 1995, avranno la pensione calcolata col sistema contributivo e non con il sistema retributivo.

Come è noto il sistema retributivo è quello che risponde  più chiaramente ai dettami della costituzione italiana, ove stabilisce che la pensione è salario differito, che consente agli anziani di percepire un reddito dignitoso rapportato alla dinamica salariale ed è un sistema solidaristico basato sul fatto che chi lavora paga la pensione a chi è pensionato, sapendo che quando andrà in pensione chi lavorerà pagherà la sua.

Questa è stata la vera riforma delle pensioni quando è stato istituito il sistema retributivo con accordo sindacale alla fine degli anni 60.

Ha subito poi dei peggioramenti, prima lo sganciamento alla dinamica delle retribuzioni e quindi il solo agganciamento all’ inflazione, ma anche qui sempre più ridotto, poi il passaggio, come base di calcolo della pensione, dalla media dagli ultimi 5 anni della retribuzione alla media degli ultimi 10.

Ma comunque pur ridimensionato era ed è ancora in grado di erogare pensioni dignitose.

E’ opportuno ricordare che in realtà nel 95 quando si è fatta la controriforma col sistema contributivo il fondo lavoratori dipendenti era in forte attivo ma appunto come si diceva in premessa, sui numeri della questione pensioni sono anni che si dicono falsità gigantesche.

Certo il problema della disoccupazione giovanile potrebbe portare dei problemi anche alle casse INPS, ma appunto quella della disoccupazione giovanile è una questione socialmente inaccettabile indipendentemente dal riflesso sulle casse INPS, e invece, sono proprio le controriforme pensionistiche, l’ultima della Fornero, che allungando a dismisura i termini di accesso alla pensione di anzianità e di vecchiaia, ha creato, e stà creando, le condizioni per non riassorbire la disoccupazione giovanile.

Oggi a tutti i neo assunti dopo il 95, con l’ introduzione del contributivo, da anziani si troveranno una pensione statale fortemente decurtata e non in grado di assicurare il sostentamento da anziani.

L’ ammontare dei contributi sono poi rivalutati in rapportato al PIL e non ai tassi di inflazione e/o alle dinamiche retributive, rende ancora più evidente il senso della controriforma pensionistica, cioè quello di demolire il sistema previdenziale pubblico in favore di quello privato.

Non a caso nel 95 si sono introdotti i sistemi previdenziali privati, sia quelli gestiti in compartecipazione dei sindacati confederali, sia quelli privati delle banche ed assicurazioni.

La futura pensione pubblica sarà per i giovani di valore irrisorio per il combinato disposto sia del sistema contributivo di cui sopra, sia per il precariato dilagante in quanto vi sono periodi lunghi non coperti nemmeno da contribuzione.

Tutto questo è in aperta violazione dei dettami costituzionali, che invece assegnano agli anziani una pensione pubblica dignitosa in grado di passare una vecchiaia serena.

Come era prevedibile l’ ossessione neoliberista per tagliare la spesa previdenziale non poteva fermarsi,  ed oggi, attaccando frontalmente, come fa Boeri il presidente INPS, i pensionati, definiti privilegiati,

perché continuano ad avere la pensione pagata col sistema retributivo, si stà tentando di trovare il modo  di colpire chi è oggi in pensione col retributivo per dare qualche piccolo straccio in più di pensione ai futuri pensionati col contributivo.

Ovviamente utilizzando la solita logica dei potenti, quella di scatenare la lotta tra poveri, il nemico dei giovani sono i vecchi che hanno pensioni privilegiate.

Come CONUP dobbiamo essere in grado invece di riaprire canali solidaristici di idee e di lotta.

Pensionati e giovani assieme per difendere il sistema previdenziale pubblico contro le logiche di smantellamento neoliberista che vuol dare le pensioni in mano a banche assicurazioni e/o fondi pensione privati, per una pensione pubblica dignitosa basata sul sistema retributivo sulla media degli ultimi 10 anni di lavoro agganciata al 100 % all’ inflazione e alla dinamica retributiva.

Da questo punto di vista  potrebbero esserci alcune persone che avrebbero degli svantaggi col sistema retributivo: persone con posizioni lavorative con alti livelli retributivi che, a causa di licenziamenti, fallimenti aziendali ect.., si trovano, ad avere gli ultimi 10 anni retribuzioni molto più basse che abbasserebbero il calcolo della loro pensione. Queste persone potrebbero sollevare quindi delle obiezioni sul sistema retributivo,

In questo caso bisogna dare la possibilità al lavoratore, per il calcolo della pensione, di scegliere i meglio 10 anni della propria vita lavorativa.

Poi c’è la questione dei giovani che con i lavori  precari e/o delle sempre maggiori difficoltà ad accedere al mondo del lavoro, si troveranno in ogni caso, anche col retributivo, delle pensioni molto basse.

Su questa questione e fermo restando che questo è un problema che deve trovare una soluzione e non è accettabile il protrarsi di questa situazione di precariato dilagante e di disoccupazione giovanile del 40%, riteniamo condivisibile la proposta del Professore  Pizzuti dell’ Università di Roma ove sostiene :

“E’ da sostenere l’ indispensabilità di meccanismi solidaristici all’ interno del bilancio pensionistico, come l’ istituzione di un fondo per i giovani in modo da includere nel percorso contributivo di ciascuno i periodi di disoccupazione involontaria”

La seconda questione è l’ età per andare in pensione, come CONUP dobbiamo dire in modo chiaro e netto che 40 anni di lavoro, soprattutto su mansioni operaie e/o impiegatizie di contenuto professionale medio-basse sono più che sufficienti per avere diritto ad andare in pensione, mentre per la vecchiaia 60 per le donne e 65 per gli uomini è una età che consente di vivere in modo sereno una vecchiaia da pensionati senza avere la pensione applicata quasi sulla bara da morto.

Il passato governo Renzi, rendendosi conto che l’ allungamento stabilito dalla Fornero per l’ accesso alla pensione, in una situazione di stagnazione economica non consente neanche un minimo di ricambio generazionale nei luoghi di lavoro e quindi si mantiene una forte disoccupazione giovanile che alimenta il successo elettorale di forze definite populiste e/o antisistema, ha tentato in accordo coi sindacati confederali un pasticcio di soluzione che ha dell’ assurdo.

Consentire di anticipare il pensionamento attraverso un prestito con le banche.

Il mutuo per andare in pensione !!

Ma dietro l’ assurdità della questione ci stà un disegno preciso espellere dalle fabbriche e/o dai luoghi di lavoro lavoratori che hanno salari più alti e anche l’ art. 18, per far assumere giovani senza art.18 e salari più bassi, e chi si trova esodato, magari contro la propria volontà, rischia di trovarsi costretto ad attivare il prestito pensionistico per sopravvivere in attesa della pensione.

Queste sono alcune  riflessioni di merito che però toccano le questioni principali sulla questione pensionistica, ed è a nostro avviso, importante che come CONUP, se volgiamo aprire una battaglia politica e culturale per difendere il sistema pensionistico pubblico, dobbiamo avere idee e proposte chiare da diffondere e sostenere, cercare unità ed alleanze per riaprire nel nostro paese una lotta per difendere e rilanciare il sistema previdenziale pubblico contro i tentativi di demolirlo in favore del sistema privato.

CONUP LOMBARDIA