Graffito con la scritta “Acqua e sale” in riferimento al solo nutrimento assunto dai prigionieri palestinesi in sciopero della fame.
dal sito Ma’an News Agency, traduzione a cura di Sial Cobas
I Palestinesi lanciano lo sciopero generale a sostegno dei prigionieri in sciopero della fame
Giovedì è stata giornata di sciopero generale nei territori occupati della Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Migliaia di Palestinesi hanno chiuso le serrande dei loro negozi in solidarietà coi 1.500 prigionieri palestinesi in sciopero della fame aderendo così allo sciopero “Libertà e Dignità”, organizzato da Marwan Barghouti, leader di Fatah, da molti anni imprigionato nelle carceri israeliane.
Lo sciopero generale si è tenuto l’undicesimo giorno dello sciopero della fame di massa e precede l’indizione da parte del movimento Fatah di un Day of Rage (Giorno della Rabbia) per il 28 Aprile, durante il quale sono previsti scontri tra i palestinesi e le forze di sicurezza israeliane per mostrare la loro solidarietà col movimento dei prigionieri.
Le strade solitamente trafficate delle città, dei paesi, villaggi e campi profughi della Cisgiordania erano deserte giovedì, con uno scenario che a molti Palestinesi ha fatto ricordare la Prima Intifada, che cominciò nel 1987, quando i Palestinesi scesero in sciopero generale come gesto di disobbedienza civile contro le forze israeliane.
Negozi, istituzioni, banche, scuole erano chiusi in solidarietà con lo sciopero della fame dei prigionieri.
Centinaia di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane sono in sciopero della fame dal 17 aprile, per protestare contro le torture e la mancanza di cure a cui sono sottoposti i prigionieri nelle mani delle autorità israeliane, così come contro l’estendersi del ricorso alla detenzione amministrativa – ossia all’incarcerazione senza processo o prove, da parte dello Stato Israeliano.
Martedì scorso, il Comitato Nazionale di supporto ai prigionieri in sciopero della fame ha fatto appello a tutti i palestinesi per boicottare i prodotti israeliani in solidarietà con le centinaia di prigionieri che stanno rifiutando il cibo.
Il Comitato, che è affiliato al Palestinian Committee of Prisoner’s Affairs e alla Palestinian Prisoner’s Society (PPS), ha chiesto ai commercianti palestinesi di smettere di vendere prodotti israeliani e di eliminare dai loro negozi tutte le merci prodotte in Israele.
“Mentre la battaglia Libertà e Dignità continua, l’occupazione israeliana alza il tiro, con discorsi e misure oppressive contro i nostri bambini e i nostri eroi”, ha dichiarato il Comitato di sostegno. “Per aiutarli nella loro lotta si è deciso di boicottare completamente i prodotti israeliani nel mercato palestinese”.
Nel frattempo, continuano le dimostrazioni di solidarietà e gli eventi organizzati ogni giorno in tutti i territori palestinesi.
Le forze israeliane hanno intrapreso delle azioni punitive nei confronti dei prigionieri fin dal primo giorno di sciopero della fame, trasferendo alcuni detenuti e i leader della protesta in reparti confino e impedendo agli avvocati di fare visita ai prigionieri, in particolar modo a quelli malati. Viene impedito ai prigionieri, molti dei quali rifiutano ogni forma di nutrimento eccetto acqua e sale, di approvvigionarsi di sale; vengono loro fornite coperte e lenzuola sporche e condotti raid nelle celle dei detenuti, con trasferimenti arbitrari.
Un certo numero di prigionieri ha anche annunciato che comincerà a rifiutare anche l’acqua.
Bethlehem district
A Betlemme, città a sud della Cisgiordania, sono state bloccate molte sdrade di accesso con massi e gomme, mentre palestinesi col volto coperto giravano per la città per convincere le persone dell’importanza di sostenere aderire allo sciopero.
Ramallah district
Nel distretto di Ramallah district, un gruppo di giovani palestinesi ha chiuso tutte le strade che portano alle città di Ramallah e al-Bireh, bloccandole con massi e ruote incendiate, impedendo alla gente di entrare in città.
Nablus district
Tulkarem district
Hebron district
East Jerusalem
The occupied East Jerusalem neighborhood of Beit Hanina:
In the city of Jerusalem: