CIE di Ponte Galeria: la violenza sulle donne va combattuta anche qui! Basta rimpatri!

donne CIE

Il Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria è l’unico in Italia che al momento rinchiude le donne. Come ogni centro è caratterizzato dalla negazione della libertà delle recluse, ma in quanto C.I.E. femminile è teatro di una violenza ulteriore che è quella che si attua sui corpi delle donne recluse, trattate con fare paternalistico, sottoposte a perenni ricatti sessuali e talvolta a interventismo sanitario: quindi cibo imbottito di psicofarmaci, giochetti per portare allo strenuo della sopportazione, infine trattamenti sanitari obbligatori per autolesionismo a donne che invece hanno subito percosse. Ma anche donne richiuse perchè, al momento della denuncia al marito violento prevale la loro “irregolarità” sul suolo italiano piuttosto che la ricerca di aiuto.

Al momento a Ponte Galeria sono recluse circa 80 donne, con ingressi e uscite abbastanza frequenti. A breve partiranno diversi voli di deportazione che ancora una volta spezzeranno le vite di queste persone, allontanandole dai loro affetti e dalle loro strade per spedirle forzatamente in posti che molto probabilmente non hanno mai visto e in cui di certo hanno scelto di non vivere più.

ORGANIZZIAMOCI CONTRO RECLUSIONI, ESPULSIONI E RETATE!

dal blog Hurriya del 20 febbraio 2017

Retate nelle strade, stupri, soprusi e continue violenze nei centri di detenzione: questa è la quotidianità che lo stato offre alle donne migranti. Uno stato fascista e razzista fondato su machismo e cultura dello stupro; al di là dei propagandati progetti della polizia in difesa delle donne contro la violenza di genere, questo è uno stato che dice di proteggerti e nella realtà, al contrario, si trasforma in un ulteriore pericolo per la tua libertà e la tua vita.
Questo è ciò che è successo a Olga (nome di fantasia), una delle tante donne che spesso trovano il coraggio di liberarsi dalle loro relazioni violente. Olga è una donna ucraina che, nel momento in cui si è rivolta alle forze dell’ordine per denunciare le violenze agite da quello che era il suo compagno, è stata rinchiusa nel Centro di Identificazione ed Espulsione di Ponte Galeria, da dove la deporteranno a breve, perché la sua condizione di “irregolare” ha prevalso sulla sua richiesta di aiuto. Non si tratta di un caso isolato: ogni giorno le migranti devono vivere sulla propria pelle gli effetti di questo stato che le umilia, le sfrutta, le criminalizza e imprigiona per perpetuare poi le stesse violenze all’interno delle mura infami di un CIE.
Ogni giorno le donne migranti portano avanti le loro resistenze a questo sistema razzista fatto di confini e galere.
Non chiediamo allo stato di difenderci dalla violenza che esso stesso produce e di cui si nutre.
Quello che vogliamo è continuare a sostenere le lotte di chi a tutta questa brutalità si ribella, di chi resiste nei CIE, di chi si oppone alle deportazioni.
Quello che vogliamo è la  libertà per tutte le donne  recluse.

nemiche e nemici delle  frontiere