PEDEMONTANA: «Un altro dissesto annunciato».
di Massimo Gatti, dal sito di Rifondazione Comunista Lombardia, del 10 ottobre 2016
Si susseguono nel nostro territorio fatti molto gravi che evidenziano una classe dirigente senza scrupoli, serva dei poteri forti.
Nel 40° anniversario della tragedia di Seveso il 10 Luglio 1976, con la fuoriuscita di diossina dalla fabbrica ICMESA e la contaminazione conseguente, Governo nazionale e Giunta regionale lombarda non potevano fare peggio. Il capo del Governo a Milano in quei giorni ha semplicemente ignorato una scadenza gigantesca, ma estranea alla sua propaganda. Il presidente della Regione ha partecipato alle celebrazioni ufficiali, ma ha avuto l’impudenza di ribadire che l’autostrada Pedemontana si farà tutta senza quattrini e senza utilità, passando sconsideratamente anche sopra la “collina della diossina” a Seveso, devastandola con estremo pericolo per la salute pubblica.
Come un film dell’orrore c’è anche stato il colpo di scena finale (o foglia di fico) con la nomina di Di Pietro a Presidente di Pedemontana. Nessuna vergogna ad accettare da parte di chi come ministro ha contribuito a distruggere l’agricoltura e a devastare il territorio sbloccando autostrade inutili e dannose come Pedemontana, TEM e BREBEMI, cancellando metropolitane come M2 a Vimercate e M3 a Paullo.
Solo chi ha memoria corta può fidarsi di piccoli governanti che riparlano di metro fuori Milano città, dopo aver operato per il contrario. Sono gli stessi che il 16/4/2016 hanno inaugurato il nuovo collegamento Cerca-Binasca e le opere compensative per i Comuni del Melegnanese, omettendo la verità. Cioè che 100 milioni di euro di opere eseguite per quella zona dopo 40 anni di attesa, avvengono dopo il regalo di 330 milioni di euro a fondo perduto erogato dal Governo a TEM nel 2012.
Quindi vi è un saldo negativo per le casse pubbliche di 230 milioni di Euro con cui potevano essere garantite opere essenziali. Sono sempre loro che nel 2014 e 2015 hanno inaugurato Brebemi e TEM, le autostrade più care e più vuote di tutta Italia.
Come Alice nel paese delle meraviglie, Di Pietro scopre che Pedemontana è un fallimento per il disavanzo, i costi, i volumi di traffico e su questo si fa intervistare da importanti giornali.
In un paese decente (normale è un termine ambiguo), un’amministrazione pubblica degna di questo nome farebbe di tutto per razionalizzare i lavori svolti e chiuderli non aggravando ulteriormente il disastro per le casse pubbliche che hanno assicurato enormi contributi statali e sconti fiscali. Parliamo di milioni di euro, basta con la barzelletta delle autostrade private. Si ripete l’incubo italiano della socializzazione delle perdite e dalla privatizzazione dei profitti. Il problema delle eventuali penali va affrontato dirottando risorse e imprese su lavori essenziali per la manutenzione della rete stradale esistente, il riassetto idrogeologico, la prevenzione anti sismica, l’agricoltura, il trasporto pubblico e la mobilità alternativa.
Occorrerebbe una vera classe dirigente, oggi totalmente assente, mentre il Governo Renzi blatera del ponte sullo stretto di Messina e la Giunta regionale Maroni scippa gratis la ai cittadini della Città Metropolitana, abbandonata al declino e senza più sovranità popolare. La soluzione dei problemi non può essere affidata a chi li ha creati: Lega/FI/NCD in Regione- PD/Centristi/NCD a Roma. Troppe litanie sulla obbligatorietà dei completamenti e sulla presunta utilità delle opere in corso. Questo rischia di essere un paese senza democrazia in cui esistono solo grandi eventi e grandi opere (MOSE-Roma Capitale-Val Susa-EXPO-post EXPO ecc.) per l’interesse dei soliti noti e senza lo sviluppo di lavoro stabile e qualificato.
Se vuole fare una cosa seria Di Pietro si dimetta subito e proponga il commissariamento della Pedemontana. Non dovrebbero sfuggirgli oltre i problemi economici, i tanti fatti al vaglio della magistratura in cui il malaffare, la corruzione e le mafie hanno accerchiato Pedemontana, TEM e Brebemi.
Per non farsi mancare nulla le Istituzioni più grandi proseguono su una strada miope e subalterna. Sulle questioni economiche e sociali più rilevanti non ci sono differenze e tutti insieme appassionatamente, il Sindaco di Milano Sala e il Presidente lombardo Maroni hanno trovato un’intesa immediata per designare Gorno Tempini come nuovo presidente di Fiera Milano. Si tratta dell’ ex AD di Cassa Depositi e Prestiti nell’epoca del presidente Bassanini e quindi di uno dei periodi peggiori per i Comuni e le politiche pubbliche. A questo punto occorre un programma di salute pubblica per bonificare il sistema, garantire la sicurezza sul lavoro, cambiare amministratori e dirigenti delle società pubbliche, chiudere carrozzoni e rilanciare i grandi servizi collettivi.
Nessuno si illuda che toglieremo il disturbo. In molti luoghi, persone, comitati, associazioni, partiti, Istituzioni locali resistono e si continuano a battere.
Negli ultimi anni di fronte all’inerzia di troppe Istituzioni importanti l’opposizione allo scempio della Pedemontana è vissuta sulle gambe, nei cuori e nell’intelligenza di tante persone che non hanno avuto bisogno di scoprire una pessima situazione con le ultime interviste ad hoc.
La “grande mangiatoia” delle vie d’acqua a Milano è stata cancellata dalle mobilitazioni popolari. A Gessate una comunità intera, comitato e municipio, hanno ottenuto interventi per la sicurezza statale, per la salute e per ridurre i danni enormi causati dal passaggio di autostrade inutili e dannose.
I comitati per l’interramento della RHO-Monza non sono tornati a casa con l’apertura dei cantieri, ma sono una spina nel fianco per i controlli e per ottenere compensazioni vere e non asfalto. A Cornegliano Laudense e in tanti siti della Lombardia prosegue l’iniziativa contro enormi stoccaggi di gas, senza adeguata sicurezza per la popolazione. Al parco Nord i comitati non arretrano nel contrastare abnormi vasche di laminazione e uno spregiudicato utilizzo del campo volo di Bresso. In molte zone sono aperte vertenze aziendali per difendere dignità e lavoro e in molti ospedali e presidi sanitari vi sono conflitti per difendere l’occupazione contro i tagli e per la salute della cittadinanza.
Sindacati, organizzazioni di agricoltori e di ambientalisti, associazioni contro gli inceneritori e lo smaltimento illegale dei rifiuti e comitati per l’acqua pubblica non si arrendono ma proseguono le loro insostituibili attività.
Si potrebbe continuare a lungo ma per ora basta accorgersi che la realtà è pluralista e che c’è ancora spazio per una politica basata sull’interesse generale e non sul profitto senza limiti e sullo sfruttamento sconsiderato delle risorse naturali.
9/10/2016
Massimo Gatti, già consigliere provinciale di Milano lista civica Altraprovincia/PRC/PdCI