Grecia: nuovi prestiti in cambio della deregolamentazione dei contratti

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L’Eurogruppo ha dato l’ok a una nuova tranche di aiuti (prestiti) da 1,1 miliardi di euro, dopo aver valutato positivamente le 15 Riforme varate finora dal governo greco e l’impegno alla creazione di un fondo per le privatizzazioni e la riforma delle agenzia delle entrate. Gli 1,1 stanziati oggi serviranno però a rimborsare i creditori (Fmi e Bce su tutti) mentre gli altri prestiti in arrivo (1,7 miliardi di euro entro fine ottobre) andranno a saldare i conti con i creditori privati. Lo stanziamento di queste due nuove trances apre la strada alla seconda fase del terzo memorandum per il salvataggio della Grecia. Atene dovrà far passare in Parlamento la riforma del mercato del lavoro e rimettere mano a pensioni e settore pubblico.

Secondo una ricerca di Papadimitriou, Nikiforos e Zezza, ‘Greece: Getting out of the Recession’, Levy Institute Strategic Analysis, pubblicata questo settembre, l’impatto delle nuove misure di austerità che il governo greco ha approvato quest’anno, e sta mettendo in pratica, in cambio di una nuova tranche di “aiuti” e della promessa di ristrutturare il debito dimostra che:

1) la strategia economica della “austerità espansiva” non funziona. La logica di tale strategia prevede che la riduzione dei salari porti ad un aumento di competitività di prezzo, che a sua volta faccia aumentare le esportazioni nette, con un contributo alla domanda aggregata che compensi l’impatto negativo dell’austerità fiscale. A fronte di una drammatica caduta dei salari reali, l’aumento nelle esportazioni – soprattutto del turismo – è stato insufficiente, e sembra aver spostato i flussi in prevalenza su un “turismo a basso costo”, che se fa aumentare di molto i visitatori non aumenta in modo proporzionale le entrate monetarie

2)  gli “aiuti” non sono neanche sufficienti a rimborsare le tranches dei prestiti in scadenza, per non parlare degli interessi sul debito e dei debiti che il governo greco sta accumulando nei confronti dei fornitori. Il nuovo round di austerità più “aiuti” vedrà un aumento del debito pubblico (ed estero) totale

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Grecia, semaforo (quasi) verde dell’Eurogruppo. Ok ai nuovi prestiti ma a rate

L’Eurogruppo garantisce 1,1 miliardi subito ad Atene applaudendo l’ok a 15 riforme ma rimanda il versamento di una tranche da 1,7 miliardi a una verifica della ex-Troika sui rimborsi dei debiti dello Stato. I soldi versati saranno utilizzati per rimborsare l’ex-Troika e saldare gli arretrati con creditori privati

di Ettore Livini, da Repubblica del 10 ottobre 2016

L’Eurogruppo dà l’ok – ma a rate – alla nuova tranche di prestiti da 2,8 miliardi alla Grecia. I ministri delle finanze di Bruxelles hanno “preso atto con piacere” delle 15 riforme approvate nei tempi previsti dal governo di Alexis Tsipras e del suo impegno a definire gli ultimi interventi per rendere operativo il fondo per le privatizzazioni e per la riforma delle agenzia delle entrate. Questa disponibilità ha consentito di dare l’ok all’esborso di una prima tranche di 1,1 miliardi di crediti. Restano invece per il momento congelati gli altri 1,7 miliardi di aiuti previsti, in attesa che “le istituzioni verifichino l’effettivo rimborso di un’identica somma di debiti dello stato con privati”. Un modo, in realtà, per dare l’ok solo quando saranno definiti i dettagli sugli interventi già approvati, specie quelli sulla governance bancaria e le vendite dei beni dello Stato. I 2,8 miliardi in arrivo da Bruxelles, come al solito, rimarranno nelle casse del governo per un tempo brevissimo. Gli 1,1 stanziati oggi serviranno a rimborsare i creditori (Fmi e Bce su tutti) mentre gli altri andranno solo, appunto, a saldare i conti con i creditori privati.

L’ok allo stanziamento, precisa l’Eurogrppo, apre la strada alla seconda fase del terzo memorandum per il salvataggio della Grecia. Atene dovrà far passare in Parlamento la riforma del mercato del lavoro e rimettere mano a pensioni e settore pubblico. Questa parte del programma potrebbe chiudersi tra novembre e marzo. E se ci sarà un accordo, si inizierà finalmente a discutere della ristrutturazione del debito di Atene. Sul tavolo ci sono sempre i soliti nodi: la Germania di Angela Merkel, causa elezioni nell’autunno 2017, non vuol sentire

parlare fino ad allora di un taglio all’esposizione ellenica, decisione che regalerebbe nuovi consensi agli euroscettici. L’Fmi però pare pronto a sfilarsi dal memorandum se non ci sarà in tempi stretti una ristrutturazione del debito che renda la situazione greca sostenibile.