Fiat-Melfi: cassa integrazione e auto invendute. Gli operai vogliono i “dati reali”

fiat melfi autoFiat-Melfi: “Le auto prodotte sono tutte nei piazzali”

A segnalarlo alcuni operai che chiedono ‘numeri reali’ ad azienda e sindacati

articolo tratto da Basilicata 24

E’ stato un rientro in linea ‘brusco’ per le maestranze di S.Nicola. Oltre all’annuncio di una settimana di cassa integrazione per gli addetti alla Punto, ai lavoratori non è sfuggita la presenza di troppe nuove vetture ferme e in attesa di essere smistate sul mercato internazionale.

Centosettantaseimila auto prodotte nel primo semestre 2016. Renegade e 500x a tirare la volata della locomotiva Fiat-Fca, con la Basilicata campione di export italiano. E’ stata questa l’ultima vulgata sindacale che a fine luglio ha fatto gridare a numeri molto vicini a quelli del 2015. A distanza di un mese o poco più, però, a S. Nicola di Melfi i conti non tornano affatto. Primo campanello d’allarme la cassa integrazione annunciata dal Gruppo, tra il 26 settembre e il 7 ottobre prossimi, per 1000 operai che lavorano alla ormai ‘vecchia’ Punto. E poi, il dato che desta crescenti preoccupazioni sta tutto in quei piazzali a perdita d’occhio pieni di auto invendute. Si tratta per lo più di Renegade e 500; i due fiori all’occhiello dello stabilimento lucano. Piazzali pieni persino accanto alle piste di collaudo. Gli addetti alla manutenzione dicono che la situazione è la stessa sin dalla pausa estiva. Con la ripresa produttiva e l’incedere dei turni, il fenomeno si è solo accentuato. Ma tant’è. Da un lato le performance da record snocciolate dall’azienda e dal lungo team sindacale; dall’altro lato la realtà empirica che non sfugge al lavoratore reale. Quest’uomo in carne ed ossa, svestito dalle sovrastrutture mediatiche e aziendali, guarda la realtà con occhio più disincantato. Si affida ai ‘numeri reali’. E quando nei piazzali vede troppe auto prodotte e parcheggiate, il dubbio gli viene. Al netto dei picchi produttivi, come vanno le richieste e le vendite in Italia e all’estero? E negli Stati Uniti? Si tratta di questioni assai centrali per capire lo stato di salute del Gruppo italo-americano.