La #SistemiInformativi, azienda appartenente alla multinazionale #IBM, ha deciso di licenziare 156 dei suoi 958 dipendenti. 156 famiglie (135 a Roma, 12 a Milano, 6 a Torino, 3 a Perugia) messe sul lastrico, ma anche 156 professionalità nel cosiddetto terziario avanzato che vengono rottamate.
Insieme alla RSU e alle Organizzazioni Sindacali, i lavoratori stanno mettendo in piedi una serie di Azioni per contrastare tale disegno criminale.
Tra le altre cose hanno creato una Petizione da inviare all’Amministratore Delegato di IBM e all’Amministratore Delegato di Sistemi Informativi:
Revocare i 156 licenziamenti di Sistemi Informativi (IBM).
La RSU invita a firmarla e di diffonderla ai tuoi contatti: un piccolo gesto che per noi può essere molto importante!
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IBM licenzia 156 dipendenti esterni
Di Barbara D’Amico, da Il Corriere.it del 29 giugno 2016
Doveva traghettare la pubblica amministrazione e le imprese nel mondo digitale e del cloud, invece Sistemi Informativi, azienda che fa capo ad IBM, ha appena annunciato 156 licenziamenti. Una quota importante per una società che impegna in tutta Italia più di 950 addetti ora preoccupati per il proprio posto. I tagli più pesanti a Roma, dove ad essere messi alla porta sono 135 tra impiegati e quadri dell’area business services e staff. Vengono poi eliminati 12 posti nella sede di Milano, 6 in quella di Torino e 3 negli uffici di Perugia.
La notizia non è tanto che un’azienda licenzi, ma che lo faccia pur operando in un settore, quello che viene invece considerato in fase di crescita ed è anzi affamato di figure professionali. E’ possibile, nel 2016 e con quasi 40 anni di esperienza alle spalle, fallire nelle ICT? La risposta va in parte ricercata negli studi economici presentati all’ultimo World Economic Forum e che dimostrano come tutti i comparti dell’economia entro il 2020 soffriranno, chi più di chi meno, del cosiddetto gap skills cioè la difficoltà per i lavoratori di colmare in fretta le lacune per riuscire a fornire lo stesso servizio stando al passo con l’evoluzione tecnologica.
Per l’azienda la responsabilità dei tagli è da imputare al mercato. Per i lavoratori la colpa è invece della politica di disinvestimento operata dalla dirigenza. Partiamo dal primo punto. E’ a causa del cattivo andamento del mercato dell’Information Technology in Italia se, spiega la nota di Sistemi Informativi inviata ai sindacati il 16 giugno, i tagli al personale diventano obbligatori. Anzi la lettera dice chiaramente che gli esuberi sono provocati dal «calo dei volumi di fatturato e dalla decrescita del portafoglio ordini», cioè il calo degli appalti e delle commesse da parte delle pubbliche amministrazioni che invece, l’Agenda Digitale lo dimostra, sono proprio le prime ad aver bisogno di aggiornare i propri sistemi informatici.
Il prospetto però menziona una dura verità: riporta i dati sull’andamento del mercato IT in Italia (Assinform/Assintel), mercato che dal segno meno del 2009 è passato a un timido +1,5% nel 2015. Numeri non certo confortanti, specie se si guarda al settore dei servizi informatici, cioè il core business dell’azienda italiana fondata nel 1979 e poi acquisita agli inizi del 2000 dalla multinazionale: -1,6% nel 2015.
Per i sindacati però l’andamento del mercato è una mera scusa e le responsabilità del rosso di bilancio della società italiana – che pure è riuscita a controllare le proprie perdite passando da un rosso di quasi 4 milioni di euro nel 2014 ad appena 118 mila euro di debiti l’anno successivo – ricadono su una precisa politica di disinvestimento nell’area dell’aggiornamento delle competenze dei dipendenti.
«Abbiamo i bilanci degli ultimi 4 anni della Sistemi Informativi, bilanci che parlano chiaro perché a fronte di milioni di euro spesi in consulenze esterne la società ha investito appena qualche migliaio di euro in formazione», denuncia Francesco Tranfaglia, delegato sindacale Filcams Cgil. Come dire: è vero che il mercato è ballerino però proprio perché il settore è uno dei più competitivi al mondo occorre investire moltissimo in formazione e aggiornamento del personale che, altrimenti, si ritrova con competenze inadeguate per far fronte alle esigenze dei clienti.
I bilanci di Sistemi Informativi confermano che il costo del personale – tenuto conto non solo degli stipendi ma di tutte le altre voci – sia quello che incide di più sulle spese dell’azienda (il 72% dei costi totali). I dati forniti dai sindacati però confermano che dal 2011 al 2015 a fronte di oltre 55 milioni di euro di consulenze esterne – e proprio nel settore in cui in teoria la società dovrebbe essere autonoma: la consulenza sistemistica – per la formazione e l’aggiornamento tecnico del personale ne vengono spesi circa 74 mila: immaginando che tutti i quasi 1000 dipendenti fossero chiamati ad aggiornarsi, avrebbero avuto a disposizione 74 euro a testa in 4 anni.
Le consulenze, per una azienda, sono investimenti importanti e necessari (avvocati, commercialisti, consulenti per progetti esterni) e certamente le scelte sono determinate anche dalle dure regole di mercato, ma le scarse risorse puntate sull’aggiornamento dei dipendenti diventano spesso spia del fatto che i servizi forniti da una società non possano essere gestiti dall’interno per scarsità di competenze specifiche.
«La verità – accusa Tranfaglia – è che l’azienda sta disinvestendo in Italia proprio sulle figure che lavorano a progetti che riguardano la P.A, mentre non si tagliano i costi per la consulenza esterna sistemistica. IBM sta fuggendo dall’Italia».
L’azienda, da parte sua, riporta che una delle cause che avrebbero fatto crollare il numero delle commesse sarebbe la tendenza delle pubbliche amministrazioni a indire gare per lotti singoli anziché per pacchetti completi di servizi: cosa che renderebbe anti-economico per una società investire anche solo nella partecipazione a un bando. Ma ancora i sindacati rispondono che si tratta solo di scuse, che proprio nel momento più difficile la risposta è investire, innovare, rilanciarsi inventando nuovi servizi, nuovi sistemi perché la domanda invece c’è.
Secca replica Sara Ornati, responsabile delle relazioni sindacali del personale per conto di Sistemi Informativi. «Abbiamo annunciato licenziamenti nell’area business services e staff perché serve una ristrutturazione – spiega – Il cambiamento è una costante nell’industria delle ICT e questi cambiamenti servono per soddisfare le nuove esigenze dei clienti». E rispetto alle accuse mosse dai sindacati sulla scarsità di investimenti nella formazione? «Non ho altro da aggiungere rispetto a quanto già detto che è poi la posizione ufficiale dell’azienda rispetto alla vicenda».
Il 27 giugno c’è stato il primo incontro tra sindacati e azienda e ora ci sarà una finestra di 45 giorni entro cui poter aprire un tavolo ufficiale di confronto. I sindacati annunciano di voler cercare in tutti i modi di scongiurare la rottamazione di chi è troppo desueto per lavorare in un mondo in cui l’avanzamento tecnologico non aspetta.