COMUNICATO DELL’ASSOCIAZIONE “SENZA LIMITI ONLUS”
Le sentenze si rispettano, ma si possono anche criticare.
La sentenza n. 5337/2015 del Consiglio di Stato ci ha dato torto, anche se, ad un’attenta lettura, non del tutto.
Abbiamo rivendicato l’applicazione delle norme esistenti, a partire dal Decreto Ministeriale n. 520/1998, prescriventi che in una struttura sociosanitaria devono operare, prevalentemente, le figure professionali sociosanitarie.
In ciò, siamo stati significativamente confortati da una lettera del Ministero della Salute (DG PROF 0057194-P-24/12/2013), da un pronunciamento del Difensore Civico Regionale (0005425EC 3.2.3/8 201200418), nonché dalla sentenza, espressa in primo grado di giudizio dal TAR per la Lombardia (n. 659/2015).
Ma, al di là dell’aver perso il ricorso, ci chiediamo: oggi, cosa cambia?
Forse, il CDD non è più una struttura sociosanitaria, finanziata per il 70% dalla sanità?
O forse, è da ritenersi una situazione corretta quella in cui, in un CDD, la gran parte degli educatori appartengano alla sfera sociale?
Probabilmente no, visto che il Consiglio di Stato, nella sua sentenza, ha significato che il bando di gara, da noi contestato, “…
Altresì, il collegio giudicante ha fatto rifluire “… nella sede di esame delle singole offerte per l’affidamento del servizio la verifica del prudente bilanciamento fra le due categorie professionali…”.
A questo punto, ci poniamo la seguente domanda: oggi, negli attuali CDD, gestiti dall’ Azienda Speciale Consortile “Insieme per il Sociale”, costituiscono un prudente bilanciamento i 30 operatori laureati in scienze dell’educazione, posti accanto ai 3 diplomati sociosanitari ?
Per quanto ci riguarda, osserveremo attentamente ciò che succederà in sede di offerta.
Del resto, è già immediatamente possibile che i familiari e gli amministratori di sostegno chiedano che il proprio congiunto o il proprio amministrato usufruisca di un operatore sociosanitario laureato o con diploma equipollente.
Inoltre, la nostra associazione, ha già aderito ad una petizione predisposta dagli operatori che sono interessati a compiere un percorso di riqualificazione professionale.
Ciò che intendiamo decisamente respingere è l’insipienza di chi ci ha accusato di voler medicalizzare o cronicizzare le persone utenti dei CDD.
Non è senza significato che noi abbiamo dedicato un convegno a spiegare che cosa sia la medicalizzazione.
Non da oggi, ma da quando esistiamo, abbiamo sempre affermato che, per una corretta prassi di riabilitazione nei CDD, sono indispensabili varie figure professionali di operatori, così come è altrettanto necessario che sia sviluppato il lavoro in equipe.
Continueremo a seguire questa vicenda, senza rinunciare a nessuna forma di intervento, compreso quello di adire agli organi giudiziari, ogni qualvolta lo riterremo opportuno.
Fulvio Aurora
Presidente Associazione Senza Limiti, onlus
Milano, 1 dicembre 2015