“Parliamo anche della violenza di certi piani di ristrutturazione”
Denis Jacq
vicepresidente del sindacato dei piloti di Air France – Spaf
Quella che è stata definita “violenza aggravata” dal Primo Ministro francese Valls, dal ministro dell’Economia Macron e dalla direzione di Air France è niente più che la collera dei lavoratori della compagnia aerea, immortalata nell’immagine dei due top manager (il direttore del personale e il presidente della compagnia Alexandre de Juniac) che scappano coi vestiti strappati durante un Comitato Centrale d’Impresa a Roissy, finito in anticipo a causa dell’irruzione di un gruppo di lavoratori esasperati.
I dirigenti di Air France stavano infatti presentando ai sindacati il “piano B” dell’azienda, dopo che è stato bocciato quello di “competitività” che comportava per il personale di volo di lavorare più ore con lo stesso salario. Per i piloti di lungo raggio ci sarebbe stato un aumento del lavoro del 18% (ovvero 690 ore in più all’anno) a parità di salario. Al rifiuto dei piloti, Air France è passata a un piano di tagli: -10% di attività a lungo raggio, la chiusura di 5 rotte e la soppressione di 35 collegamenti settimanali. Le riduzioni di posti di lavoro dovrebbero riguardare 300 piloti (i più colpiti saranno i più giovani, che volano sugli A320), 700 steward e 1900 impiegati a terra: ovvero 2900 esuberi tra il 2017 e il 2018, una parte attraverso dimissioni volontarie, ma una fetta anche con licenziamenti.
Ecco perché un migliaio di lavoratori intercategoriali – personale di terra e di volo – manifestavano davanti alla sede della compagnia aerea! Il piano B della direzione non è altro che la soppressione di 2.900 posti di lavoro, con il pretesto dell’ “intransigenza” del sindacato dei piloti per dividere il fronte dei lavoratori: insomma, la più classica delle ristrutturazioni capitalistiche.
Lo scontro con i piloti era iniziato già un anno fa, con uno sciopero ad oltranza di 14 giorni per protestare contro il potenziamento della filiale low cost Transavia per farne uno dei «leader del low cost paneuropeo», in concorrenza con Easyjet. Air France aveva proposto ai 4 mila piloti un contratto unico Air France e Transavia, in ribasso rispetto a quello della compagnia madre: non fu tanto lo stipendio a suscitare la reazione negativa dei piloti, quanto piuttosto i cambiamenti nelle condizioni di lavoro. L’accordo faticosamente trovato è stato solo una tregua, come dimostrato da quanto accaduto durante la presentazione del nuovo piano aziendale lo scorso 5 ottobre.
L’obiettivo di Air France resta, ovviamente, quello di sviluppare l’attività e aumentare i profitti, sopprimendo contemporaneamente centinaia di posti di lavoro, distruggendo gli accordi collettivi e aumentando i margini finanziari di una compagnia che fa profitti favolosi: in 2 anni ha realizzato un aumento del 20% di produttività, senza contare ingenti risparmi per il ribasso dei prezzi del petrolio, ma – come denuncia il sindacato Solidaires – mente in modo sfrontato sulle cifre dei risultati economici, lamentando da sei anni di chiudere i bilanci in rosso – e giustificando così i tre anni di blocco dei salari e il taglio di 5.500 posti dal 2010.
Riprendendo allora le parole di Denis Jacq, vicepresidente del sindacato dei piloti Air France denunciamo e ci opponiamo alla violenza dei piani di ristrutturazione, che condannano migliaia di lavoratori alla precarietà, alla miseria e alla disoccupazione.
Il braccio di ferro con i piloti aveva rotto il fronte sindacale nei giorni scorsi. Ma di fronte all’ennesima, sfacciata corsa ai profitti della compagnia si è fatto sentire chiaro e forte il rifiuto dei lavoratori, che ha in parte ricompattato questo fronte: un comunicato intersindacale unitario, scritto a seguito dei fatti del 5 ottobre lascia sperare nella possibilità di un’azione comune, corrispondente alla volontà dei lavoratori.