La lotta dei lavoratori esternalizzati di Telefonica-Movistar, la multinazionale spagnola delle telecomunicazioni, è stata una delle più significative lotte degli ultimi anni, e sembra non essersi sopita, nonostante l’avvio del tavolo di trattativa a fine giugno abbia portato ad una sospensione dello sciopero ad oltranza, durato 72 giorni a partire dal 7 aprile.
Più sotto proponiamo la traduzione di un testo apparso sul sito web dei lavoraori in lotta teleafonica.blogspot.com.es . Racconta le ragioni della Marea Blu, queste migliaia di tecnici installatori delle linee telefoniche ed internet che gestiscono di fatto il settore delle telecomunicazioni in Spagna.
Riteniamo importante pubblicare questo resoconto (scritto dopo un mese di sciopero) per dare voce alla resistenza dei lavoratori contro gli attacchi crescenti del sistema capitalistico alle loro condizioni di vita.
Non succede spesso che lavoratori si autorganizzino in una lotta così dura come può essere lo sciopero ad oltranza, ma dal resoconto del lavoratore si capisce a quale punto di esasperazione si era giunti. La precarizzazione del lavoro, la riduzione di stipendio, il supersfruttamento hanno reso insopportabile continuare così. La sensazione di non valere niente, di essere schiacciati e di perdere la dignità hanno fatto il resto.
Questa lotta è importante perché è altamente rappresentativa dell’attacco che subiscono i lavoratori da parte dell’apparato politico-economico, che deve alzare i livelli di produttività riducendo sempre di più il costo del lavoro. Il lavoratore è lasciato a se stesso, costretto a vivere da mercenario, basti pensare all’impostura dell’auto-impiego (del lavoro autonomo), che consiste nel fatto che i lavoratori devono persino pagarsi gli strumenti di lavoro, il loro equipaggiamento, spesso con contratti a zero ore. La figura del falso lavoratore autonomo è sempre più diffusa nel mondo capitalistico “sviluppato”. E’ quindi una lotta in cui si possono riconoscere milioni di lavoratori.
I commenti sui sindacati maggioritari, paragonabili ai nostri confederali, sono duri, ma rispecchiano l’involuzione che queste organizzazioni hanno avuto in tutti i paesi a capitalismo avanzato: sono stati inglobati nelle logiche del sistema politico-economico non promuovendo mai, e anzi ostacolando laddove si sviluppa, il protagonismo dei lavoratori che si autorganizzano. Ciò non toglie il fatto che una lotta per consolidarsi – e soprattutto per consolidare e rilanciare i risultati ottenuti – deve organizzarsi in una qualche forma sindacale. Sul blog dei lavoratori si legge infatti che in questi giorni si sta proprio parlando di trasformare il coordinamento della Marea Blu in un sindacato, ci auguriamo il più possibile strutturato attorno ai comitati di sciopero. Sarebbe interessante capire come mai i lavoratori sentano l’esigenza, nonostante i sindacati di base siano stati loro vicini e li abbiano supportati indicendo gli scioperi ad oltranza, di costituire un proprio nuovo sindacato. Quali limiti ha mostrato il sindacalismo di base?
In ogni caso, una maggiore organizzazione potrebbe anche essere in grado di fare leva su un altro punto di forza dei lavoratori (oltre alla tenacia e all’esasperazione): il fatto che Telefonica opera in 5 paesi e conta più di 100mila lavoratori, in un settore strategico imprescindibile per la vita di un paese e che i suoi lavoratori sono manodopera qualificata non immediatamente sostituibile.
Il tavolo di trattativa non sembra procedere per il meglio. Ci sono stati licenziamenti tra i lavoratori che hanno partecipato allo sciopero e anche tra sindacalisti. Gli autonomi che hanno scioperato vengono scaricati e ostacolati nel trovare un altro lavoro. Non sembra esserci una vera predisposizione a venire a patti da parte dell’azienda, anche perché il capitalismo in crisi non può fare a meno di aumentare il tasso di sfruttamento. I lavoratori scrivono di essere pronti a riprendere la lotta. Il Sial Cobas sarà solidale con loro, a cominciare dal tenervi informati su quello che accade.
CRONACA DI UNO STORICO SCIOPERO AD OLTRANZA
(dal blog dei lavoratori in lotta teleafonica.blogspot.com.es)
Una lotta che avrebbe dovuto esserci prima
Tutto è cominciato il 28 marzo a Madrid, quando un gruppo di lavoratori in sub-appalto, sub-sub-appalto e autonomi o “falsi autonomi”, che lavorano per la società Telefónica-Movistar hanno detto “basta” a un nuovo contratto e a condizioni di lavoro molto precarie e inumane e hanno deciso di convocare uno sciopero ad oltranza contro il mostro delle telecomunicazioni, quotato nell’IBEX 35 (un indice della borsa di Madrid che comprende le 35 società a maggiore capitalizzazione).
Quando comincia lo sciopero a Madrid, i segnali di allarme si avvertono nel resto del paese e succede che anche Barcellona comincia ad organizzarsi in coordinamento con Madrid sentendo l’esigenza di convocare uno sciopero ad oltranza a livello nazionale, cosa che è effettivamente successa a partire dal 7 aprile.
Il 7 aprile è dunque cominciata una lotta che avrebbe in realtà dovuto cominciare prima e che è di portata storica. Storica perchè non si è mai prodotto in questo settore uno sciopero di tali dimensioni, che ha colpito molte aziende.
Cominciava quindi uno sciopero sacrosanto, una lotta contro la precarietà del lavoro, l’abuso di potere del capitalismo, l’abuso di potere di pochi e la schiavitù di molti. La schiavitù di una classe lavoratrice che soffre per la riduzione dei salari, dei diritti, della sua libertà d’espressione. Questa lotta è conosciuta come la “rivolta delle scale” (la scala che permette di raggiungere le installazioni è lo strumento di lavoro emblematico di questi lavoratori) e porta alla nascita di un movimento chiamato la “Marea Blu” (di fronte alle politiche di austerità introdotte dal governo spagnolo e dalle istituzioni europee, i movimenti sociali si sono organizzati in base al colore per condurre grandi proteste di piazza: marea bianca per gli ospedali, marea verde l’educazione…)
La censura mediatica
Questo sciopero è stato ingiustamente ostacolato per due diverse ragioni: la prima e più importante è il silenzio dei grandi mezzi di comunicazione, che fin dall’inizio hanno fatto di tutto per nascondere e boicottare l’informazione sullo sciopero.
Sappiamo tutti che Telefónica-Movistar paga cifre enormi in pubblicità, sui canali televisivi, nelle radio e nei giornali, ma le informazioni sullo sciopero sono scarse. Comprendiamo che sia il più grande investitore in pubblicità del paese, il più grande cliente, ma, cari giornalisti, la disinformazione non è gionalismo!
Quello che appare inaccettabile è che nel XXI secolo, nell’era dell’informazione, delle telecomunicazioni, delle notizie di questo tipo vengano censurate perchè riguardano una multinazionale che investe in pubblicità nei nostri media. Ma, scusate la mia ignoranza, credo che sia il vostro mestiere spiegare e far conoscere quello che subiscono più di 15mila lavoratori precari, in condizione di schiavitù, in una situazione che porta molti di noi al baratro. Credo, signori giornalisti, che sia ora di smettere di nascondere la verità, che sia tempo di parlare di una realtà, la realtà di un’azienda che fa profitti stellari, che sfrutta i lavoratori che non riconosce neanche come suoi, perché li trasforma in schiavi per ottenere il massimo vantaggio.
Il ruolo della CCOO e dell’UGT (Comissiones obreras (CCOO) e Union general de Trabajadores (UGT), che sono i due grandi sindacati maggioritari spagnoli)
Il secondo motivo di ingiustizia, ma non il minore, è che i grandi sindacati ci hanno messo il bastone tra le ruote, al fine di limitare questa Marea Blu e di impedire il raggiungimento dei nostri obiettivi.
Se i due grandi sindacati CCOO et UGT non lavorano per la difesa dei lavoratori e si danno da fare per tenerli a bada in modo che non realizzino le loro rivendicazioni e il padrone continui ad agire facendo i suoi comodi, allora, signore e signori, qui abbiamo un altro grande problema, in questo sistema capitalistico che distrugge tutto ciò che gli si para davanti.
E’ difficile capire come abbiano potuto, di fronte a degli scioperi ad oltranza indetti da sindacati minoritari come AST, CGT e COBAS (Alternativa sindical de trabajadores, Confederacion General del Trabajo, Comissiones de Base), arrivare all’ultimo momento, senza nemmeno domandarci: che succede? Cosa chiedete? Perchè siete in questa situazione? e mettersi alla testa di un conflitto senza aver preso contatti, indire scioperi di due giorni per tre settimane, completamente avulsi dalle richieste di coloro che soffrono sulla propria pelle questa situazione di precarietà.
Domandiamo loro, se vogliono fare veramente qualcosa per noi, di smettere di annacquare la lotta, di indire uno sciopero ad oltranza e di lasciarci entrare al tavolo negoziale che attualmente non conta un solo lavoratore del settore, per spiegare lì la nostra situazione e cosa chiedono i lavoratori in sciopero.
Gli scioperi convocati dalla CCOO e dalla UGT vedevano la partecipazione di appena il 10% dei lavoratori interessati, mentre gli scioperi ad oltranza sono stati fatti dal 60-70% del personale.
Aprite gli occhi una volta per tutte e aiutate i lavoratori. Il prossimo sciopero, invece di 6 giorni, dovrà essere davvero ad oltranza, non ritardate il processo, non dilatate il conflitto, non soffocate la lotta; non si può essere più chiari di così. Basta con questo aiuto dato ai padroni e a quelli che non rispettano nemmeno la legge, basta con questo aiuto a chi ci maltratta, basta con questo aiuto a chi distrugge il lavoro dignitoso e precarizza interi settori, basta per piacere, basta, mostriamo della dignità, della morale, dei principi.
Cos’è la Marea Blu? Perchè lottiamo? Come si è arrivati a questa situazione? Come lottiamo? Quali sono i nostri appoggi? Cosa domandiamo?
La Marea Blu sono i lavoratori e le lavoratrici di Telefonica-Movistar che lavorano per gli appalti diretti, per gli appalti degli appalti e come lavoratori autonomi, ma che sono in realtà dei falsi autonomi, che ricevono delle commesse ogni giorno come se facessero parte del personale, ma che si forniscono a loro spese di abbigliamento, automobile, carburante, strumenti di lavoro etc…
Lottiamo perché siamo arrivati ad una situazione di precarietà, di schiavitù, di perdita dei nostri diritti, con orari di lavoro di 10-12 ore dal lunedì alla domenica per un salario che in molti casi non supera i 600-800 euro lordi al mese.
Ci sarà qualcuno che leggendo queste cose penserà che esagero, ma questa è la pura realtà di quello che viviamo e dove ci ha spinto questa crisi che patiamo dal 2007, ma che non colpisce il nostro settore perché le telecomunicazioni oggi sono indispensabili per molti di noi e per tutte le aziende che ci circondano. Siamo tutti connessi e abbiamo tutti bisogno di comunicare. Di conseguenza, smettete di ridurci in schiavitù per aumentare i vostri profitti e regolarizzate questo settore, come si sarebbe dovuto fare già da anni, per evitare di arrivare a questa situazione.
Lo ripeto, questo settore non è mai stato in crisi e per questo non capiamo perché i contratti si negozino sempre al ribasso.
Siamo arrivati a questa situazione dopo la privatizzazione di Telefonica nel 1996. Telefónica-Movistar aveva un effettivo di 72mila lavoratori, di cui oggi ne rimangono circa 22mila; fate i conti e vedete il numero di posti di lavoro che sono stati distrutti per essere rimpiazzati da altri molto più precari e da schiavi. Con la privatizzazione cominciano ad essere messi in atto dei pensionamenti e pre-pensionamenti travestiti da “piani sociali” nei confronti del personale impiegato direttamente da Telefonica e con più di 50 anni. Questi pre-pensionamenti li abbiamo tutti pagati noi e i sindacati li hanno accettati, contribuendo così a distruggere i posti di lavoro. Telefonica ha deciso di non voler più assumere direttamente ed è qui che entriamo in scena noi, sub appalti e sub-appalti dei sub-appalti. Si stabilisce un nuovo livello nella catena della precarietà, che non sarà nemmeno l’ultimo. Telefónica-Movistar ha un proprio contratto collettivo aziendale e questo nuovo livello creato da nove o dieci imprese come Comfica, Itete, Elecnor, Cotronic, Abentel, Cobra, Montelnor, Liteyca, Teleco è stato integrato nel contratto collettivo dei metalmeccanici, che non c’entra col nostro settore e non se ne occupa nemmeno.
Come funziona la relazione tra Telefónica-Movistar e queste imprese? E’ molto facile da spiegare. Esiste tra loro un contratto commerciale chiamato “contratto capestro” (contratto cappio), e che viene rinnovato al ribasso ogni tre o quattro anni. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’ultimo contratto che è entrato in vigore il 1° maggio 2015. Vi darò un esempio per capire a che punto era arrivata la nostra situazione. Nel nostro settore, Telefónica-Movistar ha inventato un sistema di misura del rendimento che funziona per punti e associa un punto a un’ora di lavoro. Ogni operazione che eseguiamo ha un cronoprogramma distinto, che è stato modificato ad ogni nuovo contratto, ad arbitrio di Telefónica, senza misurare i tempi di produzione. L’esempio, o meglio, gli esempi che vi vado a dare riflettono l’abuso di potere da parte della multinazionale e la sottomissione delle aziende in sub-appalto.
Perché ci si faccia un’idea, i cronoprogrammi del 2006 prevedevano che l’installazione di una linea di un operatore come Jazztel, ONO, Orange, Vodafone… valeva 4,07 punti, essendo necessario farne almeno tre per essere redditizzi, secondo la nostra azienda.
Oggi, col nuovo contratto, il cronoprogramma dice che la stessa installazione vale 0,47 punti, obbligandoci a fare 21 installazioni per ottenere la stessa redditività del 2006.
In nove anni ci hanno aumentato del 700% la produzione, condizioni impossibili da soddisfare per la mancanza oggettiva di tempo. Ci sono poi tutta una serie di lavori il cui valore è calcolato pari a zero, il che significa che li realizziamo gratuitamente.
Di fronte a questi “contratti capestro”, le nostre aziende hanno deciso di riprodurre quello che Telefónica-Movistar aveva fatto con loro e nel 2012 viene creato un nuovo livello, ancora più precario e schiavistico del precedente. Molte di queste imprese non sono dentro il contratto dei metalmeccanici, ma in altri che riflettono ancora meno la realtà di questo settore. In questi sub-appalti dei sub-appalti c’è una maggioranza di imprese che non rispettano le regole sulla sicurezza, i tempi di lavoro e non impiegano i loro lavoratori per quaranta ore settimanali come prevede la legge, che propongono contratti di due ore per lavorarne in verità 10 o 12, pagati in nero, facendo così perdere allo stato dei contributi legittimi, somme incalcolabili, ma che vi assicuro ammontano a milioni di euro.
Tuttavia, osando ancora di più, queste aziende in sub-appalto dei sub-appalti hanno deciso di creare un livello ancora più precario e schiavistico.
E’ chiamato:
- “imprenditori” (in italiano “liberi professionisti”) da molti uomini politici
- “lavoratori autonomi” (in italiamo “partite iva”)
- “falsi autonomi”, cosa che corrisponde alla verità
La sostituzione di personale stabile con dei falsi autonomi (“false partite iva”)
Che cos’è un “falso autonomo”? E’ un lavoratore che, nella maggioranza dei casi faceva parte del personale in sub-appalto e che è stato messo alla porta con la fine del contratto con il committente, perché non c’era più lavoro e al quale è stato proposta l’idea geniale di ricevere subito i suoi sussidi di disoccupazione più un piccolo indennizzo, di comprarsi i propri strumenti di lavoro e di continuare a lavorare per suo conto, ma di fatto sottomesso come il resto del personale, senza vacanze, senza maggiorazioni e senza congedi di malattia, che vuol dire a costo zero per l’azienda e con grande profitto del datore di lavoro. L’accordo perfetto, mano d’opera a costo zero, che si deve arrangiare ad inventarsi di come sopravvivere.
Da un altro lato, volendo vedere quello che di positivo è accaduto con questo sciopero, devo dire che per quanto mi riguarda sono rimasto sbalordito di fronte al poderoso sostegno ricevuto da parte dei movimenti sociali, delle università…Non avevo mai sentito tanto appoggio e solidarietà disinteressata, non posso raccontare tutto quello che mi hanno insegnato questi giorni di sciopero e tutti i discorsi e i ragionamenti che ho potuto ascoltare nei vari collettivi che hanno fatto in modo che la “rivoluzione delle scale” non fosse solamente una lotta della Marea Blu, ma una lotta di tutti e di tutte.
Le persone hanno riempito le casse di solidarietà, hanno organizzato pasti popolari e concerti donando gli incassi, ci sono state collette da parte di comitati aziendali etc…Desidero ringraziare vivamente tutti questi collettivi e dire loro che siamo rimasti senza parole e che senza di voi non avremmo potuto resistere così tanti giorni di lotta.
Dall’altro lato, dico alla Marea Blu che non siamo soli e che la forza per andare avanti ogni giorno ce la danno questi collettivi di sostegno. Non gettate la spugna, non abbiamo niete da perdere, abbiamo perduto tutte le nostre condizioni di lavoro, tutti i nostri diritti, abbiamo perduto la paura, non dobbiamo perdere la dignità, né la possibilità di vivere una vita migliore.
Prima di concludere dicendo quali sono le nostre rivendicazioni, vorrei dire a Telefónica-Movistar che, sì, questa lotta la riguarda e che ci riconosca come suoi lavoratori. Alle aziende che hanno un contratto in sub-appalto con Telefónica-Movistar, che sono le sue marionette, che facciano pressione per portarla al tavolo dei negoziati, perché altrimenti non arriveremo mai ad un accordo. Ai grandi sindacati CCOO e UGT, che ci facciano il favore di non immischiarsi nel conflitto a meno di non volerci aiutare realmente, accettando la nostra lista di rivendicazioni. Rivolgo un ringraziamento ai sindacati minoritari (alternativi) per aver messo a nostra disposizione tutti i loro mezzi; alle associazioni per aver fatto della nostra battaglia la loro ed averci fatto sentire il loro sostegno. Alla classe politica dico che le leggi che approvano portano benefici a pochi e rovinano molti: dovete smettere di ignorare quanto chiede la popolazione e finirla col favorire gli amici che piazzate nelle multinazionali.
Una cosa è molto chiara: se volete aiutare la classe operaia, fatelo, ma non utilizzateci per fare campagna elettorale per le elezioni che stanno per arrivare, perchè l’aiuto è necessario ora, ma lo sarà anche in futuro, per ribaltare questa situazione che non colpisce solo la Marea Blu, ma numerose altre realtà che sono ancora silenziose, ma che a breve si renderanno conto che devono scendere in piazza per difendere i loro diritti.
Questa crisi non dobbiamo pagarla noi. A tutti i miei compagni, dico che questa lotta noi la VINCEREMO. Non si può tornare indietro, non abbiamo paura, sono loro che hanno paura, perchè noi controlliamo il settore comunicazione degli stati.
Per finire, vorrei dare un consiglio a tutti i dipendenti diretti delle aziende in appalto, di cui faccio parte. Per tutti quelli che dicono che si accontentano di quello che hanno e che questo sciopero non li riguarda, dico che nelle nostre fila la manodopera diminuisce ogni giorno e che toccherà anche a te venire licenziato perchè ti verrà detto che non apporti più il rendimento sperato, ossia che sarai troppo costoso per la tua azienda, rispetto a un lavoratore autonomo.
Cosa ti resterà da fare dopo, compagno? Unirti alle fila dei lavoratori in sub-sub-appalto, versando i contributi per due sole ore dichiarate di lavoro e quando prenderai la pensione ti ricorderai di quello che ti dicevo. Oppure diventerai un falso autonomo, reso schiavo tutto il giorno per qualche euro e anche in quel caso ti verranno in mente queste parole che scrivo. Una volta arrivato a quel punto tu dirai agli altri falsi autonomi: “hei ragazzi, ci fermiamo?”. E ti rispondo al posto loro: “noi abbiamo già provato una volta e non ha funzionato”.
A tutti gli altri compagni, vorrei dire di non gettare la spugna. Finché il settore delle telecomunicazioni non avrà da offrire del lavoro dignitoso noi non riprenderemo a lavorare, voglio vedere dove trovano dall’oggi al domani 15mila persone che sanno installare e riparare delle linee telefoniche e di fibra ottica.
Così, compagni, uscite dall’angolo in cui vi siete messi e lottate perchè il vostro lavoro sia dignitoso. Quanto a noi, quando questa lotta si concluderà potremo almeno andare a testa alta, mentre i crumiri, che sono arrivati a lavorare di nascosto, non avranno il coraggio di guardarci negli occhi. A loro dico di fare attenzione, perchè alcune aziende stanno licenziando persone che non hanno partecipato allo sciopero e quindi può darsi che il prossimo sia tu.
Quali sono le nostre rivendicazioni?
DICHIARAZIONE DEL COORDINAMENTO NAZIONALE DELLE ASSEMBLEE IN SCIOPERO AD OLTRANZA
Fanno parte del settore:
- Telefónica
- le imprese in sub-appalto e il loro personale
- le imprese in sub-appalto a quelle in sub-appalto e il loro personale
- gli autonomi che lavorano per le precedenti
1) Denuncia dell’ultimo accordo di Telefónica. Esigiamo la settimana di lavoro a 40 ore come previsto dalla legge e salari decenti. Cronoprogramma dei diversi compiti del tecnico redatto da un organismo indipendente.
2) Fuoriuscita dal contratto dei metalmeccanici, che non rappresenta che parzialmente il settore e creazione di un ambito di negoziazione specifico per le telecomunicazioni.
3) Reintegro dei lavoratori in sub-appalto, in sub-sub-appalto e autonomi nelle fila del personale di Telefónica.
4) Questa reintegra deve intendersi “a tempo indeterminato”, senza licenziamenti di chi ha scioperato
5) Limiti al lavoro nei week-end o di notte, ad eccezione dei guasti e delle urgenze, con rotazione del personale, con non più di una reperibilità al mese
6) Rafforzamento dei dispositivi per la sicurezza sul lavoro a carico delle aziende